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Se i cattolici abboccano alle frottole elettor

«Dio ti vede, Stalin no», si leggeva sui manifesti della campagna elettorale del 1948. Ma oggi cattolici quando votano tengono conto della dottrina sociale della Chiesa? Per il sondaggista Nando Pagnoncelli «è un’illusione che i cattolici votino secondo la consonanza con i propri valori. Tutte le ricerche degli ultimi vent’anni evidenziano una sorta di affrancamento dai pronunciamenti della Chiesa sulla politica e l’agire. Indietro non si torna. Gli elettori mostrano anche una certa insofferenza rispetto a eventuali indicazioni che dovessero giungere dalle gerarchie ecclesiastiche.

Sempre più raramente la Chiesa è in grado di conformare i comportamenti dei cattolici, anche di coloro che vanno a messa. Non a caso si è parlato di una sorta di religione fai-da-te, dove il credente tende ad accettare o rifiutare l’insegnamento o le indicazioni della Chiesa in relazione alla maggiore o minore sintonia con il proprio stile di vita. È chiaro che anche le scelte elettorali rientrano in questo atteggiamento». Insomma, si prega, si vive, si vota, in dis-ordine sparso, come abbiamo già scritto. E i politica si crede un po' a tutti. Eppure i valori del Vangelo servirebbero. Non solo per orientare il voto ma anche per distinguere il grano dal loglio. E a non abboccare alle tante false promesse (quattro milioni di posti lavoro, il 75 per cento delle tasse da trattenere suil territorio, la cancellazione dell'Imu etc.) che stanno inquinando la campagna elettorale.

Pubblicato il 11 febbraio 2013 - Commenti (2)

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Postato da GIAMPY436 il 13/02/2013 18:20

A proposito di "un'agenda (cattolica) per il voto", mi pare che continuiamo a volare alto, troppo alto. Abbiamo quasi paura di sporcarci le mani. E invece adesso è il momento delle scelte concrete, delle indicazioni di preferenza precise. E' inutile che ci nascondiamo dietro un dito: la storia, il pensiero e i limiti dei vari personaggi e delle varie forze in campo li conosciamo. Dobbiamo scegliere. Al voto ormai manca poco. Ecclesia Magistra!

Postato da Libero Leo il 13/02/2013 12:05

Quante promesse contradditorie e, quindi, false, ci capita di sentire in questi giorni! Per non farci ingannare dobbiamo tenere presenti le tendenze di fondo dei due principali schieramenti politici. Da una parte ci sono coloro che hanno sempre sostenuto che bisogna diminuire le imposte e gli sprechi, spiegando concretamente come bisogna fare. Dall'altra ci sono coloro che hanno sempre parlato di aumento delle imposte proponendo una nuova patrimoniale e dichiarando che se si toglie l'IMU sulla prima casa, si sarà poi costretti a rimetterla doppia. Ora pare che questi ultimi abbiano cambiato e propongano di diminuire le imposte, senza peraltro, indicare con precisione come e quando intendono farlo. Chi è più credibile? I ‘tassatori’, facendo ora intendere, seppur vagamente, che diminuiranno le imposte, danno ragione a chi ha sempre sostenuto che bisogna diminuire le imposte e gli sprechi. Comunque, a me sembra che il punto fondamentale è la lotta agli sprechi, che sono annidarti ovunque nella pubblica amministrazione, si manifestano in vari modi e ci costano moltissimo. Lo spreco è l’antisociale per eccellenza. Forse solo gli invidiosi potrebbero volere lo spreco: “piuttosto tutti poveri purchè non ci sia alcun ricco”. Come la falsa madre di fronte a Salomone: pronta a far morire il bambino, pur di non lasciarlo alla vera madre. Se ci guardiamo attorno scopriamo quasi ovunque sprechi. Vi sono studi che indicano che di 100 euro che lo stato incassa, più di 50 vanno sprecati. E’ sullo spreco che bisogna incidere. E per evitare sempre maggiori sprechi bisognerebbe cominciare ad astenersi dal pretendere continuamente che lo stato provveda a tutto, tenendo sempre ben presente che una cosa fatta dallo stato costa 200 invece che 100. Penso che i cattolici dovrebbero cominciare e ridurre le loro pretese: “dare non pretendere”. Se lo stato diminuirà le imposte le offerte private alle opere di bene aumenteranno e vi giungeranno direttamente, senza l’intermediazione dello stato che trattiene 50 su 100.

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