A Cannes va di moda il classico

Al Festival tornano, dai gangster agli adolescenti ribelli, i grandi filoni della storia del cinema. I film che vedremo nei prossimi mesi.

Una trentina di pellicole: quante troveranno indulgenza al botteghino?

24/05/2012
"Killing them softly", dell'australiano Andrew Dominik, con Brad Pitt nei panni del killer.
"Killing them softly", dell'australiano Andrew Dominik, con Brad Pitt nei panni del killer.

In quel gustoso minestrone di film che è la selezione ufficiale messa in tavola sulla Croisette dal 65° Festival di Cannes, non è difficile individuare un paio di ingredienti che con il loro sapore caratterizzano l'annata. Della trentina di pellicole in cartellone, siano esse in gara che fuori concorso, non poche faticheranno a lasciare traccia di sé per quell'eccesso di lunghezza e, a volte, di verbosità che i festivalieri magari riescono a sopportare (in omaggio alla perizia tecnica del regista o del direttore della fotografia) ma che al botteghino non trovano indulgenza. Ed è evidente come i titoli comunque riusciti siano quelli che hanno saputo rileggere in chiave contemporanea certi filoni cinematografici classici.

Si sono rivisti gangster spietati regolare a pistolettate i loro conti per il colpo a una bisca clandestina, sullo sfondo però dell'ultima campagna elettorale Usa, mentre Obama e McCain raccontavano in Tv un'America lontana da certe realtà (Killing them softly dell'australiano Andrew Dominik con un irresistibile Brad Pitt nei panni del killer). Si è rivisto il puritanesimo della brava gente anni '60 del New England, con tanto di scout e guardacoste, alle prese con le ribellioni adolescenziali (Moonrise Kingdom di Wes Anderson).

Non sono mancati i distillatori clandestini e i trafficanti di alcol ai tempi di Al Capone e del Proibizionismo (i fratelli Bondurant in Lawless di John Hillcoat, ancora un australiano innamorato degli States). Di violenza sui minori, almeno presunta, e di caccia alle streghe parla La chasse del danese Thomas Vinterberg (il talentuoso regista di Festen). E il grande ribelle Ken Loach ha dato l'ennesimo saggio di bravura e di leggerezza, nel raccontare la working class e lo sbandamento dei giovani inglesi di fronte alla crisi, con The angels' share (commedia superalcolica, interpretata da quasi esordienti, che ha regalato finalmente sorrisi a critici e spettatori).

Maurizio Turrioni
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