03
apr

I satelliti provano l'arrivo della primavera


Con l'equinozio comincia ufficialmente la primavera.

Sul calendario la primavera giunge ufficialmente solo in coincidenza con l’Equinozio, che quest’anno è caduto lo scorso mercoledì 20 marzo alle 12 e 02. L’inizio ufficiale della stagione primaverile infatti si fa coincidere con l’inizio della primavera astronomica, ovvero con il passaggio della Terra per quel punto dell’eclittica (l’orbita del nostro Pianeta attorno al Sole) noto come Equinozio di Primavera. Ma cosa rappresenta tale momento?

In pratica gli Equinozi (quello di primavera e quello d’autunno) sono i due istanti, nel corso dell’anno, in cui i raggi solari cadono perpendicolari, oltre che alla linea dell’Equatore (cosa avviene sempre, durante tutto l’anno), anche all’asse di rotazione terrestre (cosa che capita, appunto, solo agli Equinozi). Tutto ciò implica che, visivamente, la linea che separa il giorno dalla notte non appaia più obliqua, ma al contrario passando per i poli divida perfettamente in due il Globo: un evento che, mercoledì scorso, è stato testimoniato anche da questa immagine raccolta dal satellite GOES-13 della NOAA.

Tra gli effetti pratici più interessanti di questa giornata c’è sicuramente quello che riguarda le ore di luce: il passaggio per l’Equinozio determina in tutti i punti della Terra l’eguale durata del giorno e della notte, pari a 12 ore, cosa che altrimenti per tutto il resto dell’anno è caratteristica esclusiva dei soli luoghi che si trovano sulla fascia dell’Equatore. In ogni caso da mercoledì scorso e per circa 6 mesi, fino all’Equinozio d’Autunno, le ore di luce saranno superiori alle ore di buio nel nostro Emisfero e viceversa nell’Emisfero Australe.

Pubblicato il 03 aprile 2013 - Commenti (0)
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gen

Il 2012 è fra i dieci anni più caldi di sempre

Il 2012 è fra i dieci anni più caldi di sempre Lo dicono i ricercatori della NOAA

Come ogni anno gli studiosi della NOAA, per definire il clima del 2012, hanno analizzato i dati raccolti dalle oltre 7000 stazioni che, sparse su tutti i continenti, fanno parte del GHCN (Global Historical Climatological Network), e dalle numerose boe oceaniche e navi con scopi scientifici che attraversano gli Oceani del Pianeta. Ebbene, in base ai risultati delle loro analisi, il 2012 è a livello planetario fra le dieci annate più calde degli ultimi 132 anni, ovvero da quando nel 1880 è cominciata la raccolta regolare di dati attraverso tutto il Globo.
E per di più, anche se non rappresenta l’annata più calda di sempre, il 2012 ha comunque stabilito un suo particolare record: è infatti l’anno con La Niña (il periodico raffreddamento delle acque del Pacifico Tropicale) più caldo di sempre, un primato che appena un anno prima si era aggiudicato il 2011. Come mostra la mappa, realizzata proprio dagli esperti della NOAA, fra le regioni in cui nel corso del 2012 le temperature medie sono state insolitamente alte (aree colorate di rosso) spicca in particolare il Nord America, e in effetti per gli Stati Uniti “contigui” (tutti gli stati eccetto Alaska e Hawaii) il 2012 è stato l’anno più caldo di sempre. Fra le poche regioni del Globo in cui l’annata è stata insolitamente “fresca”, ovvero caratterizzata da temperature medie inferiori alla norma, ci sono l’Alaska, il Canada Occidentale, la Cina e la Mongolia.

Pubblicato il 23 gennaio 2013 - Commenti (0)
22
gen

Apophis, l’asteoride che minaccia la Terra

C’è un corpo celeste, l’asteroide Apophis, che nel suo vagabondare attraverso il Sistema Solare minaccia di colpire nel 2036 il nostro Pianeta. Gli astronomi della NASA infatti indicano una probabilità dello 0,00045% che l’impatto abbia luogo, insomma come dire una possibilità su 45 mila: quindi probabilità bassa, ma non trascurabile.

