Matteo (3,1-12)
Giovanni il Battista e predicava nel deserto della Giudea dicendo:«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Egli infatti è colui del quale aveva parlato il profeta Isaìa quando disse: «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!». E lui, Giovanni, portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano cavallette e miele selvatico. Allora Gerusalemme, tutta la Giudea e tutta la zona lungo il Giordano accorrevano a lui e si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.
Il regno è vicino
«Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri» (Mt 3,3). La voce di Giovanni Battista che grida nel deserto della Giudea, chiamando tutti alla conversione, oggi più che mai risuona nel deserto del nostro tempo. Terra arida e senz’acqua appare questo nostro mondo preda di un individualismo esasperato, di conflitti e interessi di parte che impediscono al seme della pace, quella sociale e quella dell’anima, di germogliare.
La corsa affannosa per ricoprire i primi posti, la smania di avere tutto e subito a danno degli altri, la bramosia di futili piaceri, il vuoto etico e culturale di una generazione manipolata e indotta a giudicare secondo le apparenze, per sentito dire, stanno impedendo all’umanità di imboccare il sentiero della felicità.
Sepolcri imbiancati, come i farisei e i sadducei dell’epoca, sono molti i falsi profeti dalle vesti eleganti, dal viso imbellettato, che sbandierano il miraggio di una felicità raggiungibile solo con la logica del possesso, abbandonando a sé stessi gli ultimi della terra. «Razza di vipere!... Fate dunque frutti degni di conversione» (Mt 3,7-8), direbbe loro il Battista, «Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia altrettanto» (Lc 3,11).
Vestito di peli di cammello e cibandosi di cavallette, Giovanni invitava a purificarsi da una fede professata con le labbra, ma non con il cuore. Inneggiava alla logica dell’essenziale, perché tutto ciò che è superfluo appesantisce l’anima e rallenta il cammino verso la felicità, quella vera.
La felicità di un mondo pacificato dove «il lupo dimorerà insieme con l’agnello» (Is11,6) e ogni uomo, ritrovata la sua dignità creaturale, sarà pronto a ricevere lo Spirito Santo, «spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore» (Is 11,2). Usciamo, allora, dal deserto di questo nostro tempo e invertiamo la rotta per arrivare altrove. Lontani dal rumore del mondo, facciamo deserto nel nostro cuore per riscoprire nell’essenza della vita, nella condivisione e nella solidarietà il segreto della felicità.
«Convertitevi», gridava il Battista, «perché il regno dei cieli è vicino!» (Mt 3,2), vicino non solo nel tempo, ma nello spazio. È vicino perché è dentro di noi e da adesso, tra il già e il non ancora, nell’attesa del Signore che viene, possiamo avvertire la gioia del regno se raddriziamo i sentieri e ci lasciamo guidare alla scoperta della meta dalla luce del Vangelo, dalla logica dell’amore e della giustizia. Solo allora «un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici» (Is 11,1). Solo allora sarà un felice Natale.
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