Un "marsupio" per i bimbi prematuri

In Italia nascono 40 mila bambini prematuri ogni anno. I progetti "Care" e "Genitin" aiutano i genitori ad affrontare l'emergenza subito dopo il parto.

Il Progetto Care e la canguro terapia

28/06/2011

Nati prima del tempo stabilito, i bambini prematuri forse più degli altri hanno bisogno, fin dal loro ingresso nel mondo, della cura e del contatto con mamma e papà. Lo sanno bene i membri dell'Unità operativa di Neonatologia e Terapia intensiva neonatale dell'Istituto Mangiagalli di Milano, dove, nell'ambito del Progetto care, è stata avviata una serie di corsi di formazione rivolti al personale sanitario medico e infermieristico con la scopo di istruire i genitori  e favorire il loro avvicinamento ai figli fin dalle prime ore di vita.  

«La care ha da sempre fatto parte del nostro approccio al neonato», spiega il dottor Lorenzo Colombo, neonatologo dell'equipe diretta dal professor Fabio Mosca. «La provocazione di fondo - aggiunge- non è curare i bambini ma avere cura di loro: il bambino è un individuo unico al centro della sua famiglia, occorre osservarlo nella sua fase di sviluppo, nell'andamento delle sue patologie e individualizzare l'approccio, non agire in base a protocolli rigidi e standardizzati».

Molti i temi di discussione: «Gli stati comportamentali del neonato, che ha un suo ritmo di sonno-veglia: il rispetto di questo è importante per lo sviluppo del prematuro e il punto delicatissimo è riuscire a calibrare i nostri interventi, necessari per la sua sopravvivenza, avendo attenzione massima ai suoi ritmi, per limitare il più possibile lo stress e il dolore. Poi c'è il follow-up (cioè i controlli periodici) per contenere i disturbi del piccolo paziente che crescendo avrà difficoltà nell'attenzione, nell'organizzazione: con un intervento che tiene conto di stress e dolore riusciamo a ridurre l'incidenza di questi problemi che sono significativi».  

Ma i genitori come devono comportarsi? «Arrivando in un reparto come questo si trovano  disorientati: sembra di stare in una centrale nucleare piuttosto che in un posto per bambini. Così all'inizio si delega totalmente la cura al personale medico e infermieristico. L'obiettivo è invece quello di consentire loro un riavvicinamento al piccolo, fin da subito. Ci sono diverse tecniche: favorire in modo opportuno il contatto con le mani quando il bambino è in termoculla. Quando è fuoriuscito, supportare la 'Kangaroo mother care', la cosiddetta marsupio terapia: la mamma il prima possibile, cioè appena le condizioni del piccolo lo consentono, mette il suo bambino sul seno e lo continene abbracciandolo.

Nelle nostra terapia intensiva ci sono le termoculle, i monitor, ma di fianco anche una sedia a sdraio dove si può fare la Kangaroo care». Anche l'allattamento è un aspetto importante: «Direi fondamentale. Si accompagna la mamma in questo, all'inizio tirando il latte e proponendolo al bambino attraverso sondini naso gastrici, ad esempio,  in modo che possa ricevere l'alimento che in assoluto è il più calibrato per le sue necessità». I corsi del Progetto Care sono finanziati dall'agenzia di Marketing e comunicazione Wellcare e si svolgeranno in tre tappe, le prossime previste per il 21 settembre e l'11 novembre.

Maria Gallelli
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