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Se le omelie sono come le omelette
C’è di tutto, tra gli atei devoti, specialità tutta italiana. Ateo devoto. Che significa? Vuol dire non essere credente ma riconoscere l’autorità della Chiesa e delle gerarchie ecclesiastiche, verso i quali sono molto zelanti.
E’ in questo ambito che è maturato il vezzo del “critico teologico”, ovvero di colui assegna le stellette alle prediche delle messe domenicali, una sorta di Guida Michelin dell’omiletica, come se la messa fosse un ristorante, confondendo le omelie con le omelette e ispirandosi evidentemente ad Anton Egò, il critico gastronomico di Ratatouille, in cerca di emozioni forti per sfuggire allo spleen spirituale.
E prima o poi il nostro gourmet teologico troverà un topo in grado di deliziarlo con un fritto mistico. Il contrario dell’ateo devoto, dal lato opposto, è il credente anticlericale. Sempre pronto a dare addosso alla Chiesa, a gridare allo scandalo, ad andare in solluchero per ogni critica o insinuazione laicista. Ad applaudire a scena aperta per ogni accusa a preti, suore o frati. Il credente anticlericale veste spesso Valentino o Armani, ma pretende una Chiesa povera, stracciona, possibilmente lacera.
Senza chiedersi che ne sarebbe della Chiesa senza le sue istituzioni vaticane, senza la linfa finanziaria che sostiene in tutto il mondo le sue «opere di religione». Simpatizza per i Radicali, che peraltro condividono grandi battaglie cristiane (come l’abolizione della pena di morte, l’attenzione per i detenuti, la lotta alla fame nel mondo) ma anche su battaglie per nulla cristiane come aborto ed eutanasia si eccitano freneticamente.
E anche qui ne abbiamo in abbondanza.
Pubblicato il 04 febbraio 2013 - Commenti (4)