24/08/2011
Una coppia dell'aquila del Bonelli, specie che vive in Sicilia, può essere pagata sino a 20mila euro sul mercato internazionale, soprattutto in Medio Oriente.
La maestosa aquila del Bonelli, specie presente con non più di dieci siti di nidificazione in Sicilia, è sempre minacciata dal prelievo illegale per la falconeria e per il collezionismo oltre che dalla distruzione degli habitat naturali.
Una coppia di questa specie può essere pagata fino a 20mila euro sul mercato internazionale, soprattutto in Medio Oriente.
In seguito a una complessa attività svolta dalla Sezione Investigativa Cites del Corpo forestale dello Stato, nel corso di perquisizioni svolte nel Ragusano, nel Catanese e nel Nisseno a carico di tre falconieri, è stata ritrovata una coppia di un anno della rara aquila.
La specie è super protetta. Le imputazioni per i criminali coinvolti sono diverse, dalla legge che applica la Cites (Convenzione sul traffico di animali esotici), alla legge sulla caccia, per aver prelevato e detenuto specie protette e non cacciabili, sino alla normativa sul maltrattamento per avere recato disturbo ai siti di nidificazione e alle coppie di rapaci intente nella fase riproduttiva, di difesa e di svezzamento della prole.
E’ la prima volta che l’attività investigativa sul traffico di specie porta a scoprire, nel nostro Paese, il commercio di rapaci ricostruendo l’illecito dal prelievo in natura nei nidi sino al ricettatore finale permettendo poi di recuperare dei soggetti razziati che potranno essere reintrodotti in natura.
La coppia era detenuta in un isolato casale di campagna, in provincia di Ragusa, non accatastato e rintracciato grazie all’ausilio di tecniche di rilevazione satellitare (GPS) dal personale della Cites di Roma e Palermo che la cercava da mesi.
Le indagini della Procura della Repubblica di Caltanissetta hanno portato al sequestro di oltre 50 rapaci protetti.
I piccoli erano stati prelevati, come in altre azioni di depredazione di
nidi diffuse nel sud Italia, da abili arrampicatori e bracconieri, da
un nido sito in una gola, sconosciuto persino alle associazioni di
volontariato presenti sul territorio che vigilano sulla sicurezza delle
nidificazioni di rapaci. L’individuazione del sito di asporto dei rapaci
potrà permettere la loro reintroduzione in natura, prima che la
vicinanza con l’uomo pregiudichi definitivamente le loro capacità di
predare.
L'indagine è collegata all’ “Operazione Bonelli”, iniziata nel 2010 e
coordinata dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, che ha
portato al sequestro complessivo di oltre 50 rapaci protetti tra cui
gipeti, aquile reali, falchi lanari e pellegrini, capovaccai (gli avvoltoi egiziani). Oltre 15 le persone complessivamente indagate.
Gabriele Salari