Dossier - Il vero volto di una manovra

Che cosa si nasconde davvero dietro la manovra finanziaria bis, da 45 miliardi, varata per fronteggiare la crisi dei mercati? Le scelte e le indecisioni di una politica miope.

Occorre razionalizzare personale e strutture

27/08/2011
Il menu del ristorante al Senato della Repubblica, che ha sollevato un'ondata di proteste per i prezzi irrisori ai quali possono accedere i parlamentari italiani.
Il menu del ristorante al Senato della Repubblica, che ha sollevato un'ondata di proteste per i prezzi irrisori ai quali possono accedere i parlamentari italiani.

Chiudere e licenziare il personale? Per carità, in un momento come questo una simile operazione incrementerebbe la “macelleria sociale” anche perché, scusate se non ho fiducia, non so chi finirebbe “sotto le forbici” e con quali criteri. Ciò che propugno è una “razionalizzazione” di personale e strutture, con progressivo e graduale taglio e “sfrondamento” degli apparati burocratici. Non mi invento niente di particolarmente nuovo, basta guardare quanto hanno fatto gli altri paesi che sono riusciti a ridurre fortemente il debito pubblico e nel contempo hanno incrementato il loro benessere ed hanno servizi di altissimo livello. La Danimarca per esempio dove è stata fatta una politica accorta e graduale di pesanti tagli alla pubblica Amministrazione senza che questo abbia creato traumi o disagi alla popolazione. La Danimarca è un paese piccolo, non è nella zona euro e le differenze fra noi e loro sono numerose, certo… ma il principio è perfettamente applicabile ovunque.

Insisto… per operare una ottimizzazione è necessario prioritariamente avere contezza di tutto ciò che c’è, sapere con chiarezza chi fa e che cosa; non è possibile eliminare le inutili e frequenti sovrapposizioni di competenze che esistono nel nostro paese se non viene fatto prima un lucido lavoro, asettico e trasparente, di “screening” ed analisi della pubblica amministrazione a tutti i livelli. Mi risulta ad esempio che esistono Enti che costituiscono i “bracci tecnici” di alcuni Ministeri. Hanno al loro interno elevate professionalità e sono autorevoli consulenti dei Ministeri stessi, oltre che svolgere specifiche attività istituzionali. Benissimo! Allora a che servono le nutrite Direzioni Generali ministeriali che, almeno sulla carta, svolgono in parte le medesime attività?

Abbiamo idea di quanti siano gli Enti statali, regionali, provinciali e comunali che si occupano ad esempio di acqua o di rifiuti? La situazione è talmente complessa che lo Stato, ad esempio, ha ritenuto conveniente eliminare, o drasticamente ridurre, la cosiddetta “tracciabilità dei rifiuti”. Con tanti ringraziamenti da parte delle piccole imprese artigiane, di cui condivido il disagio perché avevano diritto ad una notevole semplificazione delle norme, ma anche haimè della camorra. La “razionalizzazione” del sistema non è un’operazione che può essere fatta dall’oggi al domani, o con riunioni emergenziali di pre-ferragosto, e non è un’operazione che fa recuperare 45 miliardi di euro nel giro di tre mesi. Ma è un’operazione “strutturale” che realmente può cambiare il percorso di una società e fare invertire una tendenza che sta portando i costi della politica a fagocitare ogni ricchezza prodotta in questo paese. E’ necessario fare piani concreti ponendosi degli obiettivi semestrali, annuali, quinquennali e decennali e renderne conto con trasparenza ai cittadini.

Questa situazione irrazionale e costosa si è venuta a creare nel tempo; la colpa non è soltanto del governo in carica ma, con qualche rara eccezione, hanno contribuito tutti governi che si sono succeduti. A valle di un serio “inventario” di Enti e dotazioni organiche possono essere definiti degli step:

1. Ridistribuzione del personale pubblico che deve essere prioritariamente assegnato a quegli uffici che forniscono servizi concreti ai cittadini; la prevista riduzione del numero di senatori e deputati, che penso sia almeno del 50%, dovrebbe ad esempio consentire una riduzione, e conseguente ridistribuzione, del personale di Senato e Parlamento almeno pari al 50% dell’attuale dotazione.

