23 gennaio 2011 - III domenica Tempo ordinario


Matteo (4,12-23)


Quando Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: «Terra di Zàbulon
e terra di Nèftali, sulla via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti! Il popolo che  abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta». Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».



La strada indovinata

«Venite dietro di me, vi farò pescatori di uomini» (Mt 4,19). L’inizio della vita pubblica del  Maestro di Galilea coincide con la presentazione ai discepoli del suo programma:  «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt 4,17). Una proposta calata nel cuore  della storia che provoca un dinamismo di rinascita, di vittoria su ogni morte.

Conversione sta proprio per strada indovinata, per via finalmente giusta, capace di condurre alla meta sognata. L’attesa dell’uomo è vincere le tenebre, quelle oscurità di dentro che bloccano il significato del vivere, che impediscono la visione del vero, che rendono impossibile un  passo felice e per questo la proposta del Maestro è attesa da sempre dall’uomo  sofferente, dal popolo di ieri e di oggi: «Il popolo che abitava nelle tenebre vide una  grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta» (Is 9,3; Mt 4,16).

Matteo lega, e sente di doverlo fare, l’inizio dell’avventura di Gesù di  Nazaret con la profezia messianica di Isaia e se il suo Vangelo, indirizzato  prevalentemente agli ebrei, vuole dichiarare che l’atteso dai popoli è proprio il Maestro, è  vero anche che questa verità è posta con un brio, con una vivacità di parola che  travalicando il tempo acchiappa i cercatori di verità, i giusti di ogni stagione e li convoca a uscire dalle tenebre per seguire la luce.

La proposta è formidabile, passo deciso da imitare, quello del Maestro, la speranza è poter vedere grazie alla luce finalmente  ritrovata: «Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia... Hai spezzato il giogo... la  sbarra sulle sue spalle» (Is 9,2-3). Seguire colui che grida: «Il regno dei cieli è vicino» è scegliere una strada diversa, un orientamento diverso della vita, è convertire la rotta  scegliendo la direzione del Maestro.

Così l’inizio della vita pubblica di Gesù coincide con  l’annuncio del regno, sintesi di programma che man mano diventerà sempre più chiaro per coloro che ne saranno attratti e coincide anche con la convocazione alla compagnia:  «Venite dietro di me». Pietro, Andrea, Giacomo, Giovanni sono i primi di una moltitudine che lasciano le reti del passato accettando la sfida, investendo sulla parola di Gesù di  Nazaret. Lasciano le reti e subito seguono il Maestro.

Bella sfida quella di Gesù, potente quella dei discepoli, subito lo seguirono, sembra finanche troppo per chi è affaccendato in tutt’altro. Tuttavia, a ben leggere, a quell’avverbio, subito, che dice tempo veloce di  risposta, si potrebbe perfino dare diverso significato e tradurlo con mettendosi in corsa, correndo come in una gara. Chi si mette in gara spera di vincere, non è detto che ci riesca: necessario è provarci, il resto lo farà il Maestro.

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO ROMANO, curata dal cardinale Dionigi Tettamanzi. 

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