01/12/2011
Si fa risalire la Peer Education (PE) al metodo di
mutuo insegnamento elaborato dal religioso
anglicano Andrew Bell (1753 – 1832) e dal
quacchero Joseph Lancaster (1778 – 1838). Con
esperienze simili, fra fine ’700 e primi anni del XIX
secolo, il primo in India (Madras) e il secondo nei
quartieri operai di Londra diedero vita a scuole dove
un maestro istruiva gli allievi più competenti (i
“monitori”) che poi ripetevano la lezione a piccoli
gruppi di allievi. Sotto la supervisione del maestro,
in grandi locali i “monitori” operavano contemporaneamente
con una didattica semplificata (per esempio:
cantilene da memorizzare) e strumenti economici
(per esempio: cassette di sabbia quali lavagne).
Tale movimento ebbe larga diffusione nell’area
anglosassone (Gran Bretagna e Stati Uniti) e in
gran parte d’Europa. In Italia fu in particolare sostenuto
dal patriota lombardo Federico Confalonieri
(1785 – 1846), da Silvio Pellico e dal federalista Giuseppe
Pecchio (1785 – 1835) che ne diffuse i principi
su “Il Conciliatore”. Il metodo monitoriale riuscì
così a fronteggiare l’esigenza della nuova società industriale
di una rapida alfabetizzazione dei “bambini
poveri” (J. Bowen 1983); va comunque tenuto
ben distinto dalla PE sia per la finalità più istruttiva
che preventiva sia per il rapporto verticale dei “monitori”,
più “vice-maestri” che “pari”.
Gianmaria Ottolini