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Il tempo fino a Capodanno

I prossimi giorni fino a Capodanno saranno dominati dalla persistente presenza di correnti atlantiche le quali oltre a trasportare in rapida successione perturbazioni sull’Italia, manterranno però abbastanza miti ancora le temperature sulla nostra penisola. Ma ecco l’evoluzione del tempo fino a Capodanno.

Venerdì 28

Piogge sulle regioni meridionali; sereno sul resto d’Italia. Forti venti di Maestrale al Centrosud e sulle Isole.

Sabato 29

Sereno su tutta l’Italia. Nebbie in pianura padano-veneta. Forti venti di Tramontana sul Meridione.

Domenica 30

Sereno o poco nuvoloso su tutta l’Italia. Nebbie in pianura padano-veneta e valli del Centro

Lunedì 31

Nubi in aumento dal pomeriggio sulle Alpi e sulle regioni di Nordovest. Al mattino nebbie al Centronord. Nella notte di Capodanno deboli piogge sulla Liguria.

1 gennaio 2013

L’Italia viene raggiunta dalla perturbazione atlantica n.1 del 2013. Nubi su gran parte del Centronord; nebbie di notte e al mattino su regioni di Nordest e centrali. Deboli piogge su Piemonte, Lombardia, Liguria, coste toscane e laziali. Deboli nevicate fino a bassa quota sulle Alpi centro-occidentali

Pubblicato il 28 dicembre 2012 - Commenti (0)
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Meteo Natale: bel sole tra giorni di pioggia

La perturbazione n.9 di dicembre, giunta ieri sera su Nord Italia oggi si posterà sulle regioni centromeridionali ove porterà qualche pioggia con deboli nevicate sul versante adriatico dell’Appennino.
Da sabato a lunedì assenza di piogge su quasi tutta l’Italia per la presenza di un’alta pressione la quale porterà anche un forte rialzo termico. Ma ecco in dettaglio il tempo giorno per giorno.

Venerdì 21

Sereno sulle regioni di Nordovest e Toscana; nuvoloso o molto nuvoloso sul resto d’Italia. Al mattino gelate sulle regioni di Nordovest. Piogge deboli intermittenti su Emilia, Romagna, regioni centrali, Campania, Nord Sicilia; deboli nevicate oltre 200-300 metri su Romagna e Marche, oltre 400-600 su Abruzzo e Molise. Al pomeriggio rasserena su gran parte del Centronord; piogge deboli-moderate su Abruzzo, Molise e al Sud, tranne Sud Sicilia e Salento.
Deboli nevicate oltre 400-600 metri su Campania e Lucania. Nella sera migliora ovunque.

Sabato 22

Al mattino nubi in aumento al Nord, tranne Liguria e Venezie. Nuvoloso su Abruzzo, Molise e al Sud; deboli piogge su Puglia, Calabria, Nord Sicilia.
Al pomeriggio ancora qualche pioggia su Calabria, Nord Sicilia. Nevicate su Val d’Aosta e Alpi occidentali oltre 1000 metri.
Nella sera rasserena al Sud.
Nevicate su tutte le Alpi e Prealpi oltre 800-1000 metri.

Domenica 23

Nuvoloso al Centronord, tranne Venezie, Abruzzo e Molise. Sereno su Isole e al Sud. Neve al mattino sulle Alpi centrali oltre 1500 e su quelle orientali oltre 700 metri.

Lunedì 24

Nubi su regioni di Nordovest, Toscana, Umbria. Qualche pioggia debole pioggia su Piemonte, Lombardia, Liguria.Sereno sul resto d’Italia. Nebbie su Emilia, Veneto, Lombardia.

Martedì 25

Nubi su tutta l’Italia, tranne le regioni ioniche, la Sicilia e l’Emilia.Piogge moderate su Toscana e sul Nord Italia, tranne la Toscana. Nevicate moderate sulle Alpi oltre 1000 metri. Temperature in calo.

Mercoledì 26

Nubi su Campania, Calabria e Sicilia; sereno sul resto d’Italia. Nebbie al Centronord. Temperature in sensibile calo su tutta l’Italia ma nella norma.