2. Eliminazione nel tempo delle discrasie stipendiali; in una prima fase non si può fare altro che mantenere, anche a trasferimento avvenuto, a ciascuno il proprio stipendio, eliminando però benefit ed ogni altro compenso accessorio. Tuttavia, con gradualità, sarà necessario prevedere una omogeneizzazione dei compensi per il personale che svolge le medesime funzioni nei vari Enti di Stato, Regioni, Province (se mantenute) e Comuni, onde evitare il riproporsi dei fenomeni di “migrazione” sopra accennati ed il proliferare del sistema delle raccomandazioni politiche. Ciò semplificherebbe anche i rapporti con i Sindacati.

3. Accorpamento degli Enti che svolgono funzioni similari. Ho letto che la manovra presuppone la “soppressione” di Enti che hanno una dotazione organica inferiore a 70 unità. Francamente non so quali siano ma penso che il termine più corretto debba essere “accorpamento”, si rischia se no di sopprimere Enti utili quando sarebbe sufficiente immetterli in organismi più grandi già esistenti, essenzialmente Direzioni Generali, strutture Regionali/Provinciali e Comunali.

4. Rivisitazione degli organici di Enti, Ministeri Strutture Regionali, Provinciali, Comunali, con una riduzione di almeno il 20% degli organici attuali, da attuare progressivamente nel tempo man mano che i dipendenti vengono pensionati. D’altronde se è vero che il percorso che è stato tracciato è quello del federalismo, con un rafforzamento delle competenze regionali, è ragionevole pensare che il numero di personale addetto negli Enti centrali debba via via essere ridotto (cosa che già in verità sarebbe dovuta avvenire). Almeno per ciò che ho capito io di federalismo! O il federalismo è solo il trasferimento di “pezzi” di Ministeri in varie cittadine di Provincia preferibilmente del nord?

5. Negli anni futuri dovrebbero essere banditi concorsi pari ad 1 /35 esimo del nuovo organico. E’ necessario ribadire che negli uffici pubblici deve essere consentito l’accesso solo tramite concorso. So bene che la legge già prevede che sia così ma, di fatto, ciò che accade è che, tra lavoro flessibile, lavoro a progetto, consulenze esterne, dentro agli Enti pubblici lavorano moltissimi “atipici”; tanti di questi sono bravi ragazzi che qualche volta sopperiscono alle inefficienze del personale interno e che vedono il loro contratto tagliato o non rinnovato quando sui ministeri, come adesso, si abbatte la scure dei tagli; altri sono consulenti con più o meno lucrosi contratti al seguito di ministri e sottosegretari.

6. Prevedere per i dipendenti pubblici sia statali che periferici, un tetto massimo di reddito derivante da lavori extraincarico, svolti cioè al di fuori dal proprio posto di lavoro, anche se trattasi di incarichi istituzionali; mi riferisco principalmente ai funzionari di alto livello per i quali la prassi è più comune. Se si contano le ore della giornata, quelle che dovrebbero doverosamente trascorrersi sul posto di lavoro, le legittime ferie e il necessario riposo, come è possibile che dirigenti e funzionari siano contemporaneamente ed efficientemente presenti in più posti e ricoprire più cariche svolgendo simultaneamente numerosi ruoli? La previsione del tetto massimo andrebbe estesa anche alle liquidazioni ed alle pensioni soprattutto per chi percepisce più stipendi e più pensioni. E non vanno certamente escluse le banche. Come si possono concepire liquidazioni di decine di milioni di Euro a chi non ha mai rischiato neppure un Euro a discapito degli interessi, assai bassi, che vengono corrisposti ai risparmiatori.

Roberto Jucci
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