1 Gennaio 2012 - Maria Santissima Madre di Dio

Adorazione dei pastori, tela di Giorgione (1477-1510).
Adorazione dei pastori, tela di Giorgione (1477-1510).


Luca (2,16-21)

[I pastori] andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

L'esperienza dello stupore

Chi è al centro di questa pagina evangelica? Non ci sono dubbi: il “bambino”. È lui che viene cercato, trovato, visto, raccontato dai pastori. È lui che rende pieni di stupore quanti ne sentono parlare. È lui che viene circonciso e riceve il nome. Ma anche Maria compare in una posizione del tutto singolare: viene incontrata dai pastori, presenta un cuore che custodisce e medita il “mistero” della salvezza, offre il suo grembo per il concepimento di Gesù, ossia di Dio che si fa uomo per noi.

Chi è al centro? Siamo tentati di dire: sono i pastori, che dall’angelo hanno ricevuto l’annuncio gioioso della nascita di Gesù. Proprio su di loro vogliamo soffermarci. Si trattava di gente piuttosto rozza, ai margini della società, non estranea a ruberie o addirittura a qualche delitto.

Luca li fotografa in cammino: «andarono senza indugio». Sentono irresistibile il bisogno di verificare l’annuncio ricevuto. I loro passi non sono mossi da semplice curiosità, quanto da un atteggiamento virtuoso di apertura e di accoglienza: l’annuncio è così straordinario che, se vero, è l’inizio di qualcosa di grande, di bello, di affascinante: è la sorprendente novità della salvezza, di una speranza di riscatto che è anche per loro. Sì, gente rozza ed emarginata i pastori, ma anche semplici, attenti ai segni, incapaci di dire di no alle cose da poco: anche un segno piccolo basta al loro bisogno. E cosa è più piccolo di un bambino? Cosa è più fragile? Ma i segni non sono, per loro natura, fragili? Chiedono di essere spiegati e interpretati: in questo caso, dalla luce nuova della fede. I pastori non possono attingere alla loro “cultura”: non ne hanno, non conoscono neppure le Sacre Scritture. Sanno solo ripetere le parole dell’angelo e se ne fanno portavoce persino a Maria e Giuseppe, che si stupiscono di quanto si avvera: anche loro, per la verità, avevano avuto solo la garanzia della parola di un angelo e pochi segni fragili per dire il loro sì a Dio!

segni fragili per dire il loro sì a Dio! In particolare Maria si rafforza nella speranza di tutto Israele e ricollega le fila di una meditazione ormai lunga nove mesi di attesa, che ridà a Dio il suo posto dentro la storia degli uomini: l’Onnipotente è suo Figlio, nato da lei all’interno di un disegno che lei stessa comprende solo attraverso una fede giovane, ma che non sa dire di no a Dio.

«Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori». Anche questi hanno un loro spazio nel brano evangelico. È lo spazio amplissimo della folla, di cui tutti noi siamo parte. E così l’esperienza dello stupore che i pastori vivono nell’incontro con il “bambino” si allarga anche a me: anch’io non posso non essere preso da stupore di fronte a Dio che mi ama e mi salva così.

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