E ora sappiamo con certezza che questo corpo celeste, in caso di collisione, potrebbe davvero sconvolgere il nostro Pianeta, causando tra l’altro una catastrofe climatica globale. Agli inizi di gennaio infatti il telescopio spaziale Herschel della ESA (European Space Agency) ha potuto osservare attentamente l’asteroide Apophis che, nella sua irregolare orbita attorno al Sole, è passato relativamente vicino alla Terra, a una distanza pari a circa un decimo di quella che separa il nostro Pianeta dal Sole (più o meno 14 milioni di km).
Ma cosa ha scoperto l’occhio indiscreto di Herschel? Innanzitutto che l’asteroide è più grande di quanto immaginato: ha infatti un diametro di circa 325 metri e non, come si pensava fino ad ora, di 270 metri, per cui anche la sua massa secondo gli astronomi del Max Planck Institute sarebbe di circa il 75% superiore alle precedenti stime.

Tutto ciò non fa che renderlo ancor più pericoloso: se davvero dovesse colpire la Terra infatti incenerirebbe all’istante (a causa dell’enorme quantità di energia sviluppata nell’impatto) diversi milioni di chilometri quadrati di superficie terrestre, e farebbe sprofondare il resto del Pianeta in un lunghissimo e rigidissimo inverno perenne: le colossali quantità di polvere, cenere e detriti sparate nell’atmosfera infatti avvolgerebbero per molti anni il Pianeta, limitando fortemente la radiazione solare incidente.
Secondo i calcoli degli astronomi Apophis tornerà nuovamente a sfiorare il nostro Pianeta nel 2029, quando ci passerà davvero vicino, ad appena 36000 km di distanza dalla superficie (gli esperti – fatta eccezione per un gruppo di astronomi russi - escludono in tale occasione la possibilità che l’asteroide precipiti sulla superficie terrestre), mentre il passaggio successivo sarà quello assai più rischioso del 2036.

Pubblicato il 22 gennaio 2013 - Commenti (0)
09
ott

La Terra morirà... tra pochi miliardi di anni

Foto Thinkstock.
Foto Thinkstock.

Fine della Terra? È una cosa certa. Innanzitutto perché il sole tende ad ingigantirsi cosicché nel corso di qualche miliardo di anni fagociterà tutto il sistema solare.

Ma la vita sulla Terra avrà termine molto prima della fine del Sole. Infatti il calore emesso dalla nostra stella aumenta di circa il 5% ogni miliardo di anni, con effetti prima o poi devastanti e irreversibili sul clima del nostro pianeta.

Però probabilmente sarà la Luna a mettere per prima fine alla Terra. Il tutto a causa delle onde di marea diurna sollevate dalla Luna sugli oceani e che, propagandosi in senso opposto a quello di rotazione della Terra, generano attrito con la superficie solida del pianeta. Ecco perché la Luna ne rallenta la velocità, seppure di una quantità infinitesima (circa 2 secondi ogni 100.000 anni). In effetti la durata del giorno ha subito un progressivo consistente allungamento nel corso dei millenni tanto che l’anno solare, che 600 milioni di anni or sono era composto di 424 giorni - ovvero un giorno durava appena 20 ore! - si è ridotto poi a 370 giorni 100 milioni di anni fa, per portarsi infine agli attuali 365. Ma il fenomeno ovviamente riserva anche una inquietante prospettiva per le sorti future del nostro pianeta. Infatti, al ritmo attuale di 2 secondi di ritardo ogni 100.000 anni, verrà il momento, tra qualche miliardo di anni, in cui la Terra sarà quasi immobile su stessa. Da quel giorno non vi sarà più alternanza tra giorno e notte e cesserà dunque anche la vita.

Pubblicato il 09 ottobre 2012 - Commenti (0)
08
ago

Oceani "energetici"



Aumenta la quantità di calore accumulata dai mari di tutto il Pianeta

Grazie alla elevata capacità termica dell’acqua (capacità cioè di immagazzinare calore) gli oceani, che di questa sostanza contengono enormi quantità, contengono molta più energia di quella presente nell’Atmosfera o nella superficie dei continenti: in effetti nei primi due metri di oceano è immagazzinato tanto calore quanto quello presente in tutta la colonna atmosferica che gli si poggia sopra. Ecco perché, grazie alla capacità di immagazzinare e rilasciare calore lentamente su lunghi periodi di tempo, gli oceani svolgono sul clima terrestre una fondamentale azione stabilizzatrice.

