02/11/2012
Gli atti vandalici contro la componente cristiana e
musulmana in Terra Santa (la campagna oltraggiosa
è denominata Tag mehir, in ebraico “Il prezzo da pagare”;
è portata avanti da alcuni gruppi violenti di coloni
come “protesta” contro lo sgombero di quegli insediamenti
che sono illegali per la stessa legge israeliana
e ha preso di mira, seppur episodicamente, anche
simboli ebraici o caserme) hanno riproposto
con forza, in quell’angolo di mondo tutto particolare
che è il contesto israelo-palestinese, il tema dell’intolleranza
religiosa. E viceversa la possibilità o meno
che le religioni vivano in un contesto di tolleranza e
convivenza, accettando le sfide della
società pluralistica e multiculturale. I
responsabili cattolici si sono detti fiduciosi
nella volontà delle autorità israeliane
di individuare e punire i membri
dell’organizzazione Tag mehir, ma non
hanno perso l’occasione per ribadire
la loro richiesta di andare più a fondo:
occorre che la società israeliana si interroghi
sui valori che trasmette ai
suoi giovani e in particolare agli anonimi
protagonisti di questi vandalismi.
Occorre che in tutti gli ambienti religiosi
ed educativi (scuole, associazioni,
luoghi di culto) sia estirpata ogni
istigazione al disprezzo.