Vincere la balbuzie, si può

Nella Giornata europea della logopedia, filo diretto degli esperti italiani con chi balbetta; analisi e denunce di un esperto e un libro che racconta "Il discorso del re".

Un film e ora un libro

07/03/2012

E' stato uno dei film di maggior successo del 2011. Candidato a dodici premi Oscar, ne ha vinti quattro: miglior film, regia, sceneggiatura originale e attore protagonista. Pellicola elegante, a tratti ironica ma insieme malinconica, anche per i toni cupi e seppiati delle immagini, Il discorso del re racconta la vera storia di Giorgio VI d'Inghilterra.
 
La trama de "Il discorso del re"   

     Dopo la morte di suo padre Re Giorgio V e l'abdicazione del fratello Edoardo VIII, Bertie (interpretato da un magistrale Colin Firth), che soffre da tutta la vita di una forma debilitante di balbuzie, viene incoronato re. Con il Paese alle soglie della Seconda guerra mondiale e bisognoso di un leader, la moglie Elisabetta (Helena Bonham Carter), futura Regina Madre, decide di organizzare al marito un incontro con l'eccentrico logopedista Lionel Logue (Geoffrey Rush). Dopo un inizio burrascoso, re Giorgio VI e Logue trovano insieme una via, apparentemente poco ortodossa ma certo vincente, contro la balbuzie. E tra i due si crea un legame commovente quanto indissolubile.

     Inutile aggiungere che il film, per la regia di Tom Hooper, ha saputo raccontare con impeccabili sequenze di scene, tenere e insieme appassionanti, uno dei momenti più critici della storia d'Europa.

E il nipote racconta 

    Il modo in cui un uomo, il semplice logopedista Lionel Logue, salvò la monarchia britannica aiutando il re Giorgio VI a pronunciare i suoi più importanti discorsi alla Nazione, durante la delicata fase dell'entrata in guerra, è ora raccontato anche in un libro, che porta lo stesso titolo del film. 

     Il volume, edito in Italia da Tecniche nuove, è scritto a quattro mani dal nipote Mark Logue, di professione regista a Londra, e dallo scrittore e giornalista del Sunday Times Peter Conradi. Abbiamo incontrato i due autori a Milano, in occasione di un incontro con alcuni dei massimi esperti italiani di logopedia.

    «Non ho mai conosciuto, purtroppo, mio nonno», spiega Mark Logue. «Sono però felice di aver riportato alla luce i suoi documenti personali, che ho raccolto in questo libro e sono serviti anche alla realizzazione del film. Nessuno in famiglia sapeva che il nonno avesse tenuto nel corso della sua vita e della sua carriera un diario così dettagliato. Non lo sapevano neppure i suoi figli, mio padre e mio zio».

- Come scoprì i diari?

    «Per caso, nel 2001, ho ritrovato una scatola che conteneva diversi documenti appartenuti al nonno. Ho iniziato a leggerli e a occuparmene a dire il vero solo più tardi, nel 2006. In effetti, la scrittura era orribile, in molti casi resa indecifrabile dalla cattiva qualità della carta, ormai rovinata. Erano schede tecniche, tracce del suo lavoro. Non mi intendevo dell'argomento e quindi facevo ancor più fatica a capire».

- Nel libro avete raccolto anche la corrispondenza tra il re e il nonno, che dimostra una grande intimità tra i due...

     «Dai diari si evince che il futuro re si recò nello studio del nonno decine di volte tra l'ottobre del 1926 e il dicembre 1927. Lui raccolse moltissimi articoli che parlavano di Giorgio VI e della famiglia reale e diverse lettere, tra cui cartoline natalizie. Andava orgoglioso di quel rapporto speciale, anche se seppe tenersi sempre ai margini, conscio del suo ruolo e del suo status di semplice emigrante australiano. Era infatti nato ad Adelaide nel 1880 e arrivato in Inghilterra solo nel 1924».  

- I diari sono serviti alla sceneggiatura del film?

      «In realtà, la sceneggiatura era già stata scritta molto prima da David Seidler, che per Il discorso del re (trasposizione per il cinema della sua omonima opera teatrale) ha vinto anche l'Oscar. Di famiglia ebrea americana, ma nato in Inghilterra, proprio a causa dei drammi della guerra, lo sceneggiatore soffrì a lungo di balbuzie. I suoi genitori gli facevano sentire alla radio i discorsi di Giorgio VI e gli dicevano: "Vedi, lui da piccolo era proprio come te. Dalla balbuzie si può guarire". Seidler, monarchico convinto, è cresciuto con il mito di quel re e di mio nonno. Per questo decise di scrivere quel testo per il teatro. La Regina Madre gli chiese però di non rappresentarlo mai fino a che lei fosse stata viva. La memoria del marito era troppo struggente. Ecco perché la pièce teatrale e il film sono arrivati così tardi. Solo dopo il 2002, anno della morte della Regina Madre. Durante la lavorazione del film sono risaliti poi a me e ai diari. Abbiamo potuto apportare solo pochi e decisivi dettagli alla sceneggiatura originale».


- Il libro, allora, racconta tutto ciò che non è stato possibile inserire nel film?

     «Sì, certamente. E' l'ultimo atto che dovevo a mio nonno. Il libro può interessare a chi ha amato questo film e attraverso il film la figura di Lionel Logue. Ma anche agli esperti di logopedia, perché spiega il suo metodo. Pur non essendo laureato, aveva trovato infatti un approccio che è ancora oggi molto attuale per vincere la balbuzie. Insomma, il nostro libro, proprio come lo è stato il film, è un modo per parlare ancora una volta di questo disturbo del linguaggio, problema che affligge milioni di persone nel mondo».  


- Come nipote ha amato il film?

      «L'ho visto cinque volte. Alla prima ero un po' arrabbiato, ma solo perché mi aspettavo che il nonno fosse il vero protagonista. Mi sono emozionato quando, ancora sul set, ho visto girare la scena di Lionel che recitava Shakespeare. Era un lato del carattere del nonno che conoscevo bene e che aveva trasmesso a mio padre». 

 

Rosanna Biffi e Giusi Galimberti
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