11/03/2013
Un sacerdote abbraccia un barbone in un centro di accoglienza per i senzatetto a San Paolo in Brasile (Reuters).
Le Americhe saranno protagoniste nel panorama futuro della Chiesa cattolica. Se non altro per i numeri. Sarà certamente così per l'America centrale e latina, che accoglie quasi la metà dei fedeli cattolici di tutto il mondo (circa 600 milioni). Giovanni Paolo II aveva compreso fino in fondo l'importanza e la
centralità di questo continente. Benedetto XVI ha seguito la linea del
suo predecessore, ma in modo più tiepido, preoccupato soprattutto della
secolarizzazione crescente in Europa.
In Sudamerica la Chiesa si confronta con una serie di sfide importanti: lo sviluppo economico che procede rapido in vari Paesi e la lotta alla povertà e alle disuguaglianze sociali ancora drammaticamente marcate, i cambiamenti sociali, la progressiva formazione di una classe media, la trasformazione delle città, delle sterminate periferie urbane e delle favelas, la diffusione dilagante delle chiese evangeliche che promettono già in terra quello che la Chiesa cattolica assicura in cielo e rispondono alle richieste "on demand" dei fedeli. E poi il retaggio della Teologia della liberazione che, sotto altre forme e definizioni, continua a vivere nella sensibilità e nell'operato attivo di una buona parte del clero latino impegnato in una missione di solidarietà sociale verso le popolazioni locali.
Nel continente sudamericano la Chiesa di recente ha dovuto confrontarsi, anche in modo aspro, con le leadership politiche di alcuni Paesi. In Venezuela, con la morte del presidente Hugo Chávez - leader forte e carismatico, autoritario e populista, che aveva creato una sorta di idolatria intorno alla sua figura da parte dei ceti più bassi - ora si potrebbero aprire rinnovate sfide per la Chiesa locale, che dovrà intessere nuove relazioni con chi raccoglie l'eredità del Comandante bolivariano, il suo delfino Nicolas Maduro in primis. Sotto la presidenza di Cristina Kirchner, l'Argentina è diventata il primo Paese latinoamericano a introdurre il matrimonio tra persone dello stesso sesso: questione che la "presidenta" aveva rivendicato come uno dei suoi temi forti per ottenere il secondo mandato.
Quanto a Dilma Rousseff in Brasile, i rapporti con la Chiesa cattolica sono piuttosto freddi e le gerarchie ecclesiastiche l'hanno criticata per le sue posizioni sull'aborto. In Bolivia, dove poco meno dell'80% della popolazione si dichiara cattolica, i rapporti tra il potere politico - incarnato dal primo presidente indigeno Evo Morales - e le autorità ecclesiastiche negli ultimi anni non sono stati affatto semplici e privi di tensioni.
La Chiesa del Sudamerica è strettamente legata a quella del Nordamerica: negli Stati Uniti, infatti, il cattolicesimo riceve nuovo e vigoroso impulso dalla migrazione massiccia dei latinos. Del resto, il cardinale canadese Marc Ouillet, elettore al Conclave e uno dei rappresentanti più significativi della Chiesa americana a Roma, è un esperto conoscitore dell'America latina, avendo operato a lungo in Colombia. Insomma, nonostante le profonde differenze dei contesti politici, economici, sociali, le due Americhe sono unite attraverso il filo del fermento cattolico. Di fronte alla crisi economica che ha messo in ginocchia gli Stati Uniti, la Chiesa nordamericana in questi anni bui si è impegnata attivamente nel sostegno delle fasce più deboli, ha sollecitato con determinazione la politica a prendere concreti provvedimenti in favore delle famiglie a basso reddito e dei ceti più vulnerabili, attuando misure che abbiano sempre a cuore la dignità della persona e la ricerca del bene comune.
Dossier a cura di Giulia Cerqueti