Tuttavia negli ultimi decenni la quantità di calore conservata negli oceani è progressivamente aumentata e recenti analisi svolte dai ricercatori della NOAA hanno dimostrato che nel 2011 l’energia contenuta negli oceani del Globo ha raggiunto un massimo senza precedenti nell’ultimo mezzo secolo.
In particolare, come evidenziato dall’immagine che descrive le analisi degli studiosi della NOAA, nel 2012 in gran parte dei mari del Pianeta la quantità di energia immagazzinata si è rivelata maggiore (aree colorate della tonalità dell’arancione) rispetto alla media del periodo compreso fra il 1955 e il 2006.
Poche le zone marine in cui nel primo strato marino si è osservata una concentrazione di energia inferiore rispetto alla media: fra queste soprattutto il Pacifico Tropicale, dove però era in atto un intenso episodio di Niña, che comporta il raschiamento e lo spostamento delle acque più calde, direttamente riscaldate dal sole, sul settore più occidentale di questo bacino.

Pubblicato il 08 agosto 2012 - Commenti (0)
12
set

Apophis ci preoccuperà fino al 2036?

Curiosando

Gli scienziati che studiano i cosiddetti asteroidi NEO (Near-Earth Objects), ovvero gli oggetti che passano vicino alla Terra, sono un po' preoccupati perché pensano che non è una questione di «se» un oggetto NEO cadrà sulla Terra, ma di «quando». Per pura cronaca il 4 febbraio 2011 l’asteroide 2011 CQ1 è passato appena a 5480 km dalla terra, la più bassa mai registrata nella storia degli ultimi decenni.

Per fortuna aveva un diametro di appena un metro. Si nutre apprensione invece per l’asteroide Apophis lungo addirittura 390 metri scoperto nel 2004 perché potrebbe colpire il pianeta nel 2036. La certezza si avrà solo nel 2029 – durante il penultimo passaggio in prossimità della terra - quando però forse potrebbe essere troppo tardi per deviarlo. Comunque di scontri tra bolidi così grandi e la terra ce ne sono stati molti nel passato. Ce lo raccontano i crateri noti, circa 150, come il meteor Crater in Arizona del diametro di 1 km per un impatto di 50 mila anni fa.

Il più grande cratere fino ora noto è il VREdefort, nel Sud Africa: ha un diametro di 300 km è un’età di 2 miliardi di anni. Ma il cratere più noto è nello Yucatan in Messico: ha un diametro di 180 km, prodotto da un asteroide di 5-10 km di diametro circa 65 milioni di anni fa e che avrebbe provocato la estinzione di massa dei dinosauri.

Pubblicato il 12 settembre 2011 - Commenti (0)
21
lug

I satelliti meteorologici che salvano la vita

Hai visto mai


I numerosi satelliti meteorologici in orbita attorno alla Terra, oltre a fornire una gran quantità di preziose informazioni utili per la ricerca scientifica e per le previsioni del tempo, vengono talvolta utilizzati anche per un altro importantissimo scopo, di cui però la maggior parte delle persone non è a conoscenza: le operazioni di ricerca e soccorso che si svolgono attraverso tutto il Pianeta. Tutto avviene all’interno di un programma internazionale, il COSPAS-SARSAT, che fornisce sostegno alle operazioni di salvataggio in atto in ogni luogo del Mondo: ideato da Canada, Francia, USA e Russia il sistema è progettato per assistere, attraverso l’utilizzo di diverse reti satellitari (fra cui appunto quelle normalmente utilizzate per scopi meteorologici), le operazioni di soccorso e nel corso degli anni ha raccolto l’adesione di numerosi altri paesi, fra cui anche l’Italia.

