03/11/2011
Giampiero ha 28 anni, un diploma tecnico e un corso di specializzazione nel settore petrolifero. Da cinque anni lavora per l’Eni come supervisore degli impianti all’estero della compagnia. Ha un contratto a tempo indeterminato, guadagna molto bene ma ha deciso che il futuro della sua vita sarà tra fiches, roulette e carte da gioco. «Ho chiesto sei mesi di aspettativa dal lavoro per frequentare il corso», spiega, «poi mi licenzierò definitivamente. Il fattore economico non c’entra nulla con questa scelta, nel mio vecchio mestiere non avevo relazioni sociali e non entravo in contatto con le persone. Fare il croupier, invece, ti permette di creare dei rapporti interpersonali. È qualcosa che mi gratifica molto».
A spingerlo su questa nuova strada è stata dunque la passione e il desiderio di voltare pagina. «Ho visto che prima di essere ammessi a frequentare la scuola c’è una selezione molto rigorosa e ti viene spiegato subito a quali sacrifici vai incontro», afferma, «e poi non dimentichiamo che anche in questo mestiere c’è da fare la gavetta: ci sono tre livelli di croupier, io partirò da quello base e poi si vedrà. Speriamo bene».
Sulla motivazione che spinge molti giovani a diventare dealer Giampiero dice: «Lo fanno per scappare all’estero e lasciare l’Italia. Io da questo Paese sono andato via già cinque anni fa per l’Eni, adesso ho la possibilità di farlo di nuovo ma facendo finalmente un lavoro che mi piace».
Antonio Sanfrancesco