22
set

Tifone Roke: in Giappone piove sul bagnato

tifone roke

Dopo il passaggio del tifone Talas, che a inizio settembre ha portato in diverse zone del Giappone piogge torrenziali accompagnate da numerose frane e inondazioni, il Paese del Sol Levante ha dovuto far fronte a una nuova temibilissima tempesta, il tifone Roke, che come testimoniato dall’immagine scattata dal satellite Aqua della NASA già martedì 20 si è pericolosamente avvicinato all’Arcipelago Giapponese.
Nelle prime ore di mercoledì 21 settembre il violento tifone ha quindi investito Honshu, la più grande isola dell’Arcipelago (la stessa su cui sorge Tokio), accompagnato da venti che soffiavano a oltre 160 chilometri orari e con raffiche che hanno sfiorato addirittura i 200 chilometri orari.

Il passaggio di questo intenso ciclone tropicale ha causato in Giappone un generale stato d’allerta e in particolare nella città di Nagoya il timore per la possibile esondazione di due diversi fiumi ha spinto le autorità a ordinare l’evacuazione di circa 80000 persone e a consigliare un analogo comportamento a un altro milione di cittadini.
Fortunatamente la violenta tempesta, oramai indebolita, si sta adesso allontanando dal Giappone, dove però ha causato almeno 8 vittime e provocato numerosi danni e disagi, compresa la chiusura di molte importanti fabbriche e il blocco per diverse ore di una delle linee ferroviarie più congestionate al Mondo, quella di Tokio.
Il passaggio di cicloni tropicali sul Giappone non è tuttavia evento insolito: più della metà delle piogge che mediamente cadono ogni anno sull’Arcipelago Giapponese sono difatti portate dalle tempeste tropicali e dai tifoni (così vengono chiamati in Giappone i cicloni tropicali più violenti) che tra fine estate e inizio autunno attraversano l’Arcipelago.

Pubblicato il 22 settembre 2011 - Commenti (0)
18
lug

Cicloni: uragani e tifoni sono cugini

Un tifone tropicale.
Un tifone tropicale.

Curiosando

I cicloni tropicali sono tipiche perturbazioni della fascia tropicale dall’inconfondibile forma a spirale con un “occhio” nella parte centrale, diametro intorno dai 300-500 km, piogge torrenziali, venti violentissimi, spesso fino a più di 250-300 Km/ora.
I cicloni tropicali prendono il nome Il nome di Tifone nel Pacifico, Uragano nell’Atlantico, Ciclone nell’Oceano Indiano, Willy-Willy in Australia.
Si formano solo sugli oceani molto caldi e in particolare al di sopra delle aree marine ove la temperatura della acque superficiali superi i 26-27 °C.

In questi casi l’aria degli strati più bassi, surriscaldata dall’acqua, diviene molto più leggera di quella circostante e, spinta verso l’alto, condensa sotto forma di imponenti nubi temporalesche l’enorme umidità sottratta all’oceano.
Per di più la colonna d’aria calda in ascesa, essendo più leggera dell’ambiente circostante, genera al suolo un profondo vortice di bassa pressione (fino a 940 hPa nella parte centrale) intorno al quale ruota, a forma di spirale, tutto l’ammasso nuvoloso.
La regione sgombra di nubi nel suo centro – l’occhio del ciclone – si genera perché parte dell’aria che sale ricade poi verso il centro del ciclone ove per compressione e riscaldamento dissolve le nubi in formazione.

Pubblicato il 18 luglio 2011 - Commenti (0)
07
lug

Ciclone tropicale nell’Atlantico, primi morti

Hai visto mai

Nella seconda parte della scorsa settimana nel Mar dei Caraibi si è rapidamente formato un ciclone tropicale che, dopo aver attraversato la Penisola dello Yucatan, il giorno 29 è riemerso sul Golfo del Messico dove, scorrendo al di sopra di mari molto caldi, ha acquistato notevole energia (il calore e l’umidità forniti dalle superfici marine sono il carburante che alimenta i cicloni tropicali), come testimoniato dall’immagine scattata dal satellite GOES-13 della NOAA.
Il ciclone, cui è stato assegnato il nome di Arlene, è stato il primo del 2011 a formarsi nel bacino atlantico e quando il giorno 30 ha nuovamente investito le coste del Centro America lo ha fatto con l’intensità di una tempesta tropicale che ha scatenato sul Messico piogge torrenziali e venti a circa 100 chilometri orari.

In particolare le piogge insistenti e abbondanti, che durante il fine settimana scorso hanno accompagnato la tempesta nel suo passaggio sul Messico, purtroppo hanno provocato numerosi danni e anche delle vittime: più di 200 000 famiglie sono rimaste per molte ore senza energia elettrica, centinaia di abitazioni e diverse strade sono state rese inagibili e a causa di numerose frane e allagamenti hanno perso la vita 17 persone, mentre altre 2 rimangono tutt’ora disperse. In compenso le frange periferiche di questo ciclone tropicale si sono spinte fin sul Texas dove, grazie ai diffusi acquazzoni portati dalle nubi cariche di pioggia della tempesta, si è in parte alleviato il periodo di forte siccità che negli ultimi mesi ha colpito le regioni meridionali di questo stato. 

