26/06/2010
La produzione della birra Baladin a Piozzo (Cuneo).
Rappresentano appena l'1% dei consumi in Italia, ma i microbirrifici italiani sono la vera novità che ha scosso il mondo della birra. Un nome per tutti, Baladin. Questo birrificio di Piozzo, in provincia di Cuneo, si prepara ad aprire ad agosto un pub a New York, proprio di fronte al Flatiron, il grattacielo di Manhattan, all'incrocio tra la Quinta Strada e Broadway. Non è un posto casuale perché qualche piano sotto aprirà “Eataly”, il supermercato di prodotti enogastronomici fondato a Torino da Oscar Farinetti. E Baladin pensa sempre in grande e vuole ad esempio chiudere la filiera, iniziando a coltivare il luppolo nel cuneese (l'orzo si coltiva già attorno a Piozzo).
Grazie alla Regione Piemonte e all'Istituto agrario ci sta riuscendo. Fare birra significa spesso anche rilanciare le produzioni agricole del territorio. Lo sanno, ad esempio, a Granaglione, antico insediamento celtico dell'Appennino bolognese. La bevanda tipica dei celti era la birra, chiamata in gaelico "cervogia" e da cui derivano la cerveza spagnola e la cerveja portoghese. Nel 2004 si è tornati a produrre birra. Oltre alle castagne, a seconda della ricetta, sono stati introdotti altri ingredienti con lo scopo di rendere la bevanda il risultato della lavorazione di materie prime autoctone. Il ginepro che caratterizza i monti che circondano Granaglione e l'antica varietà di frumento usata per produrre "la birra di castagne". Significativo anche il nome scelto per la birra, "Beltaine". Si chiamava così la grande "Festa di Primavera" dei Celti e il simbolo della rinascita della natura era indentificato nel Nodo dell'Amante riportato sull'etichetta.
a cura di Gabriele Salari