A Cannes va di moda il classico

Al Festival tornano, dai gangster agli adolescenti ribelli, i grandi filoni della storia del cinema. I film che vedremo nei prossimi mesi.

La vecchiaia va al cinema

24/05/2012
Una scena di "Like someone in love", del regista iraniano Abbas Kiarostami.
Una scena di "Like someone in love", del regista iraniano Abbas Kiarostami.

Oltre al coté letterario, l'altro ingrediente forte di questa 65° edizione è senz'altro la vecchiaia. Un po' perché una bella fetta del pubblico delle sale cinematografiche, specialmente dentro la settimana, è fatta da over 60. Un po' perché molti grandi registi sono anch'essi ormai entrati della terza età. Soprattutto, forse, perché i problemi e i sentimenti di chi oggi è avanti con gli anni, ma sente ancora forte dentro di sé l'anelito alla vita, sono i temi che uniscono trasversalmente francesi e italiani, spagnoli e tedeschi, danesi e austriaci. Tutte quelle popolazioni europee cioè che, grazie al benessere e alle conquiste sociali, hanno oggi un'aspettativa di vita sempre più lunga. Ma a che scopo vivere di più se si è ignorati, bistrattati o non amati?

Paradossalmente, colui che al di là delle buone intenzioni è riuscito meno a raccontare tutto ciò sullo schermo è Alain Resnais, il cineasta più anziano sulla Croisette con i suoi imminenti novant'anni. Utilizzando gli attori della sua solita compagnia di giro (Michel Piccoli, Sabine Azéma, Lambert Wilson, Anne Duperey) più un'altra ventina di bravi interpreti francesi, chiamati a impersonare sé stessi, l'ex vate della Nouvelle Vague mescola in maniera elegante e spiritosa la loro vera vita passata con le prove dei ruoli per Orfeo ed Euridice, celebre dramma di Anouilh. Ai più questo suo Vous n'avez encore rien vu è parso un'accozzaglia di personaggi con poco senso. Senso, invece, che viene a galla se si guarda il film con l'occhio affettuoso e spiritoso di colui che dà a modo suo l'addio al cinema.

Se nella pellicola di Resnais la vecchiaia resta sottesa nella chiave di lettura, entra invece esplicitamente in gioco in Like someone in love, del maestro iraniano Abbas Kiarostami (quello di Sotto gli ulivi e de Il sapore della ciliegia, Palma d'oro proprio qui a Cannes quindici anni fa). Ciò che ha spiazzato gli addetti ai lavori è stata, forse, la scelta di abbandonare il racconto del suo Iran, tanto temuto all'estero quanto poco conosciuto nella sua cultura popolare millenaria, per narrare invece una storia di senilità in Giappone, tanto piccola quanto universale.

Se infatti la protagonista è la giovane Akiko, studentessa di sociologia a Tokio che di notte fa la escort, il motore della storia è l'ottuagenario cliente (lo splendido Tadashi Okuno, attore sconosciuto da noi) il quale, piuttosto che il suo corpo, vorrebbe la sua compagnia e un po' di verità. La faccenda finirà male per colpa del maschilismo di chi ha ben altre mire sulla giovane Akiko. Resta però la sensazione di delicatezza e di vitalità sprigionata dal vecchio personaggio.

Maurizio Turrioni
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