7 agosto 2011 - XIX domenica Tempo ordinario


Matteo (14,22-33)


Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò.


L’umiltà di affidarsi

«Coraggio, sono io, non abbiate paura!» (Mt 14,27). È la risposta rassicurante che il Maestro dà ai suoi discepoli, mentre, camminando sul mare, andava verso di loro per placare il vento e le onde che agitavano la barca. «Non abbiate paura!» è la risposta che vorremmo sentire anche noi, quando travolti dalle tempeste della vita la nostra fede diviene flebile, sbiadita, come un fantasma lontano incapace di darci coraggio. Anche noi, quando le difficoltà del vivere ci soffocano, imploriamo come Pietro: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te» (Mt 14,28), come per dire: «Se tu sei Dio, fammi sentire la tua presenza con un prodigio. Sollevami da terra e crederò in te».

La nostra fede, ancora immatura, ci porta a credere che la presenza di Dio debba manifestarsi in maniera spettacolare con la stessa forza di un vento impetuoso, di un terremoto o di un incendio capaci di sconvolgere la natura. La presenza di Dio, invece, è una presenza costante che si manifesta senza fare rumore, nel silenzio, nel «sussurro di una brezza leggera» (1Re 19,12).

Una presenza che sa avvertire chi nella quotidianità degli eventi, belli o brutti che siano, ha fede nella parola del Signore che sussurra al nostro cuore: «Coraggio!». Solo nella Parola, infatti, possiamo trovare le risposte che cerchiamo, la forza di andare avanti anche nei momenti più bui.

Se, al contrario, oltre la Parola ci ostiniamo a cercare segni prodigiosi, inevitabilmente il dubbio si insinuerà in noi e impauriti affonderemo nei nostri dolori. Andare verso Gesù è un camminare verso di lui con la certezza di poter attraversare il mare dell’esistenza, forti della sua Parola, anche quando il vento spira forte. Proprio nei momenti più difficili, il Signore continua a chiamarci e per darci coraggio nell’ora della prova ci ripete: «Vieni!» (Mt 14,29), ma chi, come Pietro, non si accontenta della sua Parola continua a gridare: «Signore, salvami» (Mt 14,30), senza capire che sul legno della croce il Signore ci ha già salvati da ogni morte. Il suo amore è così grande che nemmeno nel momento del dubbio ci abbandona e, quando l’acqua ci arriva alla gola, ci tende la mano e ci afferra per non lasciarci annegare nei nostri dubbi.

Se nei momenti di sconforto avessimo l’umiltà di affidarci a Dio, di aggrapparci a quella mano tesa che ci viene in soccorso, forse sentiremmo nel nostro cuore la voce del Maestro ripetere: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato? » (Mt 14,31). Più che un rimprovero, le parole del Signore risuonerebbero come quelle di una madre che, carezzando il suo bambino, intenerita dalla sua ingenua paura del buio, lo esorta al coraggio, perché anche nel buio lei è sempre lì, pronta a proteggerlo.

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In queste pagine potete trovare il commento alla liturgia domenicale e festiva secondo il RITO ROMANO, curata dal cardinale Dionigi Tettamanzi. 

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