Segui ì danée: il motto della Lega

04/05/2013

Follow the money, segui i soldi! Era la frase che permise ai due giornalisti del Washington Post Bob Woodward e Carl Bernstein di scoperchiare quello che passò alla storia come lo scandalo Watergate.
In quest’Italia un tantino più dozzinale - in lumbard diremmo un “zichinin” – non sono solo i giornalisti a sognare qualche “gola profonda”che esorti a seguire i soldi. Anzi, a pensarci bene, sono proprio i politici a dimostrarsi talvolta più abili nel correre dietro al denaro. Anche se il fine è ben diverso: non si tratta di braccare il profumo dei soldi per azzannare e scoprire la verità, ma di accodarsi a monete, banconote, denari, assegni, conti correnti.

E da lì per li rami si scende poi verso titoli azionari, obbligazioni, valute, fondi comuni, e altro ancora, mazzette!, alfine, semplicemente per prendersi tutto il “cucuzzaro”. E qui, ci perdoni la Lega Nord per l’uso di un sostantivo così romanesco, ma è che proprio a Roma ladrona che si va a finire, quando si è politici, se si seguono i soldi. Roma: ladrona sì, ma anche parecchio accogliente. Con tutti, anche con quelli che la odiano (ma sarà poi così vero? Al massimo un po’ d’invidia, immaginiamo). E dunque, alla fine della corsa, anche la Lega Nord, i nuovi barbari, quelli che scendevano dal Po per fare strage di corrotti e corruttori, e che in aula mostravano il cappio, sì, insomma, proprio loro, i lumbard, ci hanno preso gusto. E, allora vai coi rimborsi elettorali, vai coi soldi!

E non solo. Diamanti? Perché no? E lo yacht, lo vuoi escludere? No, no; e la laurea, vuoi mettere? Beh, già che ci siamo, investiamo in Tanzania che se Borghezio deodora i vagoni degli immigrati neri pecunia non olet. Come spesso accade, infatti, sono proprio i più terribili censori, i vandeani della moralità, i puri più puri degli altri puri, che alla fine sbracano di brutto nel Paese dove tutto è concesso.
Perché in Italia c’è una frasetta che fa da passepartout: e così “tengo famiglia” si trasforma da un lato nel piede di porco che scardina ogni cassaforte etica, dall’altro in una cambiale da onorare, con mogli e figli, nipoti e zii, cugini e, ahinoi, anche amanti. Ora, lungi da noi l’idea di assolvere qualcuno, ma resta pur vero che quei politici tanto ladrones appaiano quasi come pudiche educande al cospetto di personaggi come Francesco Belsito, tesoriere della Lega Nord. Ed è chiaro che se il tesoriere lo fa uno come lui, poi non potete neanche stupirvi troppo se uno dei figli del capo si fa la laurea farlocca e l’altro lo yacht a pochi chilometri da Hammamet.
Hammamet, che nome gentile, sembra un soffio di primavera. Invece, fa da rifugio a un politico, anzi, il principale politico d’Italia, che da Roma fugge inseguito dalla legge. Fu proprio in quei giorni che i leghisti mostrarono il cappio ai “colleghi” parlamentari. Certo, nella vita non si può mai sapere, ma oggi molti padani duri e puri sono sconcertati e anche un po’ tristi: pensare che anche la Lega sia “uguale” agli altri è davvero un controsenso apparente.

S’inventano una regione che non esiste, la Padania, per rimarcare una diversità anche etnica e poi, come i ladroni di Roma, peccano allo stesso modo. Anzi no, pure peggio. E hai voglia a mostrare sul palco del comizio i diamanti, come fece poco tempo fa Roberto Maroni: “Ecco i diamanti di Belsito, li daremo alle sezioni più meritevoli”. È il contrappasso della Storia. Cornelia, orgogliosa, diceva: “Ecco i miei gioielli”, indicando i figli. Sì, certo, lei era romana, che ne può sapere la “sora” Cornelia delle cose di oggi? E ora, dopo i diamanti, lo yacht. A chi lo darà, il Maroni? A quale sezione marinara, o lacustre, o anche fluviale, purché meritevole, lo assegnerà? Organizzerà una riffa?

D’altra parte perché stupirsi? Quella delle imbarcazioni è un’idea fissa della Lega Nord, che si tratti di navigare il Po per raggiungere Venezia, o di imbarcare su un battello iscrivendosi al sindacato padano, o di fare un incerto e tremebondo bagnetto come Umberto Bossi al mare, alla fine sempre con l’acqua si finisce. Che dovrebbe lavare ogni sporcizia, in teoria. Oppure, riesce a far riemergere e galleggiare ogni porcheria. Potenza della natura! Hai voluto prenderla in giro con ampolle alla fonte di stravaganti divinità mai contemplate prima d’ora?

E, allora, come si dice a Roma, beccate questa! Triste vicenda che non solo accomuna la Lega “diversa” ai partiti così tutti uguali in un inciucione del pubblico denaro che lascia senza fiato, ma anzi, di più, li distingue ancora una volta per rapacità creativa senza più confini. Proprio quelli che vorrebbero i leghisti a ogni sospirar di foglie che non siano alpine. Tentarono anche con le banche: se lo fanno gli altri, perché noi no?, si saranno detti. Uno sfacelo: in finanza e in economia non sembrano molto ferrati quando si esce dal conteggio primitivo del 2+2 uguale quattro.
Sopra detti calcoli, si entra in un mondo a parte, che solo i pochi eletti, quelli sì per davvero chiusi in un cerchio magico, sapevano come risolvere. Peccato che alla fine i nodi vengano al pettine, e qui lo diciamo con dispiacere sincero. Perché anche chi leghista non è mai stato avrebbe avuto piacere nello scoprire che almeno un partito, proprio quello più intransigente, era per davvero quello che diceva di essere. Però, va anche detto che i comportamenti sono lineari.

Anche senza ascendere alle teste fini del partito, in quella terra chiamata Padania, da che mondo è mondo, prima ci si lamenta perché mancano i soldi, poi però ci si vanta di essere è la striscia d’Italia più ricca in assoluto. Perché il metodo leghista in economia, alla fine si rivela uguale a quello del resto del Paese: chiagni e fotti!

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