Liberiamo la domenica

I ritmi della vita moderna stanno trasformando la festa in un giorno come gli altri. Così rischiamo di perdere il senso delle cose importanti: come insegnano i Comandamenti.

Una lente per capire la società in cui viviamo

08/06/2013
Don Maurizio Patriciello con Domenico iannacone in una puntata di "I Dieci Comandamenti".
Don Maurizio Patriciello con Domenico iannacone in una puntata di "I Dieci Comandamenti".

I Dieci Comandamenti riletti in modo laico, spesso spiazzante: da “Ricordati di santificare le feste” si parte per raccontare la storia degli immigrati che a Rosarno non conoscono riposo e di Bartolo, un imprenditore che con il suo pullman li raccoglie e li porta alla sua associazione per donagli un pasto caldo e dei vestiti; da “Non commettere atti impuri” si viaggia in compagnia di don Maurizio Patriciello, il prete campano che da anni denuncia l’avvelenamento della sua terra a causa dei rifiuti abbandonati, interrati, bruciati.

E’ la sfida che Domenico Iannacone, giornalista noto al pubblico per le sue inchieste a “Ballarò” e a “Presadiretta” lancia ogni lunedì sera su Rai 3 con i “Dieci comandamenti”. Il critico Aldo Grasso ha scritto che “I Dieci Comandamenti” sono solo una suggestione narrativa, un puro spunto di partenza. E’ così? «Non del tutto. Nella fase di preparazione del programma mi sono molto documentato anche consultando esperti di religione proprio perché volevo evitare che il riferimento ai Dieci Comandamenti fosse solo un orpello. E poi perché il mio intento è di realizzare delle inchieste morali per capire che tipo di società abbiamo sotto gli occhi. Viviamo un momento di smarrimento ed è per questo che nel mio programma sono spesso presenti sacerdoti, come don Patriciello, che rappresentano dei punti di riferimento per le loro comunità. Ma la componente spirituale è presente anche in figure laiche come l’imprenditore Bartolo: quando gli ho chiesto chi glielo faceva fare a spendersi così tanto per gli immigrati, lui mi ha risposto semplicemente: “Gesù”».

Nella puntata “Onora il padre e la madre” ha raccontato la storia di una famiglia omogenitoriale, composta da due donne e quattro bambini. In questo caso, è ben altro il significato che la Chiesa attribuisce al Comandamento.
«Da giornalista credo che il mio compito sia quello di raccontare la realtà e la realtà e che situazioni come quella che ho mostrato sono sempre più diffuse. Non si può fare finta di niente, specie perché di mezzo ci sono dei bambini. Detto questo, io stesso a un certo punto dell’inchiesta mi chiedo: ma è giusto o è sbagliato?».

Da laico, c’è un Comandamento che più le sta a cuore?
«Non desiderare la roba d’altri. E’ quello di più drammatica attualità: viviamo in una polveriera dove chi ha molto ha sempre di più e chi ha poco perde quello che ha e si rischia di precipitare in un caos in cui diventa sempre più difficile distinguere torti e ragioni. Per questo motivo abbiamo scelto di dedicare la puntata su questo Comandamento alle occupazioni di case da parte di chi ha perso la propria».

Eugenio Arcidiacono

a cura di Paolo Perazzolo
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