Epifania del Signore - 6 gennaio 2013

Matteo (2,1-12)

Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme [...]. Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il Bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.


Sapienti come i Magi

Mi sono lasciato guidare da un particolare del Vangelo. Matteo scrive: «Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire...». Mi ha colpito il contrasto tra l’agire segreto di Erode, turbato dall’invidia, e lo splendore della stella che chiama tutti i popoli al luogo della misericordia di Dio.

I Magi sono i primi ad arrivare, dopo i pastori. Ne verranno molti altri: la donna sirofenicia (Mc 7,26) che implora per la sua bambina, alcuni greci che vogliono vedere Gesù, proprio come i Magi (Gv 21,20)... e noi che abbiamo allestito il presepe nelle nostre case per “vedere” ciò che il Signore ha posto sotto gli occhi dei tre Sapienti: un Bambino la cui umanità povera contrasta con ogni invidia e paura dei potenti che ovunque scorgono minacce alla loro supremazia.

Ma questa è superata dal “potere” dell’umiltà, della ricerca appassionata della verità con la quale il Signore, l’Onnipotente, ama ogni uomo. Il potere non vede tutto questo perché tende a bastare a sé stesso e a difendersi anche da ciò che minaccia non è: il potere ha paura della verità di Dio, si sente giudicato nel male e nel bene che compie e sente di dover reagire... di nascosto. Ma Dio vede ed entrando nel segreto del cuore degli uomini fa loro sognare vie nuove, forse faticose e inedite, li guida «per un’altra strada» e li accompagna “a casa”, là dove è necessario dire le buone esperienze che ci hanno coinvolto e cambiato la vita.

Davanti al presepe, anche noi siamo diventati sapienti: abbiamo contestato i nostri piccoli deliri di onnipotenza e abbiamo abbracciato l’Amore che risplende a Betlemme e a cui la “stella” della parola di Dio ci guida ogni giorno. Basta leggere i nostri Vangeli, come hanno fatto i Magi con i loro libri, per vivere in questa umile giustizia che ci rende somiglianti a Gesù, il Figlio di Dio che si manifesta a quanti ancora oggi lo accolgono e lo invocano.

Ma che fine hanno fatto i Magi? In realtà non sappiamo altro di loro. Per completare il racconto si devono seguire le tradizioni che si sono formate nel tempo. Una di queste ci dice che i tre sono diventati cristiani e furono consacrati vescovi dall’apostolo Tommaso. Morirono martiri a un’età molto avanzata e furono sepolti in India, dove lo stesso Tommaso avrebbe predicato. Un’altra tradizione sostiene che le loro reliquie furono trasportate dal vescovo Eustorgio da Costantinopoli a Milano.

Raccolgo queste tradizioni solo per accennare a una profonda verità: nessuno che abbia “visto” Gesù può andarsene indifferente. Allo stesso modo, chi ha ascoltato la sua Parola, non può restare tale quale era prima. I Magi, stando alla leggenda, sono morti martiri. E noi, che oggi contempliamo la manifestazione del Signore al mondo, saremo suoi testimoni coraggiosi nel mondo? A chiederlo a ciascuno di noi è il Signore stesso!

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