Pubblicato il 21 dicembre 2012 - Commenti (0)
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Il clima dell’ultimo decennio fa male al Polo

Se la Calotta Artica si scioglie è colpa delle temperature di un intero decennio

Il 2012 è stato davvero un anno orribile per la Calotta Polare Artica, che si è rimpicciolita come mai prima d’ora in epoca moderna. Un fenomeno preoccupante e scatenato, più che dalle particolari condizioni ambientali di quest’anno, dalle variazioni climatiche dell’ultimo decennio. A confermarlo ci sono gli studi dei ricercatori della NOAA i quali, utilizzando i dati rielaborati dal National Centers for Environmental Prediction (NCEP), hanno analizzato le anomalie di temperatura della regione artica nel primo decennio del nuovo millennio rispetto alla media di lungo periodo (periodo 1979-2000). I risultati dei loro studi sono descritti nell’immagine, realizzata dal Environmental Visualization Laboratory della NOAA, nella quale le varie tonalità del rosso descrivono temperature medie superiori al normale: ebbene praticamente in tutto il Circolo Polare Artico l’ultimo decennio è stato decisamente più caldo del normale, e in alcune zone (quelle dalle tonalità più scure) con temperature anche di 3 gradi al di sopra della media dell’ultimo trentennio del XX secolo. In questo modo negli ultimi anni il ghiaccio più spesso e antico, che è anche quello più resistente, piano piano si è sciolto e ha lasciato spazio a un ghiaccio più giovane e sottile, che però si squaglia e scompare con maggior facilità in occasione di stagioni estive (come quella del 2012) più calde del normale.

Pubblicato il 19 dicembre 2012 - Commenti (0)
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dic

La storia di un fiocco di neve

La neve è uno dei fenomeni più affascinanti della natura e forse proprio per questo la nascita di un fiocco di neve è una storia lunga, assai lunga, tanto da coinvolgere quasi tutte le leggi della dinamica e della termodinamica dell’atmosfera. Una storia avventurosa, insomma, quella di un fiocco di neve, storia che grosso modo potremmo sintetizzare così.
Un giorno le grandi correnti occidentali che incessantemente percorrono il pianeta alle medio-alte latitudini, disturbate da una catena montuosa, improvvisamente iniziarono a zig-zagare (figura) lungo i meridiani. Le onde si amplificarono progressivamente nel verso Nord-Sud nell’arco di qualche giorno. E’ così che venne trascinata fino a 35-40 gradi di latitudine, fino ad abbracciare tutto il Mediterraneo centro-occidentale, l’aria fredda del circolo polare che fino a qualche giorno prima ruotava in senso antiorario intorno al polo Nord, mantenuta in movimento dal motore del vortice polare, un profonda bassa pressione che a tutte le quote staziona in permanenza appunto sulla fascia polare.

La storia che volevamo raccontarvi sarebbe potuta finire qui e l’evento sarebbe passato inosservato o al più sarebbe stato ricordato come una normale out-break di aria fredda verso le medio-basse latitudini, un evento abbastanza normale nella stagione fredda. Ma quel giorno la storia ebbe un seguito. Infatti dopo appena 1-2 giorni su quell’immenso lago di aria sfuggita dal circolo polare iniziarono a scorrere correnti di aria calda proveniente dalla fascia subtropicale. Le masse d’aria calda, sospinte a più alte latitudini da un ciclone extratropicale giunto dall’Atlantico, si erano notevolmente umidificate durante il prolungato scorrimento a contatto con la superbie marina dell’Oceano Atlantico, prima, e di quella del Mediterraneo, poi. Ma l’aria calda non appena venne a contatto con il muro di aria fredda, spesso 4-6 km, fu costretta a scivolarvi sopra e a salire via via sempre più in alto. Ma in tal modo a seguito  della espansione adiabatica nell’ascesa verso pressioni via via minori, la massa si raffreddò di 1 °C ogni 100 metri  tanto che intorno 500-1000 metri di quota,  la massa d’aria divenne satura e iniziò a condensare in una nube  il surplus di vapore. Le nubi,  si spinsero verso l’alto per 4-5 km, fin là dove fu ancora attivo il sollevamento forzato provocato dal lago di aria fredda. Le strutture nuvolose così generate erano nubi  fredde, ovvero nubi a temperatura sotto zero, perché appunto immerse nell’ambiente  a temperatura negativa della irruzione fredda. Le nubi fredde hanno la peculiarità di essere costituite  da un mixing di microscopici cristalli di ghiaccio ( in una miriade di forme) e da goccioline liquide (droplets) di 20-30 micron circa, le quali restano allo stato liquido nonostante l’ambiente sia a temperatura sotto zero (fenomeno della sopraffusione).

