27/08/2011
Una manifestazioni di protesta davanti a Montecitorio, a Roma, sede della Camera dei Deputati.
Un accenno desidero fare anche sulla questione del pareggio di bilancio da inserire nella costituzione. Tutti abbiamo giustamente applaudito a questo intervento forte e strutturale, caldeggiato anche da altri Paesi europei.
Ma cosa vuol dire concretamente? Di fatto vuol dire che lo Stato non può più indebitarsi, come ha fatto fino ad ora, per far fronte alle proprie esigenze, deve trovare i soldi prima di fare qualunque intervento. E questo è il punto, qui interviene la scelta politica perché le strade per far ciò sono solo due o tagli alla spesa o nuove tasse. Non posso che condividere e tuttavia nel contempo non nascondo una preoccupazione; non vorrei che con l’alibi di un’esigenza costituzionale i nostri Governi facciano a pezzi lo stato sociale, tagliando istruzione, assistenza e previdenza piuttosto che eliminare prioritariamente gli sprechi e snellire la burocrazia. Ecco perché è necessario avviare subito e in via prioritaria una riforma che tagli in maniera consistente i costi della politica e della burocrazia, quelli reali mai computati e tantomeno dichiarati, e riorganizzi l’intero sistema. Ed intanto prima di giungere al pareggio di bilancio in Costituzione prevedere una norma che obblighi a:
1) verificare annualmente se il bilancio complessivo consuntivo dello Stato (compreso i BOT) corrisponda al preventivo. Eventuale differenza, se in negativo, dovrebbe essere portata in detrazione nel bilancio dell’anno successivo, se in positivo in detrazione sul debito complessivo. I bilanci dei prossimi anni inoltre dovrebbero prevedere il recupero di almeno un decimo del deficit. Si dovrebbe evitare però, o quantomeno trovare la maniera di controllare, ogni “gioco di prestigio” degli organi amministrativi.
2) Stabilire la percentuale massima da assegnare in bilancio a tutti i livelli degli Organi Centrali e periferici per il comparto che comprende spese per il personale, locali ed in generale per i funzionamenti degli uffici.
Così facendo potremmo giungere alla riforma costituzionale già in parte strutturati e correndo meno rischi di subire tagli iniqui.
Non posso fare a meno di concludere accennando al tema dell’evasione fiscale. Stiamo ragionando di oltre 100 miliardi di Euro l’anno. Abbiamo reale percezione della cifra? Stiamo parlando dell’importo di due manovre “lacrime e sangue”. La sola percezione di ciò dovrebbe indurci all’orrore dell’evasore fiscale, al bando morale e sociale di chi, di fatto, ruba dalle nostre tasche quella parte di soldi che siamo costretti noi a dare al posto loro allo Stato. Ed invece siamo spesso tolleranti fino a sentir dire, addirittura, anche da chi riveste alte cariche nello Stato, che le tasse sono così alte che è legittimo evaderle. Le tasse sono così alte perché c’è chi le evade.
I controlli non possono essere sufficienti essenzialmente perché è a nostro svantaggio il rapporto controllore-controllato ed inoltre i controllori dipendono da organi diversi, anch’essi spesso con sovrapposizioni di competenze.
Lo scontrino fiscale che tutti dobbiamo chiedere è una componente importante che contribuisce a limitare il problema. Ma come la mettiamo con la massaia che deve far quadrare i conti della famiglia e che, quando deve riparare qualcosa in casa, si sente dire “signora con la ricevuta fanno 400 euro, senza bastano 300”. E la risposta è ovvia perché la signora non può scaricare né IVA, né ricevuta. Anche qui forse dovremmo guardare a quei Paesi che riescono a contenere meglio di noi il fenomeno dell’evasione, fino ad allora possiamo solo sperare che la signora abbia maggiore lungimiranza e coscienza dei nostri miopi politici.
Roberto Jucci