L’internazionalità del programma si riflette anche nella sua sigla, che per descriverne le principali attività unisce un acronimo russo e uno americano: COSPAS sta difatti per "Cosmichheskaya Sistyema Poiska Avariynich Sudov", che in russo significa Sistema Spaziale per la Ricerca delle Navi in Pericolo, mentre il termine SARSAT indica le parole inglesi “Search and Rescue Satellite Aided Tracking system”, ovvero Sistema Satellitare di Localizzazione per la Ricerca e Soccorso. Ebbene nel corso del 2010 il programma COSPAS-SARSAT ha contribuito a salvare nel Mondo la vita di 2338 persone, in diverse missioni di soccorso indicate, nella mappa riprodotta dagli analisti della NOAA, dai pallini di colore verde.

Pubblicato il 21 luglio 2011 - Commenti (0)
16
giu

E’ stato un maggio decisamente caldo

Hai visto mai



Nella giornata di domenica la NOAA, ovvero l’agenzia americana che studia atmosfera e oceani, ha pubblicato i dati riguardanti lo stato del clima durante il mese di maggio da poco concluso. In particolare i ricercatori americani, analizzando le temperature registrate da più di 5000 stazioni sparse per tutto il Mondo (è la rete nota come GHCN – Global Historical Climatology Network), hanno realizzato questa immagine, dove in rosso sono indicate le regioni che hanno vissuto un maggio più caldo del normale e in azzurro quelle che invece hanno sperimentato temperature inferiori alle medie. Fra le zone in cui maggio è stato insolitamente caldo spiccano gli Stati Uniti Orientali, l’Asia Centrale e buona parte dell’Europa: in particolare anche in Italia, come confermato dall’immagine della NOAA, le temperature sono state nel complesso decisamente alte.

In effetti il maggio 2011 sul territorio italiano è stato uno dei più caldi degli ultimi 30 anni (circa un grado in più rispetto alle medie), anche se non il più caldo in assoluto (il 2003 e il 2009 ad esempio avevano regalato mesi più bollenti). Le temperature più alte sono state registrate al Nord, con valori di un paio di gradi superiori alle medie mensili. Ma più in generale l’intera primavera (periodo da marzo a maggio) è stata, a livello nazionale, una delle più calde degli ultimi 30 anni, e anche in questo caso l’anomalia più evidente è stata registrata al Nord, con circa 2 gradi in più rispetto ai valori normali: nelle regioni settentrionali è stata la stagione primaverile più calda degli ultimi decenni dopo quella record del 2007!

Pubblicato il 16 giugno 2011 - Commenti (0)
09
mag

I terremoti cambiano il clima?

Una drammatica immagine scattata dopo il terremoto di marzo in giappone.
Una drammatica immagine scattata dopo il terremoto di marzo in giappone.

IL terremoto in Cile nel marzo 2010, quello del Giappone del marzo 2011 e lo tsunami in Indonesia nel 2004, provocarono uno spostamento dell’asse di rotazione terrestre di qualche metro.  Siccome  un modifica dell’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano dell’orbita della terra intorno al sole, modifica anche  l’inclinazione dei raggi solari in arrivo  sulla Terra  ne consegue che potrebbe avere ripercussioni sul clima del pianeta.

     In realtà 6 metri di spostamento non sono  tali da poter provocare un  minimo effetto sul clima. Ve lo dimostriamo con il seguente esempio. L’asse di rotazione della terra ha una periodica oscillazione di 23.000 anni lungo una traiettoria circolare (come una trottola, che oltre a ruotare intorno al proprio asse,  “barcolli”). Il fenomeno,  noto come “precessione degli equinozi”,  fa sì che l’asse di rotazione terrestre  si sposti  di circa 3 km rispetto alla posizione occupata un anno prima. Ma nonostante ciò  gli effetti cumulativi  della precessione sul clima si avvertiranno non prima  di qualche migliaio di anni. Figuriamoci  allora se il clima può essere influenzato da  di una modifica di inclinazione  di 6 appena metri.

Pubblicato il 09 maggio 2011 - Commenti (0)

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Autore del blog

Il meteo di Giuliacci

Col. Mario Giuliacci

Mario Giuliacci è un meteorologo, personaggio televisivo e colonnello italiano. È laureato all'Università La Sapienza di Roma. È autore di diversi libri sulla meteorologia. Attualmente cura su LA7 la rubrica del meteo per il fine settimana.

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