30/11/2011
Da un parte i dati allarmani provenienti dagli Usa dove alcuni noti
ricercatori dell’Università di Harvard hanno recentemente scosso la
comunità medica internazionale: negli ultimi vent’anni, in America, il
numero delle persone obese è cresciuto in modo esponenziale, e a farne
le spese sono soprattutto i più piccoli: ben il 17% della popolazione
infantile, infatti, ricade in questa insidiosa problematica.
Per tali motivi, due autorevoli studiosi dell’Ateneo americano più
famoso al mondo, in un articolo pubblicato sulla rivista American
Medical Association, suggeriscono di inquadrare l’obesità nei
termini legislativi di un abuso, così da agevolare la sottrazione dei
minori ai genitori quando sia dimostrata l’inadeguatezza di questi
ultimi ad affrontare la situazione.
Una proposta agghiacciante, certo, che punta il dito verso la necessità di
contrastare i gravi rischi legati alla salute cui vanno incontro i
piccoli in sovrappeso: dalle malattie cardiache al diabete, al tumore
intestinale, oltre a disagi di natura psichica.
A tutto questo si aggiunge la notizia, apparsa sui giornali lo scorso settembre, relativa alla famiglia
scozzese cui sono stati tolti i figli dopo che i servizi sociali, che
da due anni si occupavano di loro, non hanno visto miglioramenti
nell'educazione alimentare dei bambini ormai obesi.
Una presa di decisione drastica cui la famiglia ha risposto minacciandi una guerra legale di cui ancora non sappiamo l'esito. Si tratta però di un ulteriore esempio del fatto che l'obesità va comunque considerata una condizione grave e che i genitori, senza giungere a misure estreme, vanno considerati responsabili di una situazione che mina gravemente la salute dei propri figli.
Orsola Vetri