Maestra, perché solo divieti?

Come spiegare i dieci Comandamenti ai bambini: ne parliamo con una docente di Napoli. "La legge non limita la libertà, ma aiuta la convivenza".

24/03/2011
Bambini in classe in una scuola elementare.
Bambini in classe in una scuola elementare.

Come si insegnano i Comandamenti nella scuola elementare? Ne parliamo con Edi Giovanetti, da 23 anni docente di religione, a Napoli.

Lei come spiega i Comandamenti ai bambini?
«Partendo dalle regole. Vivendo in un contesto familiare e sociale i piccoli sono già abituati a rispettare delle regole. In prima elementare spieghiamo quelle che si devono seguire in classe. Dei  Dieci Comandamenti parlo a partire dalla terza. L’insegnamento comincia così, proprio con il rispetto delle regole. Viviamo in una società multietnica, in cui è importante che tutti conoscano i diritti fondamentali. Faccio programmazione didattica insieme agli altri docenti, in particolare mi confronto con l’insegnante di storia e geografia» 

Pensa che i bambini comprendano l’importanza dei  Comandamenti?
«Penso di sì. È un insegnamento che viene sicuramente recepito. Non so se viene messo in atto». 

Sono regole condivise, a prescindere dalla provenienza culturale e religiosa dei bambini?
«Senz’altro. Per esempio abbiamo alunni di religione ebraica che i genitori hanno deciso di lasciare in classe durante l’ora di religione. Non solo per non escluderli dal gruppo, ma anche perché sono convinti che conoscere tutto ci aiuta a giudicare meglio, alla fine». 

Come imposta il discorso sui Comandamenti?
«Parto da Mosè. Leggiamo la Bibbia, parliamo di questo Dio che libera e vuole indicare al popolo la strada che, attraverso il rispetto, porta alla libertà. Da questo scaturisce il decalogo, che porta alla solidarietà e all’amore verso il prossimo». 

Quali sono i più difficili da far capire ai piccoli?
«Li spiego tutti in maniera elementare. Tra i più difficili ci sono il sesto e il nono, non commettere atti impuri e non desiderare la donna d’altri.  Per avvicinarli alla capacità di comprensione infantile faccio degli esempi, dico che il nostro corpo è di una bellezza incredibile, parlo di azioni o parole che possono offuscare la bellezza del nostro corpo. E poi ogni comandamento rimanda a un altro e se devo spiegare il difficile 9° comandamento mi collego all’Antico Testamento quando l’adulterio era punito con la lapidazione. Li faccio riflettere sul fatto che ogni desiderio non può sempre essere soddisfatto, perché questo può danneggiare gli altri. Se desidero e prendo la penna del mio compagno, gli faccio un torto. I bambini sono quasi subito soddisfatti della risposta data, non vanno oltre». 

E quello che condividono maggiormente?
«Ma non ce n’è uno, in realtà li assimilano nell’insieme, in lezioni molto vivaci. Approfondisco gli argomenti in relazione alla classe, all’età, alla maturità o alle richieste che mi fanno». 

Ricorda un commento o un’osservazione dei bambini?
«Una volta un bambino, giustamente, mi ha chiesto: maestra, ma questi sono tutti divieti, non...non... Allora io ho spiegato che la legge non è un limite alla libertà, ma anzi aiuta la convivenza. Perché vieta atteggiamenti che sembrano piacevoli, ma sono dannosi, anche per te. Per esempio desideri la penna del tuo compagno, te la prendi, poi però ti senti in colpa o continui a essere invidioso, alla fine stai male». 

E così ha trovato il modo per far capire in modo semplice l’importanza della legge e della convivenza.
«Spero di sì. Faccio questo lavoro con molta passione. Ho cominciato a studiare Scienze religiose, come uditrice, perché desideravo approfondire questi temi. Poi mi sono laureata in Magistero di scienze religiose, ho avuto la possibilità di insegnare Religione, anche alle superiori. Ho scelto le elementari e ne sono pienamente soddisfatta».

Rosanna Precchia
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