23/09/2012
In questi ultimi anni si è cercato di sottolineare l’aspetto della “sponsalità”, cosa comprensibile, visto anche come si era insistito per secoli sulla concezione di “verginità” come via quasi esclusiva di santità. Credo sia venuto il tempo di illuminare la nozione di “figliolanza” , come esperienza generativa e fondante per ogni persona umana. La questione di fondo è che il Matrimonio è un sacramento per persone adulte, sia nella crescita umana sia nella fede, mentre ci troviamo sempre più spesso, nei percorsi per fidanzati, dinanzi a persone che, nonostante l’innalzarsi dell’età, non sono cresciute pienamente, né nella dimensione della maturità umana e tantomeno in quella spirituale. Occorre allora una riscoperta del Battesimo in chiave sponsale.
Cioè, siamo chiamati ad accompagnare, un passaggio dalla “figliolanza” alla “coniugalità”, e dalla “coniugalità” alla “genitorialità”. Alla nozione di figliolanza potemmo accostare la virtù della “pietà” (la capacità di relazionarsi, piangere con chi piange e gioire con chi gioisce); alla coniugalità, la virtù della “castità”, quella che nella cultura russa è chiamata la “sapienza integrale” (la forza di un amore oblativo nel corpo e nello spirito); alla genitorialità, la virtù della “fortezza” (la forza di resistere nelle decisioni prese). Mi torna in mente un’immagine esemplificativa, quella di san Francesco che, nel Vescovado di Assisi, dinanzi a Bernardone dice «finora ho chiamato te padre sulla terra ma ora posso dire Padre nostro...». Francesco non lascia la casa paterna solo fisicamente, ma lascia la mentalità del padre e i suoi criteri di vita, il devozionalismo della madre e la sua religiosità confusa con il mondo borghese.
Rinasce come figlio libero, della libertà dei figli di Dio, e sposa Madonna Povertà. Potremmo dire che, rinascendo, impara finalmente quell’Amore principio della comunione, che i suoi genitori erano impossibilitati a offrirgli come prospettiva. Molti oggi non entrano più in Chiesa e non godono della luce del tabernacolo. È allora necessario che i sacramenti del Matrimonio divengano riflesso della luce del tabernacolo, nei palazzi, nei quartieri, nelle città. Occorre sollecitare questa riscoperta della figliolanza in tutte le coppie di sposi che fanno parte delle nostre comunità ecclesiali.
È solo divenendo sempre più figli di Dio che si può essere realmente sposi, e divenire autentici genitori capaci di generare i propri figli alla vita in pienezza, conducendoli alle sorgenti della vita eterna. È proprio la riscoperta della figliolanza che può aprire nuovi orizzonti di senso e riempire di forza nuova la vita sponsale e il compito genitoriale. Per avviare questi nuovi orizzonti non è necessario organizzare in modo nuovo la pastorale, basta darle un’anima nuova che metta al centro la verità comunionale dell’essere umano, la coppia sponsale e la famiglia.
Si tratta allora, per esempio, di accompagnare quei genitori che chiedono il Battesimo per il proprio figlio a riscoprire il loro stesso Battesimo per vivere in pienezza la fecondità dello Spirito. Così potranno aprirsi a riscoprire il dono che hanno ricevuto dall’alto il giorno delle loro nozze.
don Paolo Gentili