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Ma davvero in Italia siam tutti cattolici?
In Italia non c’è nessuno scisma. Nessun cattolico senza papa. I numeri parlano da soli: l’88 per cento degli italiani si dice cattolico. L’80 per cento è favorevole a mantenere il crocifisso nelle aule scolastiche e negli uffici pubblici. L’8 per mille va alla Chiesa mediamente in misura dell’85 per cento. Su queste basi, si potrebbe immaginare che una maggioranza schiacciante degli italiani sia pronta a uniformarsi alle sollecitazioni del Vaticano, per esempio in materia di fedeltà coniugale e di impiego dei contraccettivi. Ma su questo i numeri non ci giungono in soccorso. In Italia ci si sposa sempre meno, e sempre meno con rito religioso. Il numero dei divorzi è quadruplicato in 25 anni, sono cresciute le coppie di fatto e i figli nati fuori dal matrimonio. Siamo forse atei praticanti? Neanche questo è vero. Un sondaggio della fondazione tedesca Bertelsmann su 21 mila cittadini europei ha assegnato agli italiani la palma della religiosità. L’85 per cento degli intervistati dichiara di credere in Dio, il 67 è convinto che ci sia una vita oltre la morte, il 55 addirittura va a messa almeno una domenica al mese e il 47 prega una volta al giorno. In Occidente «un senso del sacro così diffuso e radicato si riscontra soltanto in Polonia, Spagna e Stati Uniti». Dunque possiamo concludere che l’indifferenza sulle direttive della Chiesa coesiste con la «persistenza di un forte sentimento del sacro». Ma è dentro questo sentimento che dobbiamo guardare. Perché c’è di tutto. Secondo Sergio Luzzatto appare diffusa una forma di credenza senza appartenenza», un sentimento che porta a sentirsi persino «più autenticamente cristiani quando si disobbedisce al Vaticano che quando gli si obbedisce». Luzzato probabilmente ha ragione. Sono tanti coloro che credono in Dio «nonostante il Vaticano». Se è così, la Santa Sede ha qualche problema di comunicazione.
Pubblicato il 06 febbraio 2013 - Commenti (2)