27
nov

Wind Chill, il vento che aumenta il freddo

La temperatura dell’aria misurata dal termometro coincide con quella effettivamente avvertita dal nostro corpo soltanto nel caso in cui l’aria sia poco ventilata.
Però in presenza di vento più o meno intenso, le nostre sensazioni di freddo sono in apparente contrasto con letture del termometro.
Il motivo? Un vento che superi appena i 10 km all’ora riesce a rimuovere la sottile pellicola di aria tiepida, a temperatura quasi corporea, a contatto con la nostra pelle - una specie di cuscinetto che ci isola dall’ambiente - sostituendola con l’aria esterna, decisamente più fredda.
Ecco perché le giornate ventose ci sembrano più fredde di quelle con calma di vento, anche se il termometro segna la stessa temperatura.

La sensazione di freddo da parte del corpo per effetto del vento è un fenomeno noto come wind chill.
Ad esempio, con una temperatura termometrica di zero gradi e un debole vento di 10 km all’ora, il corpo avverte, in genere, una temperatura di 2 gradi circa sotto zero. Se poi il vento soffia a 30 km all’ora, la temperatura avvertita è addirittura di 15 gradi sotto zero.
Ecco perché in montagna, con temperature prossime a zero e venti intensi - cosa abbastanza frequente in inverno a quote superiori a 1000 metri - si rischia spesso l’assideramento. Consigli: quando soffiano venti gelidi, munirsi sempre di guanti, sciarpa e cappello per coprire le parti più esposte del corpo. Per stimare la temperata tura effettiva in presenza di vento, potete impiegare la tabella allegata.

Pubblicato il 27 novembre 2012 - Commenti (0)
10
apr

I bioritmi circadiani nell’uomo

(Foto e copertina Thinkstock)
(Foto e copertina Thinkstock)

Anche nell'uomo sono presenti ovviamente i bioritmi.
Ne sono stati individuati addirittura più di cento con periodicità circadiana e che influenzano le principali funzioni dell'organismo come la temperatura corporea, i livelli ormonali, le frequenza cardiaca, la pressione sanguigna, la soglia del dolore. Ad esempio, al mattino la temperatura corporea è più bassa, di quasi 1 grado, rispetto al pomeriggio ed infarti e ictus sono più frequenti al mattino, tra le 7 e le 12, quando il sangue coagula più facilmente. Anche la pressione sanguigna aumenta al mattino e rimane elevata fino al tardo pomeriggio, per poi diminuire fino a raggiungere un valore minimo nella notte.

A chi pratica poi attività sportive viene suggerito di fissare gli allenamenti nella seconda parte del giorno, quando temperatura corporea, forza, flessibilità muscolare e soglia del dolore raggiungono il massimo valore. Anche le modalità del sonno seguono un ritmo circadiano.
E' infatti più probabile prendere sonno nelle tarde ore notturne quando la temperatura corporea è bassa mentre è facile svegliarsi intorno alle 6-8 del mattino, ossia nel momento in cui la temperatura dell'organismo risale. Ritmi circadiani anche per la produzione di ormoni. Ad esempio, il Cortisolo, che regola il metabolismo e il sistema immunitario, ha i suoi livelli più alti tra le 6 e le 8 del mattino.
I bioritmi influenzano anche l'efficacia dei farmaci somministrati, tanto che allo scopo è nata di recente una nuova disciplica , la Cronoterapia (o Cronofarmacologia ).
Ad esempio, al pomeriggio è minore la dose di anestetico necessaria per provocare analgesia o assopimento.

Pubblicato il 10 aprile 2012 - Commenti (0)

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Autore del blog

Il meteo di Giuliacci

Col. Mario Giuliacci

Mario Giuliacci è un meteorologo, personaggio televisivo e colonnello italiano. È laureato all'Università La Sapienza di Roma. È autore di diversi libri sulla meteorologia. Attualmente cura su LA7 la rubrica del meteo per il fine settimana.

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