03/03/2011
Padre Grun sulla soglia del monastero di Münsterschwarzach.
Esistono nella nostra Europa secolarizzata oasi di spiritualità dove Dio è ancora al centro, dove è permesso ritrovare un ritmo più umano, dove una comunità monastica, con la sua vita, il suo lavoro e la sua preghiera segue le piste millenarie e sicure della tradizione, indicando al mondo che esiste una via diversa, dei valori diversi. Uno di questi luoghi è il monastero tedesco di Münsterschwarzach, in Alta Baviera, a 25 chilometri da Würzburg.
Qui la comunità benedettina, formata da 80 monaci di tutte le età, pratica ogni giorno il comando del suo padre fondatore, san Benedetto: ora et labora. E lo fa in modo moderno: 20 piccole aziende animate dai monaci circondano la struttura e ne fanno, come nel Medioevo, il centro propulsore della vita sociale ed economica della zona. Qui vive padre Anselm Grün, notissimo maestro di spiritualità e autore di molti bestseller, tra cui I dieci Comandamenti, che Famiglia Cristiana propone in dieci volumi dal prossimo numero.
– Padre Anselm, il comandamento di solito è vissuto come un obbligo, un
peso. Lei, parlandone, lo associa invece al concetto di libertà. Non c’è
dunque contraddizione tra il comando divino e la libertà dell’uomo?
«Nell’Antico Testamento Dio libera gli Israeliti dalla terra di
schiavitù, l’Egitto, e consegna loro le Tavole della legge, cioè i
Comandamenti, proprio perché possano restare liberi. Il fondamento
biblico, e direi anche filosofico, della libertà non è infatti
libertà “da” qualcosa ma libertà “per” qualcosa: per la vita. Perché l’uomo possa vivere la sua esistenza come essere libero ha bisogno dei Comandamenti, di orientamenti chiari. Senza
di essi, non c’è libertà, ma solo arbitrio».
– Oggi molte persone paiono vivere situazioni dove l’unico limite è la loro fantasia...
«Molti pensano che la felicità consista in questa libertà assoluta, ma non si rendono
conto che vivono da schiavi. Schiavi di droghe, di sesso, di desiderio sfrenato di possedere, di ogni idolo che possono crearsi. Queste persone non vivono felici. Solo i Comandamenti di Dio sono la via verso la vera felicità perché ci permettono di vivere secondo la nostra stessa natura. Se questo non avviene, la nostra natura si ribella e si creano forme di dipendenza, che non ci rendono felici».
– La pedagogia di Dio, dunque, ci dice che l’uomo ha bisogno di
limiti?
«L’uomo deve sapersi limitare, deve avere dei binari su
cui muoversi, altrimenti è come
un fiume in piena che non sa dove
scorrere».
– Quali consigli darebbe a dei genitori che oggi devono
educare un figlio?
«I pedagogisti e gli psicologi dicono che occorre in
primo luogo amare un figlio. Ma devono
anche sapere porre chiari
limiti e poi farli rispettare. Sono i bambini stessi che, in maniera
implicita, ci chiedono di porre dei limiti; ed è proprio
nell’esperienza del limite posto da chi li ama che sperimentano il
calore familiare. Dove invece non ci sono limiti, fanno esperienza
di freddezza, di assenza di amore. Purtroppo ci sono molti genitori
che fanno fatica a porre questi limiti perché, a loro volta, si
sono sentiti oppressi dall’educazione
ricevuta e vogliono evitare ai
figli un’esperienza simile».
– Enry Nouwen dice che la crisi
odierna ha origini spirituali. Qual è a suo avviso la via
comune
oggi per incontrare la nostra dimensione più intima?
«Solo nel suo
intimo l’uomo trova la pace. Il possesso, il denaro, il dominio
portano solo
all’inquietudine. La spiritualità ha a che fare non
con una personale forza interiore, ma con la forza che viene dallo
Spirito Santo. Per vivere una sana dimensione spirituale occorre allora
prendersi del tempo e dedicarlo al silenzio e alla preghiera. Questa
è la condizione per una vera intimità con Dio. Sarebbe utile
ricavarsi un piccolo spazio, sia alla mattina sia alla sera, e
utilizzarlo per pregare. Questo semplice gesto ci permette di avere consapevolezza
di vivere tutta la giornata in comunione con Dio; anche benedire la
famiglia, i bambini, i luoghi dove si vive e si lavora, i colleghi
è un gesto semplice e prezioso. Magari anche solo con una piccola
invocazione silenziosa».
– Un consiglio per la sera?
«Un gesto
che io compio la sera è di incrociare le braccia sul petto, a forma
di croce, per abbracciare, nel silenzio della mia cella, tutta la
mia giornata, le cose riuscite e quelle fallite, i miei punti di
forza e le mie debolezze, le mie malattie e le mie parti sane, Dio stesso
che abita in me. E poi mi addormento abbandonando tutto nelle sue
mani».
– Padre Anselm, come vivere la prossima Quaresima in modo
significativo?
«Il digiuno è sicuramente una buona pratica. La
medicina ne ha riscoperto gli effetti benefici e oggi molte persone
lo praticano. Può essere anche utile stilare un piccolo programma dove
annotiamo le cose, anche piccole, a cui vogliamo rinunciare: alcol,
televisione, cinema. Importante è vivere questo tempo come tempo
di purificazione e di allenamento a una certa libertà interiore dalle
cose. E, magari, utilizzare il tempo “risparmiato” per leggere e
per stare di più in famiglia».
– Lei cosa farà?
«In Quaresima
rinuncerò ai dolci, alle bevande alcoliche e alla carne».
Stefano Stimamiglio