10/05/2013
Diciassette anni e una vita in grembo. È capitato a Maria, giovane ragazza sudamericana che vive a Milano. Fa l’ultimo anno di scuola superiore quando rimane incinta. Vuole abortire. Una famiglia coi disagi simili a quelli di tante altre: il padre non c’è, la madre deve provvedere a tutte e due. Che fare?
Maria è determinata, questo bambino non lo vuole. Fa le pratiche per poter avviare, da minorenne, il percorso dell’interruzione della gravidanza. Antonio, il suo fidanzato, invece, questo figlio lo vorrebbe.
Così difendere la vita, quella vita piccolissima che sta nascendo, dall’embrione in poi, quell’ "uno di noi" della campagna europea, vuol dire passare anche da storie simili. Che hanno un lieto fine.
Perché in queste storie si incontrano sempre quelle persone che si mettono accanto a chi è lacerato dai dubbi. E con discrezione fanno loro comprendere che non c’è una sola strada, non si può vedere solo quella della morte.
Un’insegnante spiega a Maria la possibilità di ottenere il sostegno da parte del Centro aiuto alla vita. La giovane viene messa in contatto con il Cav ambrosiano. Da qui viene indirizzata al percorso giovani mamme. Un progetto attivo da due anni : finanziato dalla Fondazione Cariplo, si propone di dare non solo aiuto medico, ma anche psicologico e sociale.
«Vengono creati percorsi individuali con l’assistente sociale e l’educatore per trattare le delicate situazioni di relazioni con il contesto e la famiglia di origine» spiega Maura Bartolo, assistente sociale del Cav Ambrosiano.
Così Maria finisce il percorso e rimane ferma nella sua intenzione di abortire.
Ma nel momento in cui ottiene dal tribunale il via libera si ferma. Ora Maria e Antonio sono padre e madre di una bambina. Con il sostegno dei loro genitori stanno piano piano creando la loro famiglia e trovando la propria strada. Convinti che accogliere una vita che nasce è sempre la scelta da fare.
Francesca Lozito
A cura di Orsola Vetri