20/01/2012
Un gruppo di manifestanti a Palermo.
Dopo quasi un millennio, i Vespri siciliani tornano di moda nelle manifestazioni di piazza. Nel 1282, i Vespri Siciliani nacquero dopo che un soldato francese perquisì senza motivo una nobildonna siciliana. Ne nacque una rivolta che accomunò i nobili e il popolo nella “caccia al francese”. I siciliani rivendicarono l’autonomia e Palermo fu proclamata indipendente. Alla fine gli Angioini mandarono l’esercito e repressero la rivolta.
Ai Vespri siciliani si ispirano il Movimento forza d’urto e il Movimento dei forconi, che uniscono autotrasportatori, agricoltori, pescatori, studenti, disoccupati e casalinghe per varie rivendicazioni. Protestano contro i rincari del carburante, contro la mancata valorizzazione dei prodotti locali, contro le liberalizzazioni, contro le accise e contro le politiche del settore. Il loro simbolo è la Trinacria, la bandiera della Sicilia, una conquista appunto dei Vespri Siciliani.
Tra le sigle in lotta vi sono l’Aias - l’associazione autonoma degli autotrasportatori, guidati dal catanese Giuseppe Richichi (protagonista delle durissime lotte di 12 anni fa) - e il Movimento dei forconi - guidato da Mario Ferro, imprenditore agricolo siracusano.
La protesta accomuna realtà politiche agli antipodi: dai militanti di destra di Forza nuova, che rivendicano la difesa dell’italianità e la lotta contro le banche, agli antifascisti dei centri sociali palermitani. In particolare, al fianco dei contadini e dei camionisti, scende in piazza il Centro sociale autogestito anomalia di Via Archirafi a Palermo, costituito dagli studenti universitari che si ispirano alla Resistenza e al movimento dei Fasci siciliani dei lavoratori.
I Fasci siciliani, dunque, sono un altro riferimento storico dei manifestanti. Alla fine dell’Ottocento, contadini, operai, marinai e minatori lottavano per ottenere giustizia sociale, riforma agraria ed equità fiscale. Tra i protagonisti dei Fasci, vi fu Bernardino Verro, martire socialista ucciso dalla mafia agraria nel Novecento.
Pertanto, l’antimafia sociale di Verro e dei Fasci Siciliani anima una parte del corteo.
Gli scaffali vuoti di un supermercato: lo sciopero dei tir ha bloccato i rifornimenti.
Oltre le differenze, tutti i manifestanti gridano in coro: «Non siamo mafiosi, non siamo
delinquenti, siamo siciliani onesti in lotta per un futuro migliore,
contro la crisi economica e contro le disuguaglianze».
Le organizzazioni imprenditoriali la pensano diversamente e denunciano
infiltrazioni criminali in mezzo a tante persone perbene in lotta per i
diritti. «Le ragioni delle imprese rischiano di essere strumentalizzate
dalla peggiore politica e di sfociare in un ribellismo inconcludente,
aperto anche alle infiltrazioni della criminalità, organizzata o
spicciola», sostengono Confindustria, Confagricoltura, Confederazione
italiana agricoltori, Cna, Casartigiani, Confesercenti, Legacoop,
Confcooperative e Unicoop.
Un contadino con la faccia solcata dalle rughe di una vita di fatica e
rovinata dalle ore di sole nei campi, replica: «Le sembro forse un
delinquente? Lavoro da 50 anni nelle campagne, senza sosta. Ma ora vedo i
nostri prodotti locali minacciati dalla globalizzazione». Un altro
agricoltore furibondo rincara la dose: «Per quale motivo dobbiamo
importare i carciofi dall’Egitto e le arance dalla Spagna, quando la
Sicilia è piena di agrumi e carciofi?».
Il signor Giovanni è un autotrasportatore di lunga data, gira in lungo e
in largo l’Europa ed ha le braccia muscolosissime («Altro che servo-sterzo»): «Ormai il gasolio costa tantissimo, non vale più la pena di
lavorare tanto per non arrivare alla fine del mese con il guadagno».
La defiscalizzazione del carburante e la valorizzazione dei prodotti
locali sono le principali richieste di autotrasportatori e agricoltori.
Ma alla lotta partecipano anche i pescatori. In particolare, l’Agci
Agrital chiede «un pacchetto di misure d’emergenza, a partire dal
pagamento dei contributi sul gasolio e dalle deroghe per il novellame».
Pietro Scaglione