XXIX domenica del Tempo ordinario


Marco 10,35-45
 
[...] Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».


Dal potere al servizio


Quando c’è di mezzo il potere, non è facile “essere a posto” e “far bella figura” con Gesù! Il potere fa gola a tutti: non c’è solo il potere economico o politico o mediatico; ci sono tante forme, piccole o grandi, di potere e diventa davvero complicato dire con troppa sicurezza che noi no, non siamo uomini potenti! Sta di fatto che vorremmo tanto esserlo: magari tra i vicini di casa, nelle assemblee condominiali, o con quelli di famiglia, quando ci imponiamo inutilmente, o al lavoro, con certi colleghi o con certi superiori, nel gioco, con gli amici, a scuola, in parrocchia...

Ma cos’è il potere? È quell’atteggiamento che assumiamo quando gli altri sono di intralcio al nostro successo, ai nostri desideri, alle nostre pretese e comodità. Chi ha un certo potere, se lo esercita per facilitarsi la carriera o la vita, venendo meno al suo impegno per il bene comune, ha già messo sotto i piedi qualche povero, lo ha messo da parte per un bene di interesse personale, non considera più che altri fanno fatica mentre lui usa le leve “giuste” per avvantaggiarsi in qualcosa.

Giustizia vorrebbe che facesse bene ciò che potrebbe o dovrebbe fare a servizio di tutti, ma lui sceglie di servirsi degli altri per fare il proprio interesse. Il potere viene esercitato ingiustamente anche quando, pur dovendolo fare, non paghiamo le tasse. Di nascosto, quasi fingendo di non accorgerci, mettiamo in tasca qualcosa che pagheranno altri... Una forma particolare di potere è quella di raccomandarsi a qualcuno per passare davanti a tutti.

È il caso del Vangelo di oggi, di Giacomo e di Giovanni: non sono però i peggiori tra gli apostoli. Anche tra gli amici di Gesù, serpeggiava la pretesa del posto migliore semplicemente sussurrando all’orecchio del Maestro qualche buona parola, sottovoce, in segreto («gli si avvicinarono»). Si sa che «il potere logora chi non ce l’ha» e che, sentendoci scavalcati in qualcosa, dobbiamo reagire. Così, gli altri dieci mostrano di avere nel cuore la stessa tentazione dei primi due e «cominciarono a indignarsi » con loro.

Qui occorre fare attenzione: l’indignazione di fronte all’evidenza del potere mal gestito può diventare il segno più subdolo che non siamo poi così diversi da chi ha apertamente agito solo per sé stesso, mettendo da parte altri. Ci conviene allora ascoltare bene le parole di Gesù: «Voi sapete come vanno le cose!».

Indignarsi non serve a molto; l’indignazione è giusta, ma occorre subito guardare dentro di noi: forse ci indigniamo perché l’altro è arrivato prima, ma... se avessimo potuto, ora saremmo noi più in alto, più soddisfatti, più “a posto” di lui, ma non nel profondo della nostra coscienza. Sì, ascoltare le parole di Gesù. Soprattutto fissare gli occhi del nostro cuore su di lui: «il Figlio dell’uomo non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

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