20/01/2012
La drammatica protesta che in questi giorni sta investendo Palermo e l'intera Sicilia riporta alla mente un momento storico, la cosiddetta "primavera breve" che, negli anni Ottanta, tentò di immaginare e costruire una "Città per l'uomo", per riprendere il nome del movimento che allora nacque. Non che si debbano paragonare le due esperienze: da una parte, oggi, uno "sfogo" dettato da ragioni economiche; dall'altra, ieri, una rivolta morale e ideale. E tuttavia nello scomposto attacco alla politica e alla corruzione gridato da camionisti, contadini, pescatori e studenti si rintraccia quello stesso malessere profondo che, trent'anni fa, diede vita a una protesta tanto significativa quanto breve. A unire le due rivolte, per molti aspetti inconciliabili, è l'analisi impietosa dei mali di una terra che non sa vivere nella legalità e nella serenità e l'accusa esplicita alla politica e alla classe dirigente, incapaci di riconoscere e risolvere i problemi; anzi, identificate come la causa stessa della situazione.
Delle motivazioni delle manifestazioni di questi giorni potete leggere nelle due pagine precedenti del dossier. Qui vogliamo ricordare il movimento degli anni Ottanta, recentemente ricostruito con rigore e passione nel libro La primavera breve di Fabrizio Lentini (Paoline), con la prefazione di Bartolomeo Sorge e i contributi di diversi protagonisti di allora e di oggi, da Raffaele Bonanni a Sergio Mattarella, da Leoluca Orlando a Luciano Violante...
Il primo numero della rivista "CxU" dell'agosto 1982.
All'inizio degli anni Ottanta Palermo viveva una delle pagine più cupe della sua storia, assediata dalla mafia e umiliata da una classe dirigente collusa o imbelle. La chiamata alla rivolta morale fu data dall'affissione di una manifesto sul luogo dell'assassinio di Dalla Chiesa: «Qui è morta la speranza dei palermitani onesti». I settori più avvertiti della società - come ricorda il bel saggio di Fabrizio Lentini - inaugurarono una stagione di resistenza civile e di impegno politico, che prese appunto il nome di "Primavera di Palermo", assurgendo a simbolo di un riscatto possibile. Esemplare fu allora la parabola della Città per l'uomo, il movimento cattolico, ispirato al Concilio e alla predicazione del cardinale Pappalardo, che raccolse e portò nelle assemblee elettive e nel governo di Palermo la spinta alla partecipazione riformatrice delle intelligenze e delle associazioni fino ad allora escluse. Scavalcando anche il "monopolio" della Democrazia cristiana.
Quella primavera fu davvero breve, gelata, negli anni Novanta, dal regresso generale del Paese. Eppure - come ricorda padre Bartolomeo Sorge nella sua prefazione - «gli sforzi e i sacrifici, compiuti nell'arco di dieci anni, per fare di Palermo una Città per l'uomo non possono essere svaniti nel nulla».
Paolo Perazzolo