23/09/2012
La novità sapiente del nuovo Rito del matrimonio risiede proprio nell’attenzione al contesto sociale, culturale e religioso che stiamo vivendo. Siamo infatti in una società che ha smarrito, in gran parte, al suo interno i segni della fede, con molte donne e uomini battezzati che non vivono più la pratica religiosa. Nell’introduzione, al n.7, si dice: «Nell’esperienza pastorale italiana si verifica sempre di più il caso di coppie che, pur non avendo maturato un chiaro orientamento cristiano e non vivendo una piena appartenenza alla Chiesa, desiderano la celebrazione religiosa del Matrimonio, essendo battezzati e non rifiutando esplicitamente la fede».
Questa attenzione non soltanto ha prodotto il secondo capitolo, quello dedicato alla “Celebrazione del Matrimonio nella Liturgia della Parola”, con una cura particolare verso chi si è allontanato da tempo dalla pratica dell’Eucaristia, ma ha permesso di mettere al centro di tutta la celebrazione la dimensione battesimale e, di conseguenza, di dare notevole risalto alla comunità cristiana al cui interno si celebrano le nozze. Fin dall’inizio della celebrazione è prevista la memoria del Battesimo che, se possibile, avviene presso il fonte battesimale.
Appare chiaro che, d’ora innanzi, quelle due candeline che furono consegnate ai promessi sposi da piccoli, in quel giorno delle nozze sono chiamate a unirsi e a diventare un’unica luce. Il loro Battesimo si compie nell’iniziare il viaggio nuziale. Questo per noi è particolarmente importante, perché ci offre un’indicazione chiara: di ri-partire dal Battesimo.
don Paolo Gentili