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mag
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Circa 14 mesi dopo l’eruzione del
Eyjafjallajokull, che l’anno scorso ha causato gravi disagi al traffico aereo in Europa, il 21 maggio un altro vulcano islandese è tornato a sparare nell’atmosfera grandi quantità di cenere e gas: si tratta del Vulcano
Grinsvotn che, benché sia considerato il più attivo dell’intera isola, non eruttava con tanto vigore oramai dal 2004.
In particolare secondo il Professor Magnus Tumi Gudmundsson dell’Università dell’Islanda questa è, per l’isola, la più importante eruzione degli ultimi anni, e in effetti l’enorme nube di polvere, cenere e gas che si è levata dal cratere e che è stata fotografata anche dal satellite Terra della NASA (l’immagine è stata scattata domenica 22 maggio) ha raggiunto anche i 20 000 metri di quota.
Per di più le nubi vulcaniche, grazie alla loro capacità di elettrizzare l’atmosfera, possono favorire la produzione di fulmini, e quest’ultima eruzione ha in effetti scatenato un’intensa tempesta di fulmini: in particolare nel momento di maggior attività elettrica la nube del Vulcano Grinsvotn ha prodotto scariche elettriche a una velocità mille volte superiore a quanto non abbia fatto circa un anno fa il Vulcano Eyjafjallajokull.
E’ molto probabile che, come successo già un anno fa, il traffico aereo debba sopportare nei prossimi giorni notevoli disagi: nel Nord Europa difatti nella prima parte della settimana sono stati cancellati numerosi voli e i principali modelli fisico-matematici confermano che anche nei prossimi giorni le correnti continueranno a spingere le polveri vulcaniche attraverso le regioni settentrionali del continente.
Pubblicato il
26 maggio 2011 - Commenti
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12
mag
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Tra domenica 8 e lunedì 9 di questo mese una gigantesca tempesta di sabbia ha oscurato i cieli di una vasta regione dell’Africa Occidentale. L’enorme nuvola di sabbia, allungata da est a ovest per almeno 1100 chilometri, è stata fotografata anche dal satellite Terra della NASA: nell’immagine, scattata domenica 8, si riconosce una spessa nuvola di sabbia che si estende nel verso dei paralleli lungo l’Africa Occidentale, passando attraverso Mauritania, Mali e Burkina Faso. In particolare su Mali Meridionale e Burkina Faso è chiaramente riconoscibile il bordo meridionale, ondulato, dell’enorme nube di polvere e sabbia, mentre il limite settentrionale della tempesta si confonde con le regioni occupate dalle dune sabbiose del Sahara, che dall’alto appaiono più o meno dello stesso colore.
Ed in effetti proprio il Deserto del Sahara rappresenta un enorme serbatoio da cui, soprattutto fra tarda primavera ed estate, si generano colossali tempeste di sabbia. In questo periodo dell’anno difatti le dune del deserto sono così arroventate dal sole che l’aria vicino al terreno, come in un pentolone d’acqua sui fornelli, tende a ribollire e a salire verso l’alto all’interno dell’atmosfera: in tali condizioni aumentano considerevolmente le probabilità che anche una debole ventilazione possa trasportare nell’aria i granelli che si trovano sul terreno, e se poi il vento diviene intenso lo strato di sabbia e polvere che si trasferisce nell’atmosfera può essere così spesso da oscurare completamente il cielo.
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12 maggio 2011 - Commenti
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