2/09/2012 - XXII domenica Tempo ordinario
Marco
(7,1-8.14-15.21-23)
Chiamata di nuovo
la folla, [Gesù] diceva
loro: «Ascoltatemi tutti
e comprendete bene! Non
c’è nulla fuori dell’uomo
che, entrando in lui,
possa renderlo impuro.
Ma sono le cose
che escono dall’uomo
a renderlo impuro». E diceva [ai suoi
discepoli]: «Dal di dentro
infatti, cioè dal cuore degli
uomini, escono i propositi
di male: impurità, furti,
omicidi, adultèri, avidità,
malvagità, inganno,
dissolutezza, invidia,
calunnia, superbia,
stoltezza. Tutte queste
cose cattive vengono fuori
dall’interno e rendono
impuro l’uomo».
Con tutto il cuore
Le parole di Gesù pongono la questione
del cuore dell’uomo, dove si annida una
molteplicità di sentimenti, decisioni e gesti
che mostrano ciò che noi siamo.
Nella Bibbia Dio parla a noi attraverso il
“cuore”, leggendo nel profondo segreto della
vita di ciascuno, e dal cuore noi a lui rispondiamo.
Ed è sempre col cuore che stiamo in
ascolto della realtà: la leggiamo, la valutiamo,
la soppesiamo e prendiamo le decisioni
che contano.
Così, quando diciamo a una persona
o ci rivolgiamo a Dio stesso nella preghiera
dicendo «ti amo con tutto il cuore», esterniamo
non un sentimento vago, ma la decisione
di impegnarci per un progetto comune che corrisponde
certamente alla volontà dell’altro (anche
alla volontà di Dio), ma è pienamente deciso
e condiviso anche da noi.
Può aiutarci a capire il Vangelo la bellissima
preghiera di san Paolo per i cristiani di Efeso:
«Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri
cuori, e così, radicati e fondati nella carità,
siate in grado di comprendere con tutti i santi
quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la
profondità e di conoscere l’amore di Cristo che
supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di
tutta la pienezza di Dio» (Ef 2,17-19).
Domandiamoci allora: che cosa c’è nel nostro
cuore e quali sono le decisioni che quotidianamente
prendiamo? Mirano alla vita di fede
attraverso il compimento di ogni buona volontà
contraria a qualsiasi ingerenza del male
nella vita nostra e del mondo? Oppure il nostro
cuore è superbo, ci chiude in un’autosufficienza
che forse, nonostante le apparenze,
non va contro il male che c’è ma si accontenta
di non farne troppo?
È di questo che Gesù discute con gli scribi e i
farisei che vivono appoggiati unicamente alle
tradizioni. Il bene che altri hanno inteso nel
passato e hanno compiuto nel presente non deve
generare un noioso rimpianto di ciò che
una volta tutti facevano e ora non più! Non possiamo
essere come gli interlocutori di Gesù che
si chiedono, piagnucolando, «dove andremo a
finire» se i tuoi discepoli non purificano le loro
mani prima di mangiare?
La risposta di Gesù mostra come egli è in profonda
sintonia col cuore di tutti: di quanti lo seguono
sforzandosi di percepire la novità dirompente
della sua Parola e di quanti non si aprono
alla legge nuova dell’amore che fa il bene.
L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori
(ecco ciò che deve entrare in noi e trovare una
volontà disponibile) perché da questi stessi
cuori esca solo bontà, compassione, solidarietà,
condivisione, capacità di rivolgerci insieme
all’unico Padre che ama tutti ed è in cerca
di ciascuno e, da ciascuno, vuole una risposta
fatta di preghiera e di vita buona.
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