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Vichinghi padroni delle rotte atlantiche

Antica mappa della regione a Sud della Norvegia (photo ThinksStock)
Antica mappa della regione a Sud della Norvegia (photo ThinksStock)

Decenni di vita pacifica e crescita demografica alla fine del 700 d.C. spinsero i Vichinghi ad uscire da un isolamento durato secoli: la Scandinavia, una regione fredda e coperta di fitte foreste, non era difatti più in grado di offrire terre coltivabili e pascoli sufficienti a sostenere l’esplosione demografica.
Così, quando nel giugno del 793 una piccola flotta vichinga saccheggiò l’isola inglese di Lindisfarne e ne sterminò la popolazione, l’Europa “civilizzata” fece tragica conoscenza con il rude popolo scandinavo.
Nel secolo che seguì le veloci imbarcazioni vichinghe, solcando i mari e risalendo il corso dei fiumi, seminarono morte e distruzione in tutto il Nord Europa. Ma grazie a un brusco cambiamento del clima, che caratterizzò la fine del millennio, i Vichinghi esplorarono anche nuove rotte, improvvisamente libere dai ghiacci, e arrivarono a colonizzare terre fino ad allora sconosciute.

L’aumento del calore in arrivo dal Sole e l’assenza di eruzioni vulcaniche importanti tra il IX e il XIII secolo difatti garantì all’Europa un periodo insolitamente caldo, noto come Optimum Climatico del Medio Evo, caratterizzato da inverni in generale miti ed estati poco piovose. Nel giro di pochi decenni, grazie al clima favorevole, l’agricoltura divenne praticabile anche a latitudini molto alte e nel Nord Atlantico il ghiaccio si sciolse, rendendo navigabili tutti i mari dell’Europa Settentrionale.
I Vichinghi approfittarono delle nuove rotte per colonizzare prima l’Islanda e poi anche la Groenlandia, terra fino ad allora sconosciuta e disabitata, in cui nel 985 stabilirono la prima colonia.
In Groenlandia, ricca di pascoli e bagnata da mari e fiumi assai pescosi, le colonie vichinghe raggiunsero grande prosperità: scavi archeologici dimostrano la presenza, intorno al 1250, di alcune floride cittadine e diverse centinaia di grandi fattorie.

Tuttavia nel XIV secolo in tutta Europa le temperature tornarono a scendere e il clima divenne improvvisamente rigido e tempestoso: il Sole, una volta raggiunto il massimo di attività, aveva difatti cominciato ad emettere via via sempre meno energia, mentre le nubi di polvere e acido solforico “sparate” nella stratosfera da alcune grosse eruzioni vulcaniche contribuirono a riflettere in parte il calore solare già in diminuzione.
L’effetto per la giovane colonia in Groenlandia fu devastante: i pascoli si coprirono inesorabilmente di neve e ghiaccio mentre la rotta per l’Islanda divenne impraticabile a causa del graduale avanzamento verso sud della calotta polare, tanto che a partire dal 1410 cessò ogni comunicazione con il resto d’Europa. Circa un secolo più tardi alcuni mercanti tedeschi, che si erano fatti largo tra i ghiacci fino alla Groenlandia, riferirono di averla trovata disabitata, con villaggi e fattorie in rovina: il brusco cambiamento del clima non aveva lasciato scampo ai colonizzatori vichinghi

Pubblicato il 11 dicembre 2012 - Commenti (0)

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Autore del blog

Il meteo di Giuliacci

Col. Mario Giuliacci

Mario Giuliacci è un meteorologo, personaggio televisivo e colonnello italiano. È laureato all'Università La Sapienza di Roma. È autore di diversi libri sulla meteorologia. Attualmente cura su LA7 la rubrica del meteo per il fine settimana.

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