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nov
Le condizioni meteorologiche possono alterare notevolmente l’integrità e la sonorità di una chitarra di legno perché il legno è igroscopico cioè si ingrossa in ambiente umido e si restringe in ambiente secco.
Per un funzionamento ottimale di tale strumento sono richiesti valori di temperatura compresi tra 18 e 25°C e di umidità tra il 50 e il 60%. Con cielo sereno le escursioni termo-igrometriche nel corso della giornata sono notevoli, come è ben noto a chi è costretto ad indossare abiti pesanti di notte per proteggersi dal freddo e leggeri di giorno per combattere il caldo (il cosiddetto dramma del pastore).
Una chitarra lasciata all’interno di un’automobile durante tali giornate sarà sottoposta ad una escursione ancora più forte in quanto le variazioni di temperatura ed umidità possono passare facilmente dai 60°C e 10% di giorno a 0°C e 80% di notte.
Quando una chitarra è portata in ambienti fortemente riscaldati e con umidità relativa molto bassa, per evitarne la deformazione è buona norma umidificare il suo interno, solitamente non verniciato ed a diretto contatto con l'ambiente esterno attraverso la buca, mediante un piccolo ma efficace umidificatore.
Ciò creerà una maggiore umidità all'interno della chitarra che la proteggerà dall'eventualità di una rottura.
È l'analogo di ciò che spesso si vede nei musei o nelle esposizioni dove umidificatori vengono posti all'interno delle sale per mantenere l’umidità dell’ambiente costante nel tempo.
Pubblicato il
13 novembre 2012 - Commenti
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22
nov
La nebbia è un inequivocabile sintomo che l’umidità relativa dell’aria, in quel luogo e in quell’istante, ha raggiunto il valore del 100%. Ricordiamo che l’umidità relativa indica, non tanto quanti grammi di vapore ci sono nel volume d’aria considerato, ma piuttosto quanto l’aria sia più o meno vicina alla saturazione: ad esempio, un’umidità relativa del 70% significa che alla massa d’aria manca ancora, a quella temperatura, il 30%, per diventare satura e condensare sotto forma di nebbia o di nube. La casalinga che, al primo mattino, vuole aprire le finestre per cambiare l’aria, potrebbe di conseguenza pensare che, se lo facesse, l’umidità in casa aumenterebbe. Niente di più sbagliato! In effetti, negli ambienti chiusi con una temperatura interna di 20 °C e umidità relativa intorno 60% (i valori ottimali dal punto di vista del confort fisiologico), l’umidità assoluta reale, a quella temperatura, equivale a circa 12.5 grammi di vapore per metro cubo di aria.
Supponiamo allora che, con tali condizioni iniziali, in una mattina nebbiosa con aria esterna a zero gradi (e quindi umidità assoluta pari a 4.5 grammi per metro cubo), decidiate di aprire le finestre per il ricambio dell’aria, e supponiamo anche che, a seguito di tale azione, la temperatura dei locali scenda ad un valore di 10 °C. Il rimescolamento tra il metro cubo di aria nebbiosa esterna contenente 4.5 grammi con quella interna, inizialmente contenente 12.5 grammi per metro cubo, darà luogo, all’interno dell’ambiente, a una nuova massa d’aria, il cui contenuto di vapore sarà, ovviamente, intorno alla media dei due valori, ovvero circa 9 grammi per metro cubo. In conclusione: l’aria nei locali appena aerati passerebbe da un contenuto di 12.5 grammi per metro cubo ad appena 9 grammi, insomma diventerebbe più secca di quella preesistente. Paradossale, vero? È chiaro allora che le casalinghe, che nelle giornate nebbiose non aprono le finestre, nel timore che entri in casa troppa umidità, in realtà compiono un madornale errore!
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22 novembre 2011 - Commenti
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