25/09/2012
Qual è dunque la novità del Concilio?
Che cosa dire della vita di coppia?
Dopo il nostro parziale excursus sul clima
in cui si innesta, l’evento Concilio
appare in tutta la sua sconvolgente discontinuità,
in tutta la sua apertura
profetica e in tutta la potenzialità del
linguaggio nuovo in cui inserire le
eterne Parole della vita.
A proposito del linguaggio, diciamo
subito che siamo oggi colpiti dalla
sua linearità e semplicità, un linguaggio
che può essere percepito perfino
come “dimesso” (per chi ha una qualche
dimestichezza della solennità –
leggi: pomposità – di certi documenti
in... ecclesialese). Eppure questo linguaggio
così diretto suona “dover essere”,
deontologia, enunciazioni di principio
(si spiega così anche l’uso del futuro
in certi punti). Per esempio, il n.
48 della Gaudium et Spes conclude con
le seguenti espressioni il suo discorso:
«La famiglia cristiana che nasce dal
matrimonio, come immagine e partecipazione
del patto d’amore del Cristo
e della Chiesa, renderà manifesta
a tutti la viva presenza del Salvatore
nel mondo e la genuina
natura della
Chiesa, sia con
l’amore, la fecondità
generosa, l’unità e la
fedeltà degli sposi
sia con l’amorevole
cooperazione di tutti
i suoi membri».
E ci dobbiamo rassegnare,
perché
quando delinea il
profilo etico di una
realtà, nessuno può
pretendere di parlare
delle cose come
sono di fatto (e men che meno rilevare
le cose come stanno a criterio di verità!)
ma deve porre il punto alto, verso
cui la realtà può/deve dirigersi.
Non dimentichiamo che la costituzione
Gaudium et Spes, promulgata il 7 dicembre
1965, è una Costituzione pastorale,
che si dà il compito di offrire
le linee guida dell’azione. Tentiamo
ora di enucleare alcuni passaggi dai
punti 47 al 52 della Gaudium et Spes,
con i quali ci proponiamo di saggiare
la prassi della vita di coppia oggi.
Mariateresa Zattoni e Gilberto Gillini