Ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna e del gruppo di ricerca del professor Aldo Pinchera dell’Università di Pisa, hanno pubblicato sulla rivista Scientific Reports,
del prestigioso gruppo editoriale Nature.com, la scoperta del
meccanismo attraverso il quale è possibile far accumulare una maggior
quantità di iodio alle piante.
La carenza di iodio costituisce una delle più importanti componenti
di malnutrizione a livello mondiale. “Lo iodio è un componente
essenziale degli ormoni tiroidei tiroxina e triodotironina, che regolano
la crescita, lo sviluppo del sistema nervoso centrale ed il metabolismo
basale” dice il professor Pinchera “La carenza di iodio ha diversi
effetti negativi sulla crescita e lo sviluppo negli animali e nell'uomo.
Questi sono definiti disordini da carenza iodica (IDDs) e sono una
delle più importanti e comuni malattie umane”.
La perdita dello iodio delle piante viene evitata eliminando il
gene responsabile della sua remissione nell’atmosfera in forma gassosa.
Oltre al pesce che contiene iodio in grande quantità e le
patate già disponibili da alcuni anni, a breve sulle nostre tavole ci
saranno pomodori, carote ed insalate arricchite naturalmente di iodio.
La formazione del gozzo e dei noduli tiroidei sono la più comune conseguenza della carenza iodica nell’adulto.
Lo iodio è abbondante nel pesce e nelle alghe, ma queste ultime non fanno parte della dieta dei paesi occidentali.
Lo iodio in frutta e verdura è presente in quantità veramente basse. Le piante assorbono iodio ma, come hanno dimostrato i ricercatori pisani, lo riemettono nell’atmosfera in forma gassosa.
Si tratta di una forma metilata dello iodio, dannosa per lo strato
dell’ozono: i ricercatori sono riusciti ad aumentare il contenuto di
iodio nelle piante eliminando la funzione di un gene responsabile della
metilazione dello iodio. Non si tratta di un OGM, ma di una pianta che
ha perso la funzione di un gene, in questo caso responsabile della
rimozione dello iodio dai tessuti vegetali.
“Abbiamo dimostrato” - prosegue il professor Pinchera - “come il
problema della bassa quantità di iodio nei vegetali non derivi dalla
loro incapacità di assorbirlo, ma piuttosto di trattenerlo nei tessuti
vegetali”. I risultati di questa ricerca aprono nuove prospettive per la
iodoprofilassi: nei laboratori pisani sono già allo studio pomodori
che accumulano quantità di iodio sufficienti ad apportare l’intera dose
giornaliera di iodio in un singolo pomodoro.
Un ulteriore studio dell’Università di Pisa condotto da Ricercatori
Endocrinologi, Agrari e Veterinari, ha dimostrato che, arricchendo il
terreno e i concimi con iodio, si possono ottenere vegetali e ortaggi che nascono con quantità di questo elemento naturalmente superiori al normale.
E’ il caso proprio del pomodoro arricchito, ma anche insalata e
carote, che arriveranno a breve sulle nostre tavole forse, in aggiunta
alle patate iodate, già disponibili da qualche tempo nel nostro Paese.
Il mezzo più semplice ed economico per incrementare l’apporto di
iodio giornaliero consiste nell’uso di sale arricchito con iodio
nell’alimentazione quotidiana. Il sale arricchito contiene 30
milligrammi di iodio per chilo, mentre il sale marino ne è privo. L’uso del sale iodato si è dimostrato un metodo efficace per la prevenzione dei disturbi alla tiroide
in tutti i paesi in cui è stato adottato e ricordiamo che in Italia è
in vigore dal 2005 una legge che ne prevede e raccomanda la vendita di
sale arricchito con iodio.
Oltre al sale, è possibile oggi trovare nei supermercati alcuni alimenti “arricchiti” con questo nutriente come i crackers.
L’efficacia della profilassi attraverso l’utilizzo di sale arricchito di iodio non contrasta con le raccomandazioni al contenimento del consumo di sale per la prevenzione delle malattie cardiovascolari e in particolare dell’ipertensione. Basta infatti 1/2 cucchiaino di sale iodato al giorno (5 grammi) per assumere la quantità minima raccomandata di iodio.
E’ comunque auspicabile il ricorso a metodi alternativi o integrativi per la iodoprofilassi quali l’arricchimento dei mangimi animali e l’arricchimento dei vegetali per
compensare la riduzione del consumo globale di sale per via diretta
(sale aggiunto direttamente al cibo) o indiretta (sale presente negli
alimenti preconfezionati).