Ma di nuovo la nostra  storia poteva finire qui., con una copertura nuvolosa compatta sull’area mediterranea ma senza alcuna precipitazione. Però quel giorno l’aria in ascesa era particolarmente umida cosicché generò nella nube un numero elevato di cristalli di ghiaccio e di droplets, una condizione ideale perché i cristalli di ghiaccio tendano ad accrescersi a spese del vapore sottratto all’ambiente circostante  e alle goccioline di nube (il numero di molecole che in un secondo evaporano da un droplets è maggiore del numero di molecole che in pari tempo evaporano da un cristallo di ghiaccio cosicché il cristallo si ingrossa a spese della gocciolina). E così venne alla luce un fiocco di neve. Per di più quel giorno le correnti ascendenti erano anche particolarmente intense cosicché i molti turbolenti in senso alla nube facilitarono l’incontro di singoli cristalli di neve fino a formare altri fiocchi di neve. Il fiocco di neve, divenuto troppo pesante e quindi non più sostenuto dalle stesse correnti ascendenti che tengono sospesa la nube, esce dalla base della nube e inizia il suo cammino verso terra. Ma  ecco che di nuovo la storia poteva interrompersi qui perché sfortunatamente quel giorno il fiocco  nella su caduta verso il suolo avrebbe potuto essere costretto  ad attraversare uno spesso strato a temperatura positiva cosicché fece in tempo a sciogliersi prima ancora di toccare terra. Insomma sarebbe stata solo una normale giornata piovosa. Ma invece quel giorno, ancora per una serie di fortuite circostanze, nell’attraversare lo strato freddo lasciato dall’irruzione di aria polare, non fece in tempo a fondere  perché, magari,il fiocco era grande  e veloce o, meglio ancora, perché lo strato freddo tra la base della nube  e il suolo era a temperatura sotto zero o prossima allo zero. E così la storia ebbe un lieto fine perché dopo il primo fioco, ancora un altro raggiunse il suolo e poi ancora un altro e così via , finché una bianca coltre nevosa non ricoprì le vie, le case e i prati. La  magia questa volta ha avuto successo ma se pensate quanti ostacoli ha dovuto superare il fiocco di neve per vedere la luce e per poi raggiungere il suolo, possiamo dire che la neve è un vero miracolo della natura.

Ma come ricorderete la magia era partita da molto lontano perchè aveva preso le prime mosse da quell’enorme vortice di aria fredda entro il circolo polare e dalle correnti occidentali che scorrono ai bordi di tale vortice. Insomma si tratta di… faccende legate alla circolazione generale dell’atmosfera. Ecco perché per capire come nasce un fiocco di neve occorre partire da così lontano.

Pubblicato il 18 dicembre 2012 - Commenti (0)
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Il supertifone Bopha

supertifone Bopha

Il ciclone che ha devastato le Filippine

All’inizio della scorsa settimana le regioni meridionali delle Filippine sono state colpite dal supertifone Bopha, il più intenso ciclone tropicale che abbia investito l’Isola di Mindanao (la più meridionale delle grandi isole che compongono l’Arcipelago) nel corso degli ultimi 20 anni. Nella fase di massima intensità all’interno della tempesta sono stati registrati venti a oltre 260 chilometri orari mentre in mare le onde hanno raggiunto anche i 15 metri di altezza (nell’immagine della NASA il ciclone tropicale nella fase di massima potenza poco prima di investire le Filippine).
Ma Bopha è anche uno dei più “strani” cicloni tropicali che si sia formato sulla superficie del nostro Pianeta negli ultimi decenni: si è sviluppato infatti molto vicino all’Equatore, in regioni in cui (a causa di particolari leggi fisiche) di solito i cicloni tropicali non si formano. In ogni caso a causa delle sue piogge torrenziali e dell’onda di marea che ha inondato vasti tratti di costa, nel suo passaggio su Mindanao purtroppo questo ciclone tropicale ha causato, secondo stime provvisorie, la morte di quasi 600 persone (ma sono più di 800 i dispersi) e danni per oltre 100 milioni di dollari.
E potrebbe non essere finita: dopo essersi inizialmente allontanato in direzione della Cina infatti negli ultimi giorni Bopha ha bruscamente invertito rotta, tornando sui propri passi, e proprio in queste ore sta nuovamente lambendo l’Arcipelago delle Filippine, anche se fortunatamente si è fortemente indebolito ed è stato oramai declassato a semplice depressione.

