24/05/2012
"On the road", del brasiliano Walter Salles, tratto dal capolavoro letterario di Jack Kerouac.
È indubbio, però, che chi voleva mirare più in alto abbia scelto di puntare sull'adattamento di romanzi potenti ed evocativi. Più di tutti lo ha fatto il brasiliano Walter Salles che ha osato portare sullo schermo On the road, la bibbia della beat generation pubblicata nel 1957 da Jack Kerouac. Un'impresa tentata più volte in passato come produttore da Francis Ford Coppola, che aveva comprato i diritti del libro (gli disse di no perfino Godard) e realizzata dopo quarant'anni da suo figlio Roman. Con esiti controversi: immagini splendide da un capo all'altro degli Stati Uniti ma freddezza di contenuti, con la ribellione ai conformismi sociali dei protagonisti che non riesce a creare empatia nello spettatore (magari anche per colpa della carineria dei protagonisti Garrett Hedlund, Sam Riley nonché la Kristen Stewart reduce dal successo planetario di Twilight).
Ancora più fallimentare il bilancio dello statunitense Lee Daniels (forse sopravvalutato dopo i due Oscar vinti nel 2010 per Precious, storia estrema di una ragazza nera obesa e analfabeta). Il suo Paperboy, ispirato all'omonimo romanzo di successo di Pete Dexter, non risparmia nulla allo spettatore assommando nella stessa storia pregiudizi razziali, maschilismo, sani per quanto laceranti impulsi adolescenziali e perversioni adulte. Tutto sullo sfondo di una vera vicenda giudiziaria del 1969: due cronisti che sprofondano nelle paludi della Florida, cercando di provare l'innocenza di un condannato alla sedia elettrica sotto l'incalzare, seducente, di una donna che usa il sesso come strumento di persuasione. Lei è Nicole Kidman. Gli altri sono Zac Efron, Matthew McConaughey e John Cusack.
Ma i bei film non nascono con l'addizione degli ingredienti, bensì quando fanno scattare la moltiplicazione delle emozioni. Insomma, tanto clamore per nulla.
Più riuscita, invece, l'operazione messa in piedi dal canadese David Cronenberg, capace di materializzare sullo schermo la surreale discesa agli inferi del giovane finanziere d'assalto protagonista di Cosmopolis, libro denuncia delle bolle speculative di Wall Street e dell'aridità del capitalismo scritto da Don DeLillo dieci anni prima che la crisi esplodesse. Ci volevano spirito visionario e perizia tecnica per raccontare il marciume della finanza dall'interno di una limousine bianca che tenta faticosamente di attraversare Manhattan. E soprattutto un interprete duttile ed estremo, come si è rivelato essere la neo star Robert Pattinson (anch'egli reduce dai trionfi di Twilight ma capace, lui sì, di mostrare innegabili doti di attore dal sicuro futuro).
Maurizio Turrioni