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Impariamo a prevedere

Un'antico barometro.
Un'antico barometro.

Chi  non ha provato emozione e stupore di fronte  a un  temporale,  un arcobaleno , una nevicata , una ovattata giornata nebbiosa! E non c’è da meravigliarsi, visto che i più affascinanti fenomeni naturali sono proprio quelli atmosferici. Ecco perché, d’altronde, non c’è poeta che sia rimasto indifferente al  loro fascino.

     Ma sono moltissimi anche coloro che, al di là del loro contenuto poetico, si interrogano anche sul  perché dei fenomeni atmosferici.  E tra i curiosi dell’atmosfera sono molti gli appassionati  che scrutano in modo scientifico il cielo onde riuscire, addirittura, a cogliere tutti quei sintomi  precursori di un imminente mutamento del tempo locale. Questo atteggiamento, del resto, è lo stesso tenuto da sempre  dal contadino allo scopo di meglio proteggere dalle avversità atmosferiche il raccolto dei campi.

     Ma per prevedere l’evoluzione del tempo oggigiorno i meteofili possono contare  non solo, come ha fatto per secoli il contadino, sulle “osservazioni a vista” del cielo, ma anche su una serie di strumenti, ormai accessibili a  tutti, come l’anemometro,  il barometro, l’igrometro e il termometro.  E così, attraverso i dati di vento, pressione, umidità e temperatura dell’aria misurati, istante per istante, da tali strumenti, non solo potrete meglio comprendere i fenomeni meteo ma riuscirete anche ad azzardare previsioni locali fino a  6-12 ore.

     Insomma con questi strumenti potrete improvvisarvi meteorologi, seppure…in erba.   Noi comunque in questo corso di “meteorologia on line” vi aiuteremo  non solo a comprendere meglio i fenomeni osservati a vista e con gli strumenti, ma vi sveleremo, appunto, anche… i trucchi per fare una buona previsione locale sulla base delle misure della vostra stazione meteorologica o  di quella a voi più vicina o sulla base  di altri dati reperibili su Internet, come quelli relativi ai radiosondaggi in quota, ai satelliti e radar meteorologici e alle mappe previste di pressione, temperatura, umidità e vento.

Pubblicato il 03 maggio 2011 - Commenti (0)
02
mag

Perché le nuvole… non cadono

Il vapore liberato da oceani, mari, laghi, fiumi e vegetazione viene trasportato verso l’alto dalle correnti aeree ascendenti di varia natura: moti convettivi al di sopra delle superfici più soleggiate, sollevamento forzato sul lato sopravvento agli ostacoli orografici, sollevamento al passaggio di un fronte freddo e o di un fronte caldo, risucchio dell’aria verso l’alto là dove sta passando la bassa pressione di una perturbazione atlantica o nord africana.

     Nell’ascesa verso pressioni via via minori, l’aria si raffredda, per espansione, di 1° C circa ogni 100 metri, fino a raggiungere, prima o poi, la saturazione. A questo punto sarebbe naturale attendersi che, qualora l'ascesa prosegua, l’ulteriore raffreddamento determini la condensazione del vapore acqueo ovvero l’unione delle molecole di vapore eccedente, generando in tal modo goccioline di nube (droplet). Ma come fa la nube a restare sospesa nel cielo? Insomma perché, seppure in modo lento, il peso delle sue goccioline (diametri intorno a 10-50 millesimi di millimetro e concentrazioni di 300-600 milioni per m3)  non la fa cadere verso il suolo?

     Ebbene, in realtà le microscopiche droplets galleggiano nell’aria perché sostenute dalle stesse correnti ascendenti che hanno portato alla formazione della nube stessa.

Pubblicato il 02 maggio 2011 - Commenti (0)


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Autore del blog

Il meteo di Giuliacci

Col. Mario Giuliacci

Mario Giuliacci è un meteorologo, personaggio televisivo e colonnello italiano. È laureato all'Università La Sapienza di Roma. È autore di diversi libri sulla meteorologia. Attualmente cura su LA7 la rubrica del meteo per il fine settimana.

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