14/03/2011
La terapia per smontare una situazione di educazione iperprotettiva di solito può cominciare con una definizione realistica dei rischi che il bambino affronta e del bisogno emotivo dei genitori di sentirsi rassicurati. Frequentemente i genitori dei Paesi occidentali sopravvalutano i pericoli con cui i loro figli si confrontano. Come Glassner (1999) scrive in The Culture of fear (La cultura della paura), che delinea la scarsa capacità degli americani di valutare i rischi che corrono, i genitori spesso fraintendono un accaduto. Per esempio, citando articoli che demonizzano le madri in giovane età, le accusano di essere colpevoli del fallimento dell’economia americana e della bassa produttività, e le dipingono come un salasso per il welfare, Glassner dice: «Queste accuse sono assurde. Un agglomerato di giovani donne impoverite – il cui reddito globale (cioè la somma dei redditi di ciascuna) non ammonterebbe alla ricchezza di una sola delle 100 imprese della lista stilata da Fortune – non ha la capacità di distruggere l’America. Ciò che questi sapientoni hanno fatto è stato rivoltare l’ordine delle cause. Le gravidanze precoci sono state in gran parte la conseguenza del declino educativo ed economico di un Paese, e non il contrario. Le ragazzine che frequentano scuole degradate e si trovano davanti prospettive di lavoro degradanti sono molto poco stimolate a posticipare l’attività sessuale o a usare metodi contraccettivi» (p. 91).
In contesti familiari di ceto medio che funzionano ragionevolmente bene, il tasso di gravidanze adolescenziali è crollato drasticamente negli ultimi quarant’anni (Data Trends, 2007): ciò vuol dire che i genitori che si preoccupano dell’iniziazione sessuale precoce delle loro figlie potrebbero erroneamente attribuire la causa di una gravidanza precoce alla carenza di un severo coprifuoco. Di fatto, è più probabile che povertà e carenza di accessibilità al controllo delle nascite e all’educazione sulla salute sessuale mettano le giovani madri di fronte a dei rischi. Un sistema educativo più restrittivo di fatto potrebbe portare a una minore comunicazione con le adolescenti e aumentare, invece che diminuire, le probabilità di comportamenti che mettono in pericolo la salute sessuale di una figlia o di un figlio (Abma, 2003). Può sembrare strano, ma statisticamente i figli sono più esposti a rischi in ambienti e attività che i genitori potrebbero percepire come sicuri. Il 75 per cento degli adescamenti da parte di maniaci sessuali su Internet avvengono quando i ragazzini sono davanti al computer in casa loro. Il posto più probabile dove un bambino può subire abusi fisici o sessuali è casa sua. I bambini che mostrano segnali di un disturbo mentale e di depressione spesso sono quelli chiusi nelle loro stanze. Negli Stati Uniti la grande maggioranza dei ferimenti e delle fatalità legate ad armi da fuoco che coinvolgono ragazzi accadono in casa (Chesney-Lind & Belknap, 2004; Mitchell, Wolak & Finkelhor, 2007). L’inaccurata valutazione del rischio dal parte del genitore, e le conseguenze dannose del negare ai figli una ragionevole esposizione al rischio, fanno dell’educazione iperprotettiva uno spiacevole, quanto evitabile, problema per i bambini.
Michel Ungar