Pubblicato il 12 dicembre 2012 - Commenti (0)
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Vichinghi padroni delle rotte atlantiche

Antica mappa della regione a Sud della Norvegia (photo ThinksStock)
Antica mappa della regione a Sud della Norvegia (photo ThinksStock)

Decenni di vita pacifica e crescita demografica alla fine del 700 d.C. spinsero i Vichinghi ad uscire da un isolamento durato secoli: la Scandinavia, una regione fredda e coperta di fitte foreste, non era difatti più in grado di offrire terre coltivabili e pascoli sufficienti a sostenere l’esplosione demografica.
Così, quando nel giugno del 793 una piccola flotta vichinga saccheggiò l’isola inglese di Lindisfarne e ne sterminò la popolazione, l’Europa “civilizzata” fece tragica conoscenza con il rude popolo scandinavo.
Nel secolo che seguì le veloci imbarcazioni vichinghe, solcando i mari e risalendo il corso dei fiumi, seminarono morte e distruzione in tutto il Nord Europa. Ma grazie a un brusco cambiamento del clima, che caratterizzò la fine del millennio, i Vichinghi esplorarono anche nuove rotte, improvvisamente libere dai ghiacci, e arrivarono a colonizzare terre fino ad allora sconosciute.

L’aumento del calore in arrivo dal Sole e l’assenza di eruzioni vulcaniche importanti tra il IX e il XIII secolo difatti garantì all’Europa un periodo insolitamente caldo, noto come Optimum Climatico del Medio Evo, caratterizzato da inverni in generale miti ed estati poco piovose. Nel giro di pochi decenni, grazie al clima favorevole, l’agricoltura divenne praticabile anche a latitudini molto alte e nel Nord Atlantico il ghiaccio si sciolse, rendendo navigabili tutti i mari dell’Europa Settentrionale.
I Vichinghi approfittarono delle nuove rotte per colonizzare prima l’Islanda e poi anche la Groenlandia, terra fino ad allora sconosciuta e disabitata, in cui nel 985 stabilirono la prima colonia.
In Groenlandia, ricca di pascoli e bagnata da mari e fiumi assai pescosi, le colonie vichinghe raggiunsero grande prosperità: scavi archeologici dimostrano la presenza, intorno al 1250, di alcune floride cittadine e diverse centinaia di grandi fattorie.

Tuttavia nel XIV secolo in tutta Europa le temperature tornarono a scendere e il clima divenne improvvisamente rigido e tempestoso: il Sole, una volta raggiunto il massimo di attività, aveva difatti cominciato ad emettere via via sempre meno energia, mentre le nubi di polvere e acido solforico “sparate” nella stratosfera da alcune grosse eruzioni vulcaniche contribuirono a riflettere in parte il calore solare già in diminuzione.
L’effetto per la giovane colonia in Groenlandia fu devastante: i pascoli si coprirono inesorabilmente di neve e ghiaccio mentre la rotta per l’Islanda divenne impraticabile a causa del graduale avanzamento verso sud della calotta polare, tanto che a partire dal 1410 cessò ogni comunicazione con il resto d’Europa. Circa un secolo più tardi alcuni mercanti tedeschi, che si erano fatti largo tra i ghiacci fino alla Groenlandia, riferirono di averla trovata disabitata, con villaggi e fattorie in rovina: il brusco cambiamento del clima non aveva lasciato scampo ai colonizzatori vichinghi

Pubblicato il 11 dicembre 2012 - Commenti (0)
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Previsioni meteo dal 7 al 10 dicembre

Il tempo fino a lunedì: molto freddo e molto vento su tutta l’Italia, neve anche in pianura al Nord e coste del Medio Adriatico, gelate al Centronord

