16/04/2013
Emma Bonino, 65 anni
Mai come stavolta la scelta del Presidente della Repubblica si preannuncia delicata e decisiva. Le tattiche dei partiti sono solo all'inizio e nel segreto dell'urna potrebbero decidere alcuni franchi tiratori.
Ma se c'è un principio da cui non si può derogare nell'eleggere il Capo dello Stato è quello della sua rappresentatività. Chi siede al Colle deve essere una personalità in grado di dare voce a tutti gli italiani facendosi garante, come recita la Costituzione, dell’unità nazionale.
Nelle ultime settimane s'è fatta strada l'potesi di Emma Bonino. Gode di buona stampa, riscuote grande simpatia tra gli intellettuali, ogni giorno decine di sondaggi la danno per favorita in virtù del suo essere donna e delle sue battaglie laiciste. Insomma, alle élite del nostro Paese la leader radicale piace. Molti però sorvolano su un piccolo particolare: alle ultime elezioni politiche la lista in cui era candidata la Bonino, "Amnistia Giustizia Libertà", ha preso alla Camera dei deputati la percentuale dello 0,19%, cioè 64.709 voti restando fuori dal Parlamento. E dal punto di vista politico e culturale non rappresenta affatto il mondo cattolico ma incarna piuttosto una cultura radicale libertaria che nulla a che vedere con le posizioni e la sensibilità di chi, anche da laico, si batte, Costituzione alla mano, per difendere la famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio».
La sua linea, ribadita da anni di campagne e scioperi della fame, è chiara: depenalizzazione di tutti i tipi di droga, divorzio breve, apertura ad ogni tipo di famiglia comprese quelle composte da coppie omosessuali, eutanasia, liberismo sfrenato in economia, abolizione della legge 40 sulla fecondazione assistita, accettazione dell’ideologia del gender secondo la quale, come ha ricordato Benedetto XVI, «l’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità che caratterizza l’essere umano. Nega la propria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela». E poi ancora: aperture sulle banche del seme e all’utero in affitto.
Senza dimenticare che la Bonino entrò in Parlamento la prima volta nel 1976 sull’onda della notorietà conquistata quando aiutava le donne ad abortire illegalmente a domicilio. Una pratica che lei stessa descrisse in un’intervista: «Gli aborti», spiegò, «vengono fatti con una pompa di bicicletta, un dilatatore di plastica e un vaso dentro cui si fa il vuoto e in cui finisce il contenuto dell’utero. Io uso un barattolo da un chilo che aveva contenuto della marmellata. Alle donne non importa nulla che io non usi un vaso acquistato in un negozio di sanitari, anzi è un buon motivo per farsi quattro risate».
Non a caso il mondo cattolico, dai media alle associazioni, ha preso le distanze dall’ipotesi Bonino al Quirinale: «Non è mestiere nostro proporre candidature», ha spiegato il presidente del Forum delle associazioni familiari Francesco Belletti, «chiediamo solo che il nuovo presidente non sia il "campione" di una parte ma che, nel rispetto reciproco, sappia tenere insieme le grandi differenze politiche, valoriali, religiose che rappresentano un patrimonio italiano». Secondo il Movimento per la Vita c’è «totale incompatibilità fra l'esperienza politica di chi sin da giovane ha scelto di battersi per l’aborto e quel ruolo di rappresentanza massima dei cittadini che caratterizza le funzioni che spettano alla Presidenza della Repubblica». Il Capo dello Stato, ha affermato il Movimento, è il «primo garante della Costituzione che fin dai suoi primi articoli proclama l'impegno della Repubblica a garantire e tutelare i diritti inviolabili dell'uomo. Che tra questi rientri primariamente il diritto alla vita, è generalmente e logicamente riconosciuto».
Sulla stessa linea anche l’Associazione nazionale famiglie numerose: «Noi chiediamo», hanno affermato in una nota i presidenti Giuseppe e Raffaella Butturini, «di tracciare il volto e l’azione di un presidente a partire da quella che è la risorsa prima e insostituibile della società, il suo "cuore pulsante", il luogo dove si generano consumi, relazioni, coesione sociale e fraternità, il luogo dove si genera il futuro della nostra società: la famiglia, “la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” come scrive all’articolo 29 la nostra Costituzione, con una formulazione dovuta a Palmiro Togliatti».
Emma Bonino, è evidente, non rappresenta tutti gli italiani e, se eletta, dovrebbe rappresentare una Costituzione fondata su alcuni principi che lei stessa nella sua lunga carriera politica ha combattuto aspramente.
Antonio Sanfrancesco
a cura di Francesco Anfossi e Fulvio Scaglione