Shoah, i volti della memoria

Alla vigilia della Giornata della memoria, storie e testimonianze di uomini e donne travolte dalla Shoah. Per mettere a tacere ogni forma di negazionismo.

Gurême: «L'Olocausto di noi nomadi»

26/01/2012
Raymond Gurême oggi.
Raymond Gurême oggi.

Quel giorno di ottobre del 1940, quando i gendarmi bussarono con forza alla porta del carrozzone, Raymond Gurême, che allora aveva 15 anni, non poteva neppure immaginare che fossero lì per arrestare tutta la famiglia. Suo padre, giostraio di origine manouche e nazionalità francese, era un veterano di guerra, aveva combattuto nel conflitto del 1914-18  nell'esercito francese. Nessuno della sua famiglia aveva compiuto atti criminali o passato guai con la legge. Eppure, quel giorno, i gendarmi francesi strapparono loro la dignità di cittadini, li privarono dei loro diritti: la famiglia Gurême fu la prima a entrare in quello che ufficialmente venne denominato "campo di raccolta dei nomadi di Darnétal". Da lì Raymond, separato dai suoi familiari, fu deportato in un campo di concentramento in Germania.

Gens du voyage, gente di viaggio: così li chiamano in Francia. A seconda dei luoghi in cui sono passati, degli itinerari che hanno battuto, delle tradizioni e della lingua parlata, sono stati definiti in tanti modi diversi: manouches, gitani, zigani, romanichals, jenisch, rom, sinti, spesso zingari, o anche vagabondi. Tanti termini, usati spesso in senso dispregiativo per inquadrare e suddividere in categorie il grande popolo degli itineranti. Un popolo da sempre lasciato ai margini, discriminato, guardato con sospetto, diffidenza quando non con disprezzo. Un popolo che, durante la Seconda guerra mondiale, ha subìto l’atroce deportazione nei campi di concentramento nazisti.

Della Shoah degli zingari - 500mila itineranti deportati nei lager - si parla ancora troppo poco. Per questo oggi diventa ancora più preziosa la testimonianza di Raymond Gurême, un sopravvissuto. La sua storia, ripercorsa con l’aiuto della giornalista francese Isabelle Ligner, è diventata un libro: Il piccolo acrobata è il titolo dell’edizione italiana (edita da Piemme). L’originale francese è molto più crudo: Interdit aux nomades, vietato ai nomadi, come si leggeva nel 2008 - racconta Gurême nel libro - su un cartello a Petit-Couronne, il campo vicino al porto di Rouen dove Raymond e la sua famiglia avevano vissuto fino al giorno in cui furono arrestati e internati.

Eppure, la storia non ha insegnato molto. A settant’anni dalla tragedia, per gli itineranti la situazione non è cambiata. A loro, denuncia l'autore, viene rimproverato di essere degli emarginati. Ma di fatto la Francia li ha sempre considerati dei cittadini di serie B e li ha ingabbiati in uno statuto particolare – gente di viaggio – che è tuttora fonte di discriminazione. Il sistema di vita nelle roulotte o nei carrozzoni per le autorità è incontrollabile e, di conseguenza, rappresenta una minaccia all’ordine prestabilito. A 85 anni Raymond Gurême ha deciso di rompere il silenzio affidando a una testimonianza scritta – caso particolare per gli itineranti che da sempre vivono di tradizione orale – la sua vicenda personale e la sua battaglia per far riconoscere l’internamento dei nomadi come una terribile ingiustizia.

Oggi Raymond vive, insieme alla moglie gravemente malata, come una sorta di capoclan zingaro (così lui stesso si definisce) circondato da una schiera di circa duecento discendenti. Dimora in una casa, ma continua a tenere la roulotte parcheggiata in un campo vicino. Ed è soltanto lì che ritrova sé stesso. Seduto nel suo carrozzone Raymond ripercorre la sua vita, le immagini della sua infanzia, i ricordi del passato e di tutto ciò che lui e la sua famiglia sono stati, lo spirito indomito del figlio del vento, lo slancio verso la libertà.                                                                                                                     

                                                                                                                      Giulia Cerqueti

A cura di Paolo Perazzolo
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