21/06/2012
Nelle lunghe trasvolate, è importante spezzare la prolungata immobilità perché diversamente, come sottolinea il dottor Maurizio Biraghi, «potrebbero insorgere problemi di circolazione negli arti inferiori, specie nelle persone che soffrono di varici: il sintomo più evidente è l’impressione che le scarpe diventino strette, mentre in realtà sono i piedi e le caviglie a gonfiarsi a causa della stasi venosa».
Si aggira l’ostacolo passeggiando lungo i corridoi quando è permesso farlo e senza intralciare il personale di volo. Ma anche restando seduti ci si può sgranchire con una mini-ginnastica da poltrona. Ecco gli esercizi: flettere la testa avanti e indietro una decina di volte; ruotare il capo 5 volte a destra e 5 a sinistra; ruotare i polsi 10 volte a destra e 10 a sinistra; agitare le mani per una decina di secondi, come per mimare le ali degli uccelli; sollevare e abbassare 10 volte le spalle; ruotare sempre le spalle 5 volte avanti e 5 indietro; ruotare le caviglie 10 volte a destra e 10 a sinistra; flettere i piedi 5 volte avanti e 5 indietro; allargare e stringere le dita dei piedi.
Una fastidiosa conseguenza dei lunghi viaggi aerei è il
jet lag, cioè la difficoltà di adattamento dell’organismo ai cambiamenti di orario che si verificano quando ci si sposta velocemente da un punto all’altro del globo. Si manifesta con riduzione della concentrazione, svogliatezza, sonnolenza nelle ore diurne e insonnia in quelle notturne, a volte nausea e stitichezza. «I disturbi da jet lag», tranquillizza il medico, «si risolvono in pochi giorni, pertanto non ci sono grandi accorgimenti da adottare. Può essere utile,
all’arrivo, restare svegli almeno finché fa buio se si è viaggiato verso Ovest, andare a nanna quando cala la notte se si è volato verso Est. Al ritorno, se possibile, riposarsi un paio di giorni». Per recuperare la normalità, può giovare un’
integrazione di melatonina. Per il dosaggio, è comunque consigliabile rivolgersi al medico di fiducia.
a cura di Maurizio Bianchi e Giusi Galimberti