Dossier - Il vero volto di una manovra

Che cosa si nasconde davvero dietro la manovra finanziaria bis, da 45 miliardi, varata per fronteggiare la crisi dei mercati? Le scelte e le indecisioni di una politica miope.

Tutti i costi della politica, "indotto" compreso

27/08/2011
Una manifestazione di piazza di alcuni sindaci contro i tagli ai Comuni contenuti nell'ultima manovra finanziaria.
Una manifestazione di piazza di alcuni sindaci contro i tagli ai Comuni contenuti nell'ultima manovra finanziaria.

Vediamo di intenderci. Il roboante annuncio di 54.000 “poltrone” eliminate corrisponde per caso a 54.000 stipendi tagliati? Se così fosse ammesso che, mediamente, costoro percepissero dai 15.000 ai 20.000 Euro all’anno (trattasi per lo più di sindaci e assessori di piccoli paesi) avremmo ottenuto un taglio di circa 1 miliardo di euro/anno, apprezzabile certo ma troppo poco se si pensa al 1,6 miliardi annui derivanti dalle tasche dell’italiano medio per il solo contributo di solidarietà dei redditi oltre 90.000 euro annui (gli onesti che li dichiarano e che da sempre pagano le tasse). Certamente gli estensori della manovra sono pronti a smentirmi parlando di risparmi conseguiti grazie al taglio dell’indotto conseguente alla riduzione delle poltrone, e su questo “indotto” dovremmo fare un po’ di chiarezza.

Il costo della politica non è solo il costo dei parlamentari o dei consiglieri a tutti i livelli anche locali, bensì, ed’è il costo maggiore, quello delle strutture e del personale. Questo argomento raramente viene trattato nelle sue reali dimensioni forse perché, a molti, conviene sorvolare. Nella manovra francamente non lo rilevo con chiarezza. In alcuni articoli del decreto sono contemplati tagli al “ Trattamento economico dei parlamentari e dei membri degli altri organi costituzionali. …Riduzione del numero dei consiglieri e assessori regionali e relative indennità”, nonché tagli alla “rappresentanza politica” nei Comuni. Una riflessione a parte vorrei fare per ciò che attiene ai tagli delle province (art. 16) sui quali mi soffermerò nel prosieguo.

Ricordiamo che allorché furono costituite le Regioni sembrava che la gran parte del personale degli Organi Centrali dovesse transitare, assieme alle competenze, nelle strutture regionali e conseguentemente il personale degli Organi Centrali dovesse subire una contrazione. Nulla di tutto ciò è avvenuto, in molti casi le competenze si sono “stratificate”, le funzioni istituzionali trasferite alle Regioni, e per le quali lo Stato Centrale dovrebbe avere unicamente competenze di indirizzo o coordinamento, ancora oggi, in molti casi, vengono svolte sia a livello statale che a livello regionale con numerose e non sempre chiare sovrapposizioni che comportano oneri economici nonché incremento e disfunzioni nella burocrazia.

Ne è prova il fatto che il personale in forza agli uffici centrali non è diminuito, anzi è aumentato, così come sono aumentate le consulenze esterne, e nel contempo le Regioni e gli Enti locali hanno assunto dipendenti a dismisura, a volte con criteri “elettoral-clientelari” , con stipendi spesso superiori a quelli dei corrispondenti livelli degli Organi Centrali; hanno acquisito costosi e sofisticati sistemi informatici, hanno preso in fitto o acquistato sedi anche prestigiose (con rappresentanze a Roma e a volte anche all’estero); hanno costituito municipalizzate e società di servizi a livello regionale, provinciale, comunale con costi ingenti. Ma tutte queste strutture perché sono nate? Per venire incontro alle esigenze della popolazione, che nel tempo ha migliorato la qualità della propria vita esigendo sempre più servizi, o piuttosto per le smisurate ed accresciute esigenze politiche?

Nel dopoguerra molto abbiamo costruito e realizzato, incrementando però il debito pubblico, potrebbero farmi notare. E’ vero, però le opere sono lì e l’Italia delle macerie è diventata uno dei Paesi più ricchi del mondo, negli ultimi tempi il debito pubblico si è accresciuto ma la crescita si è fermata e che fatica per portare avanti le opere pubbliche! Perché?

Un tempo gli apparati burocratici di riferimento erano costituiti in buona sostanza da Presidenza del Consiglio, Ministeri, Senato, Parlamento e Comuni, con un numero di politici, personale e strutture neppure paragonabile nel complesso a quello odierno. In quel periodo un Direttore Generale di un Ministero restava tale nelle sue funzioni quale che fosse il Ministro in carica; quest’ultimo aveva al seguito un ristretto numero di consiglieri, a volte capi di gabinetto o dell’ufficio legislativo.

Nel tempo purtroppo il numero di politici che voleva impegnarsi a tempo pieno nella politica è divenuto sempre maggiore e l’esigenza di creare sempre più “posti” per ottenere consenso politico si è incrementata; si è incrementata l’intermediazione fra politica e burocrazia e così si sono moltiplicati gli Enti, i consigli di amministrazione, addirittura le stesse Direzioni Generali dei Ministeri, ed in più Ministri, Sottosegretari e cariche politiche in genere, oggi, al loro seguito non hanno solo segreterie particolari e Capi di Gabinetto, ma nominano nuovi Direttori Generali, scelti anche al di fuori dalle rispettive Amministrazioni, in luogo degli esistenti; questi ultimi certo non possono essere licenziati, e vengono “parcheggiati”, anche loro malgrado, assai spesso con improbabili e quanto mai inutili incarichi di studio, percependo naturalmente sempre il medesimo stipendio da Direttore Generale, e a catena questo sistema si risente fino ai livelli più bassi (dirigenti, funzionari). In alcuni Enti la situazione sfiora il ridicolo esistendo uffici creati ad hoc con dirigenti che “coordinano” un solo funzionario e che, naturalmente, nel contempo lamentano “carenza di personale”. In effetti in qualche Ente, ed in qualche ufficio, ma pochi, la carenza di personale è veramente concreta, sono gli Organi Giudiziari e tutti quegli uffici dai quali sono “migrati” funzionari e personale vario verso altre Istituzioni dove, svolgendo le medesime funzioni, percepiscono, con differenti indennità, fin’ anche il doppio dello stipendio base. E di tutto ciò il cittadino utente subisce solo gli oneri ma raramente ottiene servizi efficienti.

Questo è per me l’indotto. Questi sono i motivi che rendono inaccettabili i costi della politica, e per questi motivi i politici hanno difficoltà ad attuare concreti tagli perché sono, o potrebbero essere in futuro, i primi utilizzatori di queste strutture inutili o “gonfiate”. E quanto costa questo indotto, quanto pesa sul bilancio dello Stato? Francamente non lo so. Da più parti sento dire che in realtà i costi della politica sono ben poca cosa soprattutto se paragonati ad altri costi dello Stato quali l’istruzione, la sanità, il sociale; e però istruzione, sanità, servizi sono la civiltà di un Paese, dovremmo forse rinunciare a mantenerli o anche a migliorarli per mantenere le caste politiche con il loro seguito? E poi non sono proprio sicuro che questi costi della politica, con riferimento all’indotto siano così poco incidenti sulle casse dello Stato. Questo “indotto” da noi è diventato ormai sistema, si è strutturato all’interno dei meccanismi che regolano la nostra società e pesa molto di più di quanto non vogliano farci credere.

Roberto Jucci
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