La stagione invernale appena iniziata, mostrerà fin da subito i suoi due aspetti peculiari che la caratterizzano: il freddo e la neve. Il primo, che è andato accentuandosi negli ultimi giorni sul Nord Italia grazie alla serenità del cielo, si estenderà anche alle regioni centro-meridionali.
E per di più, nei prossimi giorni il freddo è destinato ad accentuarsi per una nuova irruzione fredda, più intensa rispetto a quelle avute a fine novembre e che colpirà in modo particolare le regioni di Nord-Est ed il versante adriatico per l'arrivo dal sud della Groenlandia di un vortice di bassa pressione colmo aria polare e che accompagna la perturbazione n. 3 di dicembre. Il secondo aspetto, invece, è la neve: la dama bianca, tra oggi, venerdì, e domenica, arriverà con elevate probabilità, oltre che sulle Alpi fino al fondovalle, anche su quasi tutta la pianura padano-veneta su Marche, Abruzzo e Molise anche lungo le coste, oltre che fino a bassa quota sui rilievi del Sud. Molto freddo tra sabato e lunedì su tutta l’Italia sia perché le temperature massime saranno ovunque inferiori a 10 gradi tranne le Isole, sia per le forti gelate notturne al Centronord tra domenica lunedì sia per l’effetto wind chill da parte dei freddi e intensi venti settentrionali che tra sabato e lunedì spazzeranno la penisola Ma ecco in dettaglio il, tempo giorno per giorno.

Venerdì 7

Al mattino sereno su Medio Adriatico e al Sud; nubi sul resto d’Italia; neve fino bassa quota su Alpi occidentali, Verbano, Val d’Aosta. Al pomeriggio neve su Piemonte, Lombardia, Friuli, Trevigiano; piogge su Emilia, Levante ligure, Venezia Giulia. Nella sera schiarite sulle regioni di Nordovest; rovesci e temporali, anche nevosi, su Sardegna, regioni centrali e tirreniche; neve su Lombardia, Triveneto (tranne le coste) Emilia, Romagna (tranne le coste). Neve fino a quote collinari sulle Marche.

Sabato 8

Nubi su regioni adriatiche, Isole e al Sud. Al mattino rovesci e temporali, su Sardegna e al Sud; neve oltre 200-300 metri su Abruzzo e Molise, oltre 400-600 su Campania, Gargano; oltre 700-900 su Lucania , Altopiano della Sila. Al pomeriggio rovesci e temporali, anche nevosi, su Sardegna e al Sud. Neve fino a fondovalle su Alpi orientali; neve sulle Marche e, oltre 100-200 metri sul Molise, oltre 200-400 su Campania, Gargano, Murge, Lucania; oltre 400-600 su Calabria, oltre 600-800 su Nord Sicilia. Nella sera rovesci su Calabria, Isole; neve su Marche e Romagna anche lungo le coste.

Domenica 9

Nubi su Medio Adriatico e al Sud, sereno sul resto d’Italia. Rovesci su Puglia,m Calabria, Nord Sicilia. Neve su Abruzzo, Molise anche le coste; neve fino a quote molto basse su Gargano, Puglia, Calabria, Sicilia.

Lunedì 10

Nubi su Emilia,Romagna, regioni centrali, Isole; sereno sulle altre regioni. Neve fino a fondovalle sulle Alpi di confine.

Pubblicato il 06 dicembre 2012 - Commenti (0)
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Il tornado di Taranto

Tornado sull'Italia
La città colpita da una violentissima tromba d’aria, paragonabile a quelle “americane”

Lo scorso 28 novembre la città di Taranto è stata colpita da un tornado, ovvero una violentissima tromba d’aria, paragonabile a quelle che ogni anno seminano molti danni e numerose vittime nelle Grandi Pianure del Nord America.
In effetti il tipo di danni provocati, e il fatto che numerose macchine siano state letteralmente sollevate e scaraventate per aria dall’intensità del vento, dimostra che si è trattato di un tornado F2 (ovvero di categoria 2 nella scala d’intensità Fujita che va da 1 a 5 per intensità crescenti), e quindi di un potentissimo vortice d’aria con venti che hanno sfiorato i 250 km/h.
Come mai un fenomeno atmosferico così violento e relativamente insolito per il nostro Paese

Come confermato anche dall’immagine del satellite lo scorso 28 novembre il nostro Paese è stato attraversato da un’intensa perturbazione che, attraverso il contrasto fra le correnti fredde che l’accompagnavano e le acque del Mediterraneo ancora piuttosto calde, ha favorito la formazione di intensi temporali, specie al Centrosud.
E proprio da uno di questi potenti temporali si è allungato verso terra l’imbuto del tornado che ha devastato alcune zone nei dintorni di Taranto, causando purtroppo anche una vittima e circa una quarantina di feriti.
In Italia le trombe d’aria negli ultimi decenni sono diventate via via più frequenti, e nell’ultimo periodo se ne contano circa 30-40 all’anno, e ancor più numerose sono le trombe marine, ovvero i vortici che si formano al di sopra del mare, mentre fortunatamente sono decisamente più rari i fenomeni capaci di raggiungere la potenza di un vero e proprio tornado, come invece accaduto a Taranto.

