11 nov - XXXII domenica del Tempo ordinario

Il dono totale di sé

Marco (12,38-44)

[Gesù] Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo. Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

Ricordiamo tutti un brano del Vangelo di Matteo simile a questo di oggi: dopo aver annunciato le Beatitudini, Gesù stigmatizza la vanità degli «scribi e farisei ipocriti» che «suonano la tromba davanti a sé quando fanno l’elemosina». (Mt 6,2), ottenendo il risultato di avere ricompensa non da Dioma dagli uomini: il che, in realtà, è ben poca cosa! Ciò che mi sembra bello nella pagina di Matteo è il fatto, tra l’altro, che Gesù attribuisce a Dio un “nome” suggestivo: «Colui che vede nel segreto». Sì, nel segreto del nostro cuore un gesto da poco può avere un valore immenso agli occhi del Signore, anche se nessuno di noi lo coglie. È davvero preziosa allora l’indicazione a valutare il nostro agire guardando a Colui che ci scruta e mirando solo alla sua ricompensa. L’esortazione di Gesù, insieme al fatto della vedova “povera” e delle semplici “due monetine”, ci suggerisce che non dobbiamo avere alcuna paura né tanto meno provare alcun disprezzo per ciò che è piccolo: piccolo, come un seme gettato nel terreno buono, è persino il Regno di Dio! D’altra parte l’affermazione secondo cui «ciò che conta è il cuore» ci spinge a fare bene i conti con l’effettiva generosità nel dare: non può essere affatto una scusa per dare poco a chi ha bisogno! Precisamente per questo Gesù “mostra” ai suoi discepoli il cuore grande di questa vedova che non ha dato né poco né tanto, ma ha dato “tutto”. E c’è differenza tra il poco, il molto e il tutto: il tutto vale più del molto e non può mai essere poco: entra negli stessi orizzonti sconfinati della compassione di Dio verso chi lo dona. Questo però è anche un brano di vangelo imbarazzante: dice che non avremo mai dato abbastanza fin tanto che non avremo dato tutto! Ma è mai possibile? Guardiamo a Gesù che dona sé stesso: è il massimo possibile del dare. Lui non l’ha fatto in una volta sola, con un gesto in qualche modo affrettato di generosità, ma ha saputo e voluto donarsi secondo il disegno di Dio, obbedendo al quale non ha tenuto davvero nulla per sé: sulla croce Gesù si è spogliato totalmente persino della propria volontà per realizzare tutta e sola la volontà di salvezza del Padre a nostro riguardo. Gesù ha messo tutto sé stesso nel tesoro di quanto noi da sempre chiamiamo Vangelo: la buona notizia – l’evento meraviglioso e sorprendente – che Dio si è speso totalmente per noi nel suo Figlio, l’Amato. E così egli ci raggiunge e tutti ci conforta e ci rigenera. Mi pare di poter vedere questo “dono totale di sé” in tante delle vostre case, in molte confidenze da voi espresse: i racconti che ascolto sono richiesta di preghiera e nascondono in sé un grande disinteresse da parte di tanti uomini e donne che si spendono in continuità dando tutto quello che possono per una ragione di carità in famiglia e, spesso, anche al di là degli orizzonti della propria casa. Amare l’altro come si desidera il bene per sé è lo sfondo luminoso di innumerevoli gesti d’amore che portano la firma di tanti credenti e uomini e donne di buona volontà: di tutti costoro il Signore si compiace! E ne gioisce!

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