Cosa non si fa per una bionda...

La birra italiana è sempre più diffusa e amata nel mondo. E mentre noti marchi nostrani vengono acquistati dagli stranieri, nel nostro Paese aumentano i microbirrifici.

E a Borgorose viene prodotta col farro

26/06/2010
Ernest Arthur "Graham" MacKay, amministratore delegato di Sab Miller.
Ernest Arthur "Graham" MacKay, amministratore delegato di Sab Miller.

Diceva Frank Zappa che "un Paese è veramente tale quando ha una compagnia aerea e una birra", ma allo stesso tempo "ti senti meglio se c'è una squadra di calcio o qualche arma nucleare, anche se alla fine è di una birra che hai più bisogno". Ironia della sorte per l'Italia buttata fuori dal mondiale: proprio sudafricana è la Sab Miller, che ha acquistato anni fa lo storico marchio italiano Peroni. Nata nel 1846 a Vigevano (non lontano da Biella, dove viene prodotta la Menabrea, una delle migliori birre italiane), la Peroni è stata fornitrice di Casa Savoia e successivamente birra storicamente legata a Roma e all'Italia.

Proprio in un momento in cui la birra acquista popolarità anche nel nostro Paese, e i nostri marchi storici hanno successo all'estero, questi vengono acquisiti da gruppi stranieri. La multinazionale Heineken, ad esempio, possiede tra le altre la birra sarda Ichnusa. Con la Francia l'Italia è agli ultimi posti in Europa per consumo di birra, eppure siamo passati dai 3,5 litri pro capite l'anno degli Anni Venti agli oltre 30 litri di oggi.

Birra non fa più rima solo con pizza e inizia ad affermarsi anche in abbinamento ad altri piatti. Merito anche dei microbirrifici che stanno diffondendo la cultura di questa bevanda, proponendola fresca, artigianale e in un'infinità di varianti e aromi. A Borgorose, un paese al confine tra Lazio e Abruzzo, è nata 5 anni fa la "Birra del Borgo". Tra le punte d'eccellenza la “Duchessa” prodotta con il farro tradizionalmente coltivato nel parco regionale dei Monti della Duchessa, dove si trova il birrificio. O ancora la “Genziana”, aromatizzata con radici di genziana al termine della bollitura. "Usiamo tutti prodotti locali e lieviti selezionati rigorosamente non Ogm", spiega Alfredo. "Ormai nei ristoranti esiste la carta delle birre e non si parla più di enogastronomia, ma di gastronomia. Ci siamo presi una bella rivincita sul vino". La "Birra del Borgo", nata dalla passione di Leonardo che iniziò a fare la birra in casa come gioco durante gli studi universitari di biochimica, è ora una realtà in continua crescita. "Produciamo 20 tipologie diverse di birra", aggiunge Alfredo, "ci siamo appena spostati in uno stabilimento più grande ma non basta per stare dietro alle richieste".

a cura di Gabriele Salari
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