Pubblicato il 05 dicembre 2012 - Commenti (0)
04
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Come difendersi da una tromba d'aria

Una tromba d'aria (ThinkStock).
Una tromba d'aria (ThinkStock).

Con l’espressione “tornado” o “tromba d’aria” si intende in meteorologia una colonna d’aria in rotazione veloce su se stessa, che si allunga dalla base di un’imponente nube temporalesca (i cosiddetti cumulonembi) fino a toccare il terreno.
È quasi sempre osservabile come un imbuto lungo e stretto, così come viene rappresentato nelle numerose pellicole cinematografiche catastrofiche che vanno tanto di moda negli ultimi anni.
Val la pena specificare che “tornado” e “tromba d’aria” sono sinonimi. È sbagliato quindi pensare che un tornado sia una tromba d’aria molto più forte: sono concettualmente la stessa cosa. Per semplice abitudine, in Italia fenomeni del genere vengono chiamati trombe d’aria, in altre parti del mondo (come negli Stati Uniti) si preferisce usare l’espressione tornado (twister in inglese).

Il nostro Paese non è immune da questi fenomeni: in Italia in media si verificano 30-40 trombe d’aria all’anno, solitamente concentrate tra l’estate e l’autunno. Le zone maggiormente colpite sono le aree pedemontane alpine, alla sfocio delle grandi vallate orientate Nord-Sud, il Friuli, il Ponente Ligure, le coste dall’alta Toscana e del Lazio e la Sicilia orientale.
Nelle trombe d’aria “italiane” di solito il mulinello ha un diametro di 50-150 metri, con venti che ruotano intorno al centro del mulinello alla velocità di 100-150 km/ora, mentre l’imbuto si sposta insieme alla nube temporalesca alla velocità di circa di 30-40 km/ora.
Fortunatamente questi “mostri” meteorologici hanno durata breve (difficilmente oltre i 20 minuti), riuscendo così a percorrere solitamente distanze limitate, in media 5-10 km. La rarità del fenomeno e la ristretta area da esso interessata fanno sì che la probabilità che un dato luogo sia investito da una tromba d’aria risulti molto bassa, del tutto remota. Ecco perché è molto difficile osservarne anche solo una in tutta la vita. Sono invece in proporzione più frequenti le trombe marine, che in Italia si osservano soprattutto tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno. Le zone più colpite sono l’Alto Adriatico (in particolare il tratto di mare di fronte alla Venezia Giulia), le coste abruzzesi, lo Stretto di Messina, i litorali laziali e il Mar Ligure, in particolare il Golfo di La Spezia.

Ecco un decalogo su come comportarsi di fronte ad  una tromba d’aria:

 

  1. stare lontani da porte e finestre, facilmente frantumate dalla violenza del vento;
  2. non rifugiarsi in mansarda perché il tetto viene di solito divelto dalla furia del vento;
  3. rintanarsi ai piani più bassi;
  4. staccare luce e gas per evitare corti circuiti e perdite di gas, per i danni provocati dal vento;
  5. non toccare i rubinetti dell’acqua perché i fulmini del temporale che genera la tromba, si propagano attraverso le condutture metalliche;
  6. stare lontani da alberi, pali alti, strutture metalliche, distese liquide, perché attirano i fulmini;
  7. non ripararsi a ridosso dei muri perimetrali di case o strade perché possono crollare sotto la spinta del vento;
  8. non rifugiarsi in strutture prefabbricate - ad es., centri commerciali - perché in genere non  sopportano la furia di una tromba d’aria;
  9. abbandonare auto o roulotte,  perché possono essere trascinate via dal vento;

10.   in mancanza di idonei rifugi, distendersi  supini a terra, negli avvallamenti del terreno.

Pubblicato il 04 dicembre 2012 - Commenti (0)

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Autore del blog

Il meteo di Giuliacci

Col. Mario Giuliacci

Mario Giuliacci è un meteorologo, personaggio televisivo e colonnello italiano. È laureato all'Università La Sapienza di Roma. È autore di diversi libri sulla meteorologia. Attualmente cura su LA7 la rubrica del meteo per il fine settimana.

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