Pubblicato il 07 luglio 2011 - Commenti (0)
23
giu

Il ciclone che ha spaventato i messicani

Hai visto mai




All’inizio di questa settimana si è rapidamente sviluppato e intensificato un ciclone tropicale nel tratto di Oceano Pacifico al largo delle coste messicane: la tempesta Beatriz, così è stato chiamato questo ciclone, si sta ora lentamente muovendo verso l’oceano aperto ma nel frattempo ha acquistato grande forza, fino a divenire un vero e proprio uragano, ovvero un ciclone tropicale che ha raggiunto la massima intensità. L’uragano Beatriz, come testimoniato nell’immagine scattata lunedì dai satelliti della NOAA, già all’inizio della settimana ha coperto con le sue nubi dense e minacciose i cieli di importanti località turistiche quali Acapulco, Manzanillo e Zihuatanejo, che ha flagellato con piogge torrenziali, onde di marea alte qualche metro e venti che soffiavano a oltre 140 chilometri orari.

Attualmente il ciclone tropicale è ancora assai violento ma secondo gli esperti del National Hurricane Center americano nelle prossime ore dovrebbe perdere intensità e soprattutto, se non cambierà repentinamente direzione, si allontanerà dalle coste messicane, andando piano piano a spegnersi in aperto Oceano Pacifico, distante dal continente. Fortunatamente il nucleo del ciclone non ha investito direttamente il Messico, per cui al momento non si contano vittime e anche i danni sono rimasti relativamente contenuti. Beatriz è già il secondo uragano che si forma, in questo 2011, nelle acque dell’Oceano Pacifico Orientale, di fronte alle coste americane, e secondo gli esperti americani presto cominceranno a formarsi intensi cicloni tropicali anche nell’Atlantico.

Pubblicato il 23 giugno 2011 - Commenti (0)
09
giu

La cicatrice lasciata dal tornado

Hai visto mai

Spesso risulta difficile comprendere appieno la forza e il potere devastante dei fenomeni atmosferici più violenti, ma in alcune occasioni, soprattutto grazie alle foto provenienti dai satelliti in orbita attorno alla Terra, si riescono a ottenere immagini in grado di mostrare chiaramente quanto possano essere distruttivi certi eventi.
E’ ciò di cui ad esempio ci si può rendere conto attraverso l’immagine qui sopra che, scattata domenica 5 giugno dal satellite Landsat-5 della NASA, ritrae la regione del Massachusetts (stato nordorientale degli USA) nei pressi delle cittadine di Sturbridge e Southbridge: anche dallo spazio difatti risulta evidente la scia (di colore marrone) di totale devastazione lasciata da un violento tornado che pochi giorni prima ha attraversato la regione e che fortunatamente ha solo sfiorato i due centri urbani.

Responsabile della cicatrice lunga circa 63 chilometri lasciata sul territorio del Massachusetts è difatti un tornado di categoria EF3 (cioè una enorme e potente tromba d’aria accompagnato da venti che soffiano a intensità comprese fra 219 e 266 chilometri orari) che lo scorso primo di giugno nella sua inesorabile avanzata ha causato anche due vittime e il ferimento di alcune decine di persone. I tornado così intensi nel New England sono decisamente rari ma non eccezionali, come dimostrato dal fatto che uno dei più letali della Storia americana abbia colpito proprio questo stato: il 9 giugno del 1953 difatti un devastante tornado investì la città di Worcester con venti che soffiavano a più di 340 chilometri orari, uccidendo ben 94 persone.

Pubblicato il 09 giugno 2011 - Commenti (0)
05
mag

I tornado negli USA


I tornado sono gigantesche e violentissime trombe d’aria che in primavera si formano con una certa frequenza nelle Grandi Pianure americane. La scorsa settimana però è stato battuto un vero e proprio record, che ha costretto addirittura il presidente americano Obama a inviare aiuti federali nello stato dell’Alabama. Tra il 27 e il 28 aprile nell’arco di appena 24 ore, si è difatti formato un numero impressionante di tornado, ben 312, che hanno devastato le regioni sud-orientali degli Stati Uniti, causando nel complesso circa 340 vittime: mai a memoria d’uomo si erano visti così tanti tornado nell’arco di appena 24 ore! E tra i più violenti c’è sicuramente quello che ha colpito Tuscaloosa, in Alabama: largo quasi tre chilometri, accompagnato da venti che soffiavano a oltre 250 chilometri orari, nell’attraversare la cittadina questo tornado ha trascinato via con sé automobili, piante e abitazioni, uccidendo 32 persone e ferendone altre 600. All’inizio di questa settimana velivoli della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration, l’agenzia americana che si occupa di studiare oceani e atmosfera), per verificare i danni prodotti, hanno scattato foto aeree di Tuscaloosa, confrontate poi con quelle nell’archivio di Google Earth. La potenza distruttiva del tornado che ha attraversato questa località appare allora evidente: piante e abitazioni che caratterizzavano il paesaggio (foto in alto, fonte Google) prima del passaggio del tornado sono in gran parte scomparse (foto in basso, fonte NOAA), spazzate via dalla furia degli agenti atmosferici, quasi avessero subito un vero e proprio bombardamento.

In questo inizio di 2011, come confermato dal Servizio Meteorologico Nazionale degli Stati Uniti, sul suolo americano si è contato un numero insolitamente alto di tornado: dall’inizio dell’anno sono già circa 800, di cui oltre 300 proprio nell’ultima settimana di aprile! Ogni anno negli Stati uniti si contano 1000-1200 tornado: un numero che è andato notevolmente aumentando negli ultimi decenni, come confermato dal fatto che nell’immediato Dopoguerra si osservavano solo 300-400 tornado all’anno.

Pubblicato il 05 maggio 2011 - Commenti (0)

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Autore del blog

Il meteo di Giuliacci

Col. Mario Giuliacci

Mario Giuliacci è un meteorologo, personaggio televisivo e colonnello italiano. È laureato all'Università La Sapienza di Roma. È autore di diversi libri sulla meteorologia. Attualmente cura su LA7 la rubrica del meteo per